Dall’adolescenza difficile, al successo sui social: mi sono laureato in Giurisprudenza per aiutare tutte le persone che sono vittime dei bulli!
Un’adolescenza segnata da obesità, bullismo, depressione e fobia sociale. La mia voglia di lottare contro le ingiustizie mi ha avvicinato alla facoltà di Giurisprudenza e il 16 maggio 2022 mi sono laureato portando come tesi la mia storia personale ‘’Bullismo e Cyberbullismo: tutte le facce dell’odio’’.
Mi chiamo Federico Rutali (instagram: @federicorutali), classe 1997, sono un influencer, Dottore in Legge e attivista bolognese, conosciuto per le numerose battaglie che ho portato avanti, soprattutto sul bullismo (body shaming, cyberbullismo).
Nasco e cresco a Bologna, una città frenetica e piena di lavoro e proprio quest’ultimo ha sempre tenuto lontano i miei genitori. La mancanza di affetto mi ha portato ad avvicinarmi al cibo, che veniva visto come un porto sicuro. Con gli anni iniziai a prendere diversi chili, fino a diventare malato. A partire dai 5 anni mi hanno diagnosticato l’obesità, cosi sono dovuto stare per nove lunghi anni in cura all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. Per un bambino non è comunque facile abituarsi a stare più tempo in ambulatorio che nella propria cameretta, mi sentivo solo e spaesato. Esami del sangue due volte al mese, visite di controllo ogni settimana, laboratori insieme con altri bambini obesi: ogni volta si terminava con la solita frase ‘’Devi seguire la dieta!’’. Ho sofferto di obesità fino ai 16 anni, arrivando a pesare più di 110 kg.
Quelli dell’adolescenza sono stati gli anni più brutti della mia vita: ero fragile ed insicuro, e quando si vive in queste condizioni, si diventa la vittima ideale dei bulli. Questi anni sono stati davvero brutti per me, non uscivo mai di casa ed avevo persino paura di andare a scuola: i corridoi dell’istituto mi terrorizzavano, infatti ogni volta che li attraversavo sentivo le solite risate e frasi offensive alle mie spalle. Non era più solo un dispetto isolato, i miei compagni avevano capito di trovarsi davanti un bambino facile da spaventare, fragile e insicuro, così ogni giorno volevano dimostrare quanto poco bastasse per mettere al tappeto una creatura. I momenti più brutti? Sicuramente le ore di educazione motoria trascorse in piscina: ogni volta che mi mettevo il costume sentivo le solite risate e frasi offensive alle mie spalle.
Il body shaming mi ha segnato molto, facendomi cadere in una spirale negativa, caratterizzata da depressione e fobia sociale. Avevo un’ansia eccessiva nel vivere le situazioni sociali: i bulli mi stavano lentamente uccidendo, anzi ero proprio arrivato al punto di togliermi io stesso la vita.
I continui insulti che ricevevo, la solitudine che caratterizzava le mie giornate, gli innumerevoli attacchi di panico mi hanno portato a vomitare dopo ogni pasto, pensando che questa fosse la scelta giusta. Passai tutti e tre i mesi estivi a vomitare ogni volta che ingerivo qualcosa, arrivando così a perdere quasi 28kg in soli tre mesi.
Reagire non è stato facile, perché ho dovuto affrontare le mie ombre ma solo così potevo arrivare finalmente ad amarmi. A partire dai 16 anni ho deciso di iniziare un percorso dallo psicologo, che mi consigliò di aprire un profilo Instagram con cui raccontarmi e attraverso il quale lanciare un messaggio. I social hanno aiutato ad aprirmi al mondo, sono stati come una sorta di diario pubblico digitale in cui potevo scrivere tutte le mie emozioni e parlare di diversità e body positive. Ho incontrato da subito un consenso crescente e questo circuito virtuoso di visibilità online e offline ha portato il mio profilo a ricevere attenzione anche da aziende e agenzie di marketing, così mi sono ‘’scoperto’’ influencer. La rivalsa tanto inseguita è arrivata dai social. All’età di 18 anni decisi di iscrivermi alla Facoltà di Giurisprudenza, per aiutare tutte le persone che hanno bisogno di giustizia. Credo che il mio amore per la legge e il diritto sia maturato negli anni dell’infanzia e adolescenza, periodo nel quale ho sviluppato una forte avversione per le ingiustizie.
Tutto bene, o quasi, quindi, fino a uno spiacevole fraintendimento che mi vide protagonista di una querelle fomentata da una nota giornalista e opinion leader di fama nazionale. Tutto accadde a Capodanno 2020-21! Nei giorni successivi il telefono impazziva di messaggi, la maggior parte erano insulti, e io, per quanto provassi a tenerli fuori, a un certo punto li lasciai entrare. Sì, mi entrarono dentro, nella parte più profonda di me. Uscivo e mi sentivo costantemente giudicato dagli sguardi accusatori delle persone, sapevo cosa stavano pensando. Scrissero anche messaggi alla mia famiglia e ai miei più cari amici, e io intanto mi chiedevo cosa sarebbe successo se avessero saputo che si stavano sbagliando. Nessuno sapeva come sono stato nei mesi successivi e mai mi sarei immaginato un crollo emotivo così preoccupante. Ho subito un vero shock, arrivando persino a ricevere minacce di ritorsioni fisiche. Ho dovuto fermarmi, staccare dai social per alcuni mesi e tornare ad appoggiarmi allo psicologo, con il quale ho iniziato un nuovo percorso. Il medico curante mi consigliò anche di iniziare ad assumere uno psicofarmaco.
Come si dice? Dopo la tempesta torna sempre il sereno! Il 16 maggio 2022 mi sono laureato, portando come tesi anche la mia storia personale: Bullismo e Cyberbullismo, tutte le facce dell’odio. Il mio elaborato affronta il tema del bullismo sotto il profilo psicologico e soprattutto giuridico. Ogni forma di bullismo va ad agire sulla sfera psicologica, infatti le vittime si chiudono in se stesse per vergogna o paura, rifiutando di andare a scuola e nei casi più disperati arrivando a compiere gesti autolesionistici. Come prima Vi ho accennato, nella tesi mi soffermo ovviamente anche sull’aspetto giuridico, infatti con gli atti di bullismo si possono commettere diversi reati: le botte saranno perseguibili come percosse (art. 581 c.p.), la sottrazione di oggetti come furto (art. 624 c.p.), i danni alle cose come danneggiamento (art. 635 c.p.), le offese di fronte ad altri come diffamazione (rt. 595 c.p.), la privazione della libertà personale come sequestro di persona (art. 605 c.p.), gli atti persecutori come stalking (art. 612 bis c.p.).
Sconfiggere il bullismo non è facile, parlare di un mondo dove non esistono le discriminazioni è pura utopia, però nel mio piccolo sto cercando di affrontare il fenomeno. Attualmente svolgo un Tirocinio dedicato esclusivamente a cause che coinvolgono minorenni, infatti per poter aiutare meglio i ragazzi devo necessariamente presiedere a procedimenti civili e penali che coinvolgono i minori. Magari fra dieci anni continuerò a usare i social per diffondere messaggi positivi, e per mettere a disposizione le mie competenze da avvocato per aiutare il prossimo. Il mio sogno è aprire un centro di assistenza legale per vittime di bullismo, perché se fino a questo momento ho solo potuto dare consigli, dopo l’Esame di Stato potrò finalmente aiutare legalmente chi viene sopraffatto dai bulli. L’ho deciso nel momento in cui, oramai adulto, ho realizzato quanto fosse stata dura difendere me stesso.