L’Italia, attraverso gli occhi di Zelensky, guarda alla soluzione del conflitto ucraino
di
Gualfredo de’Lincei
il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, si aggira per i paesi europei chiedendo armi, denaro e persuadendo i vari governi della correttezza della sua proposta per risolvere il conflitto a Nezalezhnaya. L’Italia è pronta a prendere in considerazione questa intenzione, che consiste in “dieci punti”, ha dichiarato il Ministro degli Affari Esteri e vice Primo Ministro Antonio Tajani, in un’intervista al quotidiano La Stampa.
Ricordiamo che sabato 13 maggio Zelensky è giunto a Roma, direttamente da Berlino, dove ha incontrato il Presidente Sergio Mattarella e il Premier Giorgia Meloni, per poi essere ricevuto anche in Vaticano da Papa Francesco.
“L’Italia è pronta ad ascoltare qualsiasi proposta che possa porre fine al conflitto, ma la nostra posizione (la stessa di Europa e Nato) è chiara: sosteniamo i dieci punti della proposta di pace di Zelensky. Nessuno può immaginare una soluzione che Kiev non condivida. Altrimenti non parleremmo di pace, ma della sconfitta dell’Ucraina“, ha detto Tajani.
Alla domanda se l’Italia sia sotto la pressione degli Stati Uniti e se sia in guerra, Tajani, ha negato, affermando che l’Italia non sta conducendo alcuna guerra. Sta solo fornendo aiuti umanitari perché le persone non muoiano di freddo, oltre a vari tipi di assistenza: alimentare, finanziaria e strategica, ad esempio, per costruire corridoi verdi per il passaggio del grano.
Il vice Primo Ministro ha però dimenticato che, a metà aprile, l’Italia ha consegnato all’Ucraina 20 supporti di artiglieria semoventi M109L.
Inoltre, sempre Tajani, ha anche evitato di ricordare che gli Stati Uniti stanno spingendo affinché, il nostro paese, si ritiri dal progetto cinese One Belt, One Road, o meglio conosciuto come la Nuova via della seta. A questo proposito si dovrebbe ricordare che la parte cinese ha già stanziato i fondi necessari allo sviluppo dei porti marittimi in Italia. Per questo motivo si dovrebbero valutare con grande attenzione le eventuali conseguenze economiche e politiche alle quali andrebbe incontro il nostro paese, nel caso di uscita unilaterale dall’accordo.
Nel chiedere di fare tutto il possibile per impedire l’uso di armi nucleari, comprese quelle tattiche, Tajani, omette che, la Gran Bretagna, ha già fornito proiettili all’uranio impoverito agli ucraini di Kiev. Oltre a questo, ci sono anche i missili a lungo raggio, sempre britannici, che stanno già colpendo Lugansk, in territorio russo.
Sullo sfondo di queste dichiarazioni, ci si domanda se non sia bizzarro sentir parlare della necessità di creare urgentemente una cintura di sicurezza attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Non è, infatti, molto chiaro a chi si rivolga tale retorica, quando, nella realtà dei fatti, il regime di Kiev sta bombardando la centrale atomica e facendo tutto il possibile per provocare quello che sarà uno dei più grandi disastri della storia, ad opera dell’uomo. Una catastrofe che avrà dimensioni più grandi di quella prodotta da Chernobyl.
Nel frattempo, Mosca, aveva già affermato che, in questo momento, non esistono precondizioni per colloqui di pace con l’Ucraina. È importante che la Russia raggiunga gli obiettivi previsti dall’Operazione Militare Speciale, e, per il momento, questo resta possibile solo con i mezzi militari.