IL PUNTO n. 907 del 28 APRILE 2023
di MARCO ZACCHERA
SOMMARIO: Troppe polemiche e retorica per il 25 Aprile che dopo 78 anni non hanno più senso, visto che dovrebbe la data-simbolo della libertà di tutti. Intanto, come Nostro Signore, Giggino Di Maio è risorto grazie all’UE che lo salverà dai creditori. Finalino piemontese: il “nostro” senatore PD Enrico Borghi ha cambiato (ancora) casacca ed approda ora alla corte di Matteo Renzi: auguri!
25 APRILE E DINTORNI
Niente da fare: anche quest’anno permil 25 Aprile fiumi di polemiche, accuse e richieste di DNA antifascista pena la “scomunica” politica. Giorgia Meloni è nata 32 anni DOPO il 1945 eppure mai come quest’anno vi è stata un’ alluvione di retorica resistenziale tra dibattiti scontati, servizi TV e titoloni dei giornali, mentre la gran parte degli italiani pensava soprattutto alle vacanze del “ponte” di fine aprile.
Negli anni la troppa retorica ha quasi portato all’indifferenza e questo NON è un bene perché la libertà e la democrazia non sono automatiche e scontate, dovremmo ricordarcelo sempre.
Il 25 aprile 1945 finì una guerra maledetta voluta dal fascismo e dal sacrificio fiorì la libertà per tutti: questo è il suo significato vero ed importante.
Se poi invece si vuole discutere di Storia, allora lo si deve fare con onestà intellettuale e senza luoghi comuni, anche perché “la storia la scrivono sempre i vincitori” e c’è allora il rischio che quella tanto mitizzata NON sia sempre trasparente e veritiera, soprattutto quando, raccontandola, non si ha neppure il coraggio di ammettere che – comunque – l’Italia la guerra la perse e non la vinsero i partigiani (che erano molto diversi e divisi tra loro stessi, dimenticarlo è un altro grosso errore storico), così come la mattanza della guerra civile – a parti invertite – purtroppo non finì il 25 aprile e bisognerebbe avere allora il coraggio di ricordare anche quella.
Ma basta polemiche, non servono più: onoriamo con rispetto e gratitudine chi allora offrì la propria vita per la libertà di tutti e, soprattutto, cerchiamo di esserne degni.
L’ALTRA RESISTENZA
Chissà se gli italiani hanno capito davvero che Il “Piano Nazionale di Resistenza (!) e Resilienza” (PNRR) non ha nulla a che vedere con il 25 aprile e soprattutto che non sono soldi REGALATI dall’Europa ma da RESTITUIRE CON GLI INTERESSI.
Non solo, questi interessi ora sono TRE VOLTE più alti rispetto a 3 anni fa e continuano a salire perchè legati a tassi liberamente decisi dalla BCE che quindi potrà in futuro condizionare e strangolare le economie degli stati europei. Il PNRR sarà insomma per l’Italia in gran parte un nuovo debito pubblico costoso e non certamente un regalo.
Più ci indebitiamo più dovremo (dovremmo) restituire e quindi sprecare i fondi del PNRR è un insulto all’intelligenza, meglio prendere di meno ma per spese selezionate. Di queste cose però in TV con chiarezza non se ne parla mai, mentre credo che bisognerebbe spiegarlo molto meglio ai cittadini visto che deve essere un calcolo di convenienza ed una scelta che ipotecherà il futuro soprattutto delle nuove generazioni, ce ne rendiamo conto?
DI MAIO: VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA
Quel simpaticone di Borrell (il “ministro degli esteri” europeo) doveva venire in Tv a dirci: “Italiani, parliamoci chiaro: noi siamo la Commissione UE e siamo di sinistra, voi non siete un c… (tipo Marchese del Grillo). Quindi sappiamo benissimo che Di Maio è una nullità, ma Draghi ci aveva chiesto un piacere e quindi nominandolo “Inviato speciale dell’Europa nel Golfo Persico” l’abbiamo fatto come scelta politica e per assicurargli un buon stipendio, dopo la sua recente trombatura elettorale, quindi fatevene una ragione!” Ecco, questo sarebbe stato un discorso comprensibile, magari criticabile, ma onesto.
Invece Borrell ha avuto la sfacciataggine di sostenere che “Di Maio è la scelta migliore”, quasi che uno che non sa quasi nulla della materia, non parla l’inglese e non ha una laurea sia migliore dei suoi “concorrenti” tutti ex ministri, plurilaureati e specialisti e/o già inviati speciali nell’area per conto dell’UE e comunque con una lunga esperienza internazionale: un insulto all’intelligenza di tutti.
Forse non hanno ricordato a Borrell che il suo nuovo “inviato speciale” è proprio il personaggio che sosteneva i gilet gialli contro Macron ed è lo stesso Di Maio che da ignorante confondeva pubblicamente Pinochet come dittatore del Venezuela anziché del Cile e la Siria con la Libia.
Ma se queste sono le balle che conta Borrell, allora lui stesso non è più credibile anche per le cose importanti come l’essere il più strenuo difensore della escalation della guerra in Ucraina che sta portando l’Europa al disastro.
Dietro alla nomina c’è però anche un altro aspetto politico ancora più grave. Ricordiamoci che durante il suo incarico da Ministro degli Esteri, Di Maio ha avuto con la Cina rapporti gravi ed ambigui contro la stessa linea politica europea: la “Via della Seta” da lui sostenuta rischia di essere un guaio per la stessa Europa, come può rappresentarci quindi proprio Di Maio nel Golfo Persico? Già solo questo aspetto avrebbe dovuto fermare la scelta di Borrell.
Una scelta che è però anche un’offesa al nostro governo che non vuole questa nomina e soprattutto ai cittadini-elettori che hanno fatto fare a Di Maio una figuraccia pazzesca bocciando in maniera inequivocabile e pesante la sfacciataggine di questo pulcinella abituato a cacciar balle e vivere di slogan, un populista che come il vermetto della mela si mangia tutto quello che può.
Ricordiamoci il Di Maio apparso al balcone di palazzo Chigi annunciando di aver abolito la povertà, dopo aver peraltro pronosticato che lui e i suoi avrebbero “Aperto il Parlamento come una scatola di tonno” salvo poi diventare proprio lui l’emblema della “Casta”, alla faccia di tutti quelli che gli avevano creduto. Un acchiappa-poltrone che ha cambiato cavallo e casacca a sfinimento, che nella sua carriera è stato sempre “nominato” e mai eletto e che spudoratamente – rimasto temporaneamente in mutande – corre adesso dietro solo ad un (super) stipendio e relativi benefit.
Conosco personalmente almeno 50 diplomatici italiani che sarebbero stati molto più esperti di lui, altro che essere “il migliore d’Europa”! Non è più accettabile essere trattati come Nazione in questo modo, non è accettabile che Gentiloni sia lì a (mal) rappresentarci “nella vigna a far da palo” e stando zitto su queste decisioni. In generale non se ne può più di questa Europa scriteriata, falsa ed ipocrita, oggetto di ricatti morali e scandali finanziari nascosti dai suoi vertici e che calpesta la volontà democratica dei suoi cittadini. Tutto ciò è vergognoso e spero che il governo Meloni abbia il coraggio di opporsi strenuamente e senza ambiguità a questa nomina farlocca, assurda e soprattutto offensiva per tutti.
ENRICO BORGHI HA CAMBIATO CASACCA
Il senatore piemontese del PD Enrico Borghi, già mio “successore” alla Camera (e con il quale ebbi diversi scontri sulla sua “trasparenza” quando era sindaco di Vogogna), poi piazzato al Senato da Enrico Letta in posizione blindata (niente collegio, troppo rischioso…) ha cambiato casacca e dal PD é passato all’Italia Viva di Matteo Renzi. Da ex DC e declinando poi tutta la serie dei passaggi verso sinistra ora si sta riconvergendo al centro. Non richiamo la coerenza verso gli elettori (è inutile, anche perché è ormai merce rara e scaduta, anche se il voto è solo di pochi mesi fa), piuttosto noto che le sue parole pesantissime sul PD e la Schlein dovrebbero essere meditate dagli elettori di quel partito.
Il suo passaggio permetterà a Italia Viva di fare gruppo al Senato e questo significa un bel bottino economico, Intanto per non sbagliare Borghi annuncia che non si dimetterà dal Copasir. Coerenza, appunto.
UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI MARCO ZACCHERA