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L’albero dei rosari nel posto sbagliato
Un altro ramo del bellissimo albero del rosario si è spezzato ed è caduto, per fortuna nel momento in cui non c’era sotto un bambino e neppure un cagnolino, e di questo il Comune di Roma e soprattutto il IV Municipio devono ringraziare la Madonna del Rosario, giacché deve avere fatto in modo che non ci fosse nessuno sotto l’albero. I signori del Comune sanno perfettamente che da almeno quaranta anni, gli operatori del Servizio Giardini non mettono piede nelle aree verdi tra le palazzine di edilizia popolare di via A. Mammucari. Se dovesse succedere una disgrazia, se un ramo o un albero del luogo dovesse cadere addosso ad una persona, i signori dal Comune ne sarebbero responsabili. Quell’albero però, a differenza dei pini i cui rami lambiscono le finestre delle case, forse non andrebbe potato ma tagliato, perché oltre ad avere foglie e fiori velenosi, invecchiando perde facilmente grossi rami non solo a causa di un po’ di vento, ma anche per il peso dei frutti. Nonostante la bellezza della chioma folta che fa una bella ombra, e la grazia dei fiorellini profumati, l’albero del rosario non dovrebbe stare in un giardino dove giocano bambini.
I lettori (non i signori del Comune che certamente non sono interessati a certi argomenti), a questo punto saranno curiosi di sapere per quale motivo la Melia azedarach (questo il nome scientifico) è chiamata albero dei rosari o albero dei paternostri. I noccioli dei frutti maturi, durissimi e sferici, si prestavano una volta, prima dell’avvento delle materie plastiche, ad essere  largamente utilizzati come grani per i rosari.
Renato Pierri

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