Pnrr: Save the Children esprime preoccupazione per il mancato raggiungimento degli obiettivi del PNRR sugli asili nido ed il rinvio della scadenza prevista a giugno
Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro – esprime preoccupazione per le difficoltà nel raggiungere l’obiettivo di giugno sugli asili nido del PNRR, annunciate oggi in Parlamento dal Ministro per gli Affari Europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto.
“Il mancato raggiungimento di questo importante obiettivo del PNRR è un campanello d’allarme di assoluta priorità per il nostro Paese, dove l’offerta di asili nido pubblici e di servizi per la prima infanzia è una delle più basse dell’Unione Europea, se si considera che in Italia solo il 13,7% dei bambini nella fascia 0-2 anni frequenta un servizio per la prima infanzia pubblico o finanziato dal pubblico. L’auspicio è che nel negoziare più tempo per il raggiungimento di questi obiettivi, si intensifichi il sostegno alle amministrazioni locali in maggiore difficoltà e, nel frattempo, si attivino percorsi di formazione per almeno 30.000 educatori ed educatrici che sono necessari per attivare concretamente i nuovi servizi previsti dal PNRR soprattutto nelle regioni del Sud”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programma Italia-EU di Save the Children Italia. “Le diseguaglianze educative si manifestano molto prima dell’accesso alla scuola dell’obbligo e hanno sui bambini un impatto di lunga durata. La povertà educativa si manifesta già nella prima infanzia: per un bambino che cresce in un contesto socio-economico svantaggiato, anche un solo anno di frequenza in un asilo nido di qualità contribuisce a ridurre in modo sostanziale i divari educativi con gli altri bambini. È fondamentale quindi che il governo assuma tra le priorità l’investimento nell’infanzia a partire dai primi anni di vita e nei servizi socio-educativi di qualità, accessibili a tutti i bambini, al fine di ridurre le disuguaglianze educative”.