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Una scuola modello di solidarietà

di Francesco S. Amoroso

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Quest’anno ricorre il 100° anniversario della nascita di Don Lorenzo Milani, un nome noto alla pedagogia italiana per aver rivoluzionato il concetto di scuola.

Nato a Firenze nel 1923, secondogenito di una delle famiglie più benestanti della città, apprese tedesco, inglese e francese, scrisse poesie, studiando pittura a Brera.

Un uomo dai poliedrici interessi con un’esistenza breve ma intensa.

Morì infatti a soli 44 anni nel 1967 per un linfogranuloma.

Nel novembre del 1943 entrò nel Seminario Maggiore di Firenze per poi essere ordinato prete nel 1947 e successivamente nominato cappellano a San Donato di Calenzano (FI), dove fondò una scuola popolare serale per i giovani operai e contadini della sua parrocchia.

Nel 1954 fu nominato priore a Barbiana dove radunò i giovani di questa parrocchia in una scuola popolare. Qui creò una scuola particolare, diversa da tutte le altre, per quel periodo storico, a tempo pieno, senza ricreazione e senza vacanze, che fu un modello di solidarietà verso i poveri.

La ricorrenza della sua nascita costituisce, quindi, un’opportunità per mettere in luce l’insegnamento e l’opera di Don Milani.

Milani comprese che per servire i poveri doveva rompere il muro di ignoranza che li emarginava dalla vita civile.

Una delle sue frasi più famose è “non bocciare”, un messaggio dirompente per quell’epoca, ed anche oggi.

Milani insegnava nella sua scuola a comprendere la parola, sia quella della Bibbia che quella dei contratti di lavoro per rendere i suoi allievi consapevoli dei loro diritti e doveri di cittadini. Temi a lui cari erano la Chiesa, ovviamente, la dignità del lavoro, la scuola, la Costituzione che invitava i suoi studenti ad amare insieme alla politica.

I care (mi importa) è il cuore dell’insegnamento di Don Milani, ma anche l’essenza della politica intesa come servizio ai cittadini e alla collettività.

Milani difese il diritto di sciopero, denunciò il lavoro minorile e il cottimo, difese l’obiezione di coscienza al servizio militare, posizione assunta che gli costò un processo per apologia di reato.

Scardinò il mainstream educativo che contrassegnava la scuola di allora con un approccio multidisciplinare e innovativo, con la lettura dei giornali e le conferenze degli esperti sui problemi che attanagliavano il nostro Paese.

Una comunità accogliente che motivava tutti e non scartava nessuno studente, insomma una scuola inclusiva.

Barbiana è ancora oggi meta continua di scolaresche, gruppi parrocchiali, associazioni culturali, famiglie e singole persone.

Un messaggio attualissimo a distanza di più di 50 anni, quello di Don Milani, di non escludere nessuno e di non bocciare, due approcci che se applicati attualmente consentirebbero di eliminare uno dei problemi che affliggono oggi la scuola italiana, quello della dispersione scolastica, i tassi di abbandono italiani sono purtroppo tra i più alti in Europa.

Un modello da prendere ad esempio perché attualissimo e valido, per ripensare la nostra scuola, mettendo in pratica i punti qualificanti del metodo di Don Milani.

 

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