Calcio parola d’ordine: ‘’vincere e vinceremo’’ ad ogni costo
Nel DNA di una squadra blasonata passa incredibilmente l’assunto che, in forza del proprio blasone, si debba vincere sempre e per forza.
La Juventus, il Milan, l’Inter pensano che per il semplice fatto di aver vinto tanto non sia possibile per nessun altro batterli ragion per cui chi sono gli altri a pretendere, sul rettangolo di gioco, di volerli superare?
Non saremo noi a sostituirci alle ‘’magistrature’’ civili, penali e sportive ma siamo spettatori a cuor sereno di uno spettacolo incredibile e sconcertante. Il campionato è, oramai lo sappiamo da tanti anni, minato alle fondamenta da intrusioni ed andazzi tipici di aberrazioni facenti capo a ben altri esempi.
La logica è: ‘’io vincerò anche contro di te che sei palesemente più forte perché io sono detentore di una storia vincente e sarà quella che ti batterà’’.
Ma per fare ciò è comunque necessario trasferire questo convincimento nelle gambe dei calciatori. Non è mica una questione di carte.
I calciatori quindi sono sotto pressione perché entrano in un meccanismo mentale che li obbliga a qualunque costo e con qualsiasi mezzo a vincere. Il blasone.
Non è certo un caso che molti calciatori da bravi ragazzi ed amanti del calcio quando entrano a far parte di queste compagini si trasformino e diventino cattivi, inesorabili.
Squadre che sostengano ‘’protocolli’’ della forza maggiore del ‘’vincere e vinceremo’’ dovrebbero sicuramente essere sottoposte ad un processo di bonifica, a provvedimenti esemplari. Insomma ad essere sciacquati e risciacquati in acque terse soprattutto quando il livore trasborda e proviene dai dirigenti: ‘’ti mangio il cuore, pelato di merda!” contro Spalletti.
L’avvocato che dovrebbe difendere tali atteggiamenti che esulano dall’aspetto sportivo ma che sono indicatori inequivocabili del ‘’vincere e vinceremo’’ ad ogni costo, è impotente e si vergogna a sua volta nell’abbozzare un’arringa.
Chi si oppone e stravince addirittura perché ha saputo trasferire nelle gambe dei calciatori il vessillo della voglia di vincere alimentata non dal blasone ma dall’amore e dalla integrazione con la città ed i tifosi, viene denigrato, offeso, vilipeso perché nelle sue bacheche non ci sono coppe e trofei.
Lo sport e le motivazioni che predichiamo nelle scuole sono insegnamenti del tutto diversi; le logiche sono: ‘’vinca il migliore’’ perché il migliore è chi si complimenta con l’avversario, quello che non pensa a sferrare un pugno alle spalle in un gioco come nel calcio dove si gioca con i piedi.