Basilicata. Sul monte Sirino.
Dalla poesia della transumanza all’economia della transumanza
Ottava edizione della festa della Transumanza organizzata dalla Fondazione Luigi Diotiaiuti
Letizia Airos
Siamo in macchina verso la cima del monte Sirino, in una strada con la natura in festa, nel Parco nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri nel Comune di Lauria. Le abbondanti piogge primaverili hanno regalato uno spettacolo di fiori dai colori a volte delicati, a volte sgargianti, sfumati come un arcobaleno. E’ uno spettacolo che accarezza i sensi, veramente sorprendente, a cui non siamo abituati.
Intorno a noi si respira una terra incontaminata, antica diremmo, come capita spesso in Basilicata. In questi luoghi pieni di storia e tradizioni ancora oggi l’uomo sa assecondare la natura e la preserva entrando spesso in simbiosi con lei. La nostra destinazione non è solo la stupenda cima di un monte. Parteciperemo anche all’evento “Sirino in Transumanza”, che si svolge da otto anni. Questa edizione si tiene appunto sul Sirino in una località denominata “La Conserva”, grazie alla fondazione Luigi Diotaiuti ODV.
Cos’è la transumanza? Un’usanza purtroppo poco nota, soprattutto ai più giovani: la migrazione delle mandrie e dei loro pastori che si spostano dalle zone alte verso le pianure e viceversa, a seconda della stagione.
Lo chef Luigi Diotaiuti, nato a Lagonegro ma da tanti anni in attività in America con incredibile successo, pluripremiato e “ambasciatore” della cucina lucana nel mondo, è molto impegnato, con la sua fondazione, a valorizzare il territorio e soprattutto la sua montagna. “Sirino in transumanza”, una delle tante iniziative che organizza, ha le caratteristiche di una vera festa familiare nell’arco di una giornata, in una cornice idilliaca fatta di canti, danze, degustazioni e tanti approfondimenti con esperti, professionisti ed esponenti delle istituzioni.
Dunque ci sono stati momenti dedicati ai bambini, agli sportivi, ai danzatori del posto, cooking show, angoli dove era possibile gustare prodotti locali, in particolare il caciocavallo podolico squagliato sulla brace, postazioni dove si poteva vedere, ascoltare e anche comprare i campanacci che si usano per le vacche, veri gioielli di artigianato locale. Si è poi parlato di transumanza, sport, prodotti podolici, sostenibilità, tradizione e modernità, valorizzazione e internazionalizzazione del territorio.
Tra i relatori, abilmente moderatI e guidati dalla giornalista Lucia De Gregorio, il sindaco di Lauria Gianni Pittella, il sindaco di Lagonegro Salvatore Falabella, il presidente di Coldiretti Basilicata Antonio Pessolano, il professor Ettore Bove dell’Università degli Studi della Basilicata, la chef Paola Rosso.
Ma le protagoniste della giornata sono state senza dubbio le mucche podoliche, immagine della salute nella loro indiscutibile eleganza, che pascolavano libere, serenamente davanti a noi.
Nelle parole di Diotaiuti tanta soddisfazione, ma anche disappunto per il fatto che le istituzioni regionali negli ultimi tempi non erano state presenti alle iniziative della sua fondazione: “Io mi sento come un figlio che ha fatto qualcosa di buono, ma che non può dirlo a mamma e papà”.
Nell’intervento di Gianni Pittella, sindaco di Lauria, un appello ad evitare le divisioni tra i paesi. “Spero che l’anno prossimo questo evento possa essere realizzato insieme a tutti. Il mio è un messaggio per le persone intelligenti che devono finirla con campanilismi e divisioni. Dobbiamo combattere uniti perché ne beneficiano il Sirino e tutti i suoi comuni.”
Salvatore Falabella, sindaco di Lagonegro, ha intensificato l’appello: “Nel 2023 non si può ragionare solo all’interno del proprio comune”. Il primo cittadino ha parlato poi dei giovani che “vanno sensibilizzati al territorio per un turismo sostenibile. Dobbiamo partire da loro perché non continuino ad abbandonare le nostre terre”.“Questa è una giornata per riflettere. La transumanza patrimonio immateriale dell’Unesco deve valorizzare le nostre origini. L’avevamo dimenticata, ora vanno supportati gli allevatori ed il loro impegno”.
Per Luigi Diotaiuti “La festa della transumanza deve essere promossa come evento immateriale del lagonegrese!” E ci racconta un suo ricordo: “Quando ero bambino, negli anni 60, la Comunità Europea cominciò a fare il censimento delle mucche podoliche. Vennero a casa e mio padre le nascose. Non si sa mai con il governo! Oggi, dopo 50 anni, abbiamo il patrimonio dell’umanità e questo mi rende orgoglioso.”
Franco Carbone, rappresentante dell’Associazione regionale degli allevatori, ha illustrato lo stato attuale riguardante il processo di riconoscimento della Denominazione d’Origine Protetta (DOP) per il Caciocavallo Podolico. È emerso che è giunto il momento di ottenere il riconoscimento uguale a quello del Grana o del Parmigiano. Secondo Carbone, la transumanza non è soltanto una tradizione, ma costituisce una fondamentale attività economica che coinvolge ben 190 aziende di allevatori presenti in Basilicata. Inoltre, ha sottolineato che la Regione ha approvato all’unanimità una legge che riconosce l’importanza dell’attività dei pastori per il territorio.
Carbone ha dichiarato che sono stati compiuti notevoli progressi in questa direzione: “Abbiamo coordinato le diverse componenti, identificato le diverse fasi e definito il disciplinare di produzione, nonché istituito un comitato scientifico.” Ha rivelato inoltre che attualmente stanno procedendo alla registrazione del marchio a livello europeo per garantire l’autenticità al 100% del caciocavallo podolico. “Da questo punto in poi, lavoreremo per ottenere il suo riconoscimento ufficiale.”
Accanto a questi obiettivi, però, vanno anche preservate le tradizioni agricole e lo stile di vita salutare per le prossime generazioni con il rispetto dell’ambiente, tenendo conto dei cambiamenti climatici e della sicurezza alimentare.
Questo si può fare, secondo Luigi Diotaiuti, lavorando, creando economia anche per un turismo sostenibile “La Basilicata non è per un turismo mordi e fuggi,” sostiene lo chef. “Si devono valorizzare i tratturi non per la gente, che va semplicemente in vacanza, ma per i viaggiatori che vogliono vivere un’esperienza.” Diotaiuti intende coinvolgere sempre più giovani. “9000 persone ogni anno lasciano la Basilicata: Se ci crediamo si può fermare questo trend”. “Ogni maratona comincia dai primi passi!” ripete appassionatamente Diotaiuti, che vanta anche partecipazioni a maratone di tutto il mondo.
Maria Cerabona di Coldiretti ha posto l’accento sulla salvaguardia tecnica rispetto alla burocrazia: “La transumanza è bella, ma per metterla in atto ci sono tanti procedimenti burocratici che vanno rispettati. Essere qui è un miracolo per tanti motivi. Noi lavoriamo attivamente e in diverse forme per stare vicino a questa importante realtà economica che va valorizzata sempre di più”.
Per Slow Food ha parlato Simonetta Gagliardi, sostenendo con forza la necessità di aprire un nuovo capitolo che segni “la transizione dalla poetica della transumanza all’economia della transumanza.” “Mi riferisco all’economia attribuendo a questa parola un significato corretto e trasparente,” ha aggiunto, sottolineando che l’economia deve essere “uno strumento per governare la nostra casa comune.”
La rappresentante di Slow Food ha chiesto alle istituzioni di avviare un progetto nazionale sulla transumanza, conferendo alla Basilicata un ruolo di rilievo”. “Abbiamo finalmente riscoperto e rafforzato una tradizione che rischiavamo di perdere,” ha notato. “Ora è necessario realizzare progetti condivisi che valorizzino la montagna in relazione alla comunità, alla sostenibilità ambientale ed economica.”
Gagliardi ha anche ricordato che il caciocavallo podolico della Basilicata è un presidio Slow Food, evidenziando la necessità di ricostruire un’intera filiera del prodotto che per le sue caratteristiche di qualità e sostenibilità garantisce un movimento importante all’economia. “Abbiamo produttori giovani” ha aggiunto, sottolineando che la rappresentante del caciocavallo podolico “è una giovane, straordinaria donna.” Gagliardi ha anche invitato tutti a creare un racconto corale e multidisciplinare di questo territorio. “Si dice: non è importante la destinazione, è importante il cammino. Noi di Slow Food non attraversiamo i territori ma li percorriamo, non per vedere ma per guardare con attenzione quanto accade intorno.“
E la descrizione della mucca podolica del professor Ettore Bove, dell’Università degli Studi della Basilicata, ha avuto momenti esaltanti e del tutto corrispondenti alla realtà che pascolava intorno a noi: “La mucca podolica è serena, felice, provate ad andarle vicino, scodinzola, si diverte e vuole fare amicizia con voi! Cammina, è libera, va dove vuole. Non ha bisogno di medicine, antidepressivi, come altre vacche da allevamento che hanno sviluppato mammelle che sembrano montagne. Quelle devono produrre nella logica dell’agricoltura industrializzata dove non ci sono più contadini.” E ha concluso con un invito a tutti i presenti: “Fate foto, fatele vedere, fate conoscere le mucche podoliche ai vostri nipoti. E’ per il loro futuro!”