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È uscito Mføku, il nuovo disco di Simone Faraci

 

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È uscito Mføku, il nuovo disco di Simone Faraci pubblicato da Slowth Records.

Mføku è un lavoro sul tempo dell’ascolto e sulla memoria.
Sulla prevedibilità e imprevedibilità dei percorsi che una musica può prendere.
Sulla presenza della musica come elemento di un paesaggio sonoro, sulla musicalità del paesaggio sonoro.

Mføku è un lavoro in cui gli opposti si trovano a coesistere, a condividere uno spazio sonoro liminale, dove musica e non musica si confondono in un gioco di specchi.
È anche una riflessione sul modo in cui sta cambiando il modo di ascoltare nella nostra cultura, immersa in un paesaggio sonoro che sembra fare da specchio all’angoscia pervasiva causata dalla frammentazione del tempo delle nostre vite.

Nelle tre parti di Mføku (I, II, III) il tempo dell’ascolto perde linearità, si frammenta nella giustapposizione e sovrapposizione di musiche lontane tra loro, si svuota in luoghi liminali dove regna l’elettricità, si espande nella memoria di chi ascolta alla ricerca di agganci che possano restituire un senso. Che forse non c’è, o forse è inafferrabile come il fuoco.

In Marusi il respiro e la voce senza parola, tracciano un tempo ciclico ma pieno di spazi, mentre in Tokū una folla indistinta di parole assedia l’orecchio in una ciclicità che sembra impossibile da interrompere. La prima parte di Tokū è composta a partire da materiali campionati dai reel di Instagram, riprendendo il discorso iniziato con Scroll Macabre, prima traccia di Echo Ex Machina (il disco precedente di Faraci).
Nivuru è un rituale di morte sospeso in un tempo tra l’arcano e il futuribile.
In Kjinu la trascendenza, attraverso la musica, arriva a toccare il suo limite invalicabile.

La title track e Nivuru, sono composte a partire da improvvisazioni in studio con Donato Emma, batterista di formazione pop e rock con esperienze che vanno dalla canzone (Malika Ayane, Mario Venuti, Simona Molinari, Biagio Antonacci, Chiara Galiazzo, Baltimora) alla musica elettronica (Dwarf, Nava).

In questo disco coesistono musiche differenti, l’elettroacustica, il free-jazz, il rock progressivo, l’hip-hop, la musica classica contemporanea, la musica ambient, il field recording fino ad arrivare all’hard rock.

 

CREDITS
Simone Faraci | synth, campionatori e field recording
Donato Emma | batteria, live electronics
Francesca Siracusa | pranayama (in “Marusi”)
Valeria Girelli | voce (in “Tokū”)

Tutti i suoni di chitarra elettrica sono stati campionati da una improvvisazione in studio di Michele Cigna

Il testo alla fine di “Tokū” è liberamente ispirato a “Il Castello” di Franz Kafka

Prodotto e mixato da Simone Faraci
Mastering Matteo Pastorello
Artwork Valerio Immordino
Fotografie Fabio Frangione

 

SIMONE FARACI, BIOGRAFIA

Simone Faraci è un musicista e compositore siciliano trapiantato a Bologna.

Dopo aver studiato e lavorato nel settore della musica classica, dal 2015 si dedica esclusivamente alla ricerca nel campo della musica elettronica e dell’improvvisazione, studiando Musica Elettronica presso il Conservatorio di Bologna.
Si occupa principalmente di improvvisazione, musica per la danza, paesaggio sonoro e didattica.

Nel 2017 Taukay pubblica la sua composizione acusmatica
Di Piccole Forze e nel 2019 realizza Un Giardino Improvviso, su commissione di Tempo Reale, inserito nel 2020 nella compilation “BolognaSound vol.1” di Slowth Records.

Come improvvisatore ha suonato con Francesco Giomi e Alvin Curran, e collabora stabilmente con TREE (Tempo Reale Electroacoustic Ensemble).

Attualmente sta sviluppando la sua ricerca sull’improvvisazione elettroacustica con Minus, un collettivo con sede a Bologna di cui è membro fondatore. Con Minus ha suonato in diversi festival tra cui Tempo Reale Festival e Bologna Modern e ha all’attivo la pubblicazione di Sintagmi (2019, Switch Music Recording), ROUND (2020, TRC distribuito da Elli Records), CASA BASE (2021, Slowth Records).

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