Advertisement

PACE E ALLEANZE

Con la globalizzazione non si è, di certo, creata la pace bensì una forma opprimente di dispotismo. Con questo, di qualsivoglia natura esso sia, non vi può essere pace senza fine, quella che Immanuel Kant auspicava in La pace perpetua con il superamento dei conflitti attraverso un sistema di equilibrio internazionale a partire dall’Europa, per il quale, ovviamente, ad essere tenuta presente era la occidentalità. L’uomo, in quanto essere razionale e morale, secondo Kant deve lottare per la pace, è un suo dovere perché l’umanità abbia speranza. La sua idea razionale di una comunità perpetua pacifica di tutti i popoli della Terra, che possano vivere tra loro in rapporti effettivi di pace, non è da considerarsi tanto un principio filosofico, ossia un principio etico, quanto un principio giuridico, e si sarebbe per il filosofo potuto realizzare nel futuro storico. Sono trascorsi secoli ma il progetto kantiano di una pace che non sia intesa come interruzione fra guerre, non si è ancora realizzato, vale a dire quel che Norberto Bobbio ritiene estensione del modello giusnaturalista dal rapporto fra individui a rapporto fra gli Stati. Una Lega che assicuri la pace senza risolvere le controversie con l’uso delle armi sembra ancora utopia.                                                                                                                    Restano pertanto ancora le alleanze, quelle di Stati in opposizione ad altri Stati.                                                                                               Ab initio il gioco delle alleanze, e in età storiche basti pensare a quelle tra le poleis della  prima guerra del Peloponneso (V sec. a. C.) e poi, nello scorrere dei secoli, alle tante alleanze che si facevano anche allora perlopiù con l’intento difensivo da altri Stati avviantisi a diventare potenti. Ci tornano le alleanze dell’Italia del Rinascimento e quelle dell’Europa del XVIII e XIX secolo, dalle quali non va esclusa la Chiesa. Ma, in definitiva, per chi vale l’alleanza? Di solito se ne avvantaggia il Potente, col quale, a detta di Fedro, non vi può essere mai vera alleanza, solo un adeguarsi alla sua volontà nel tentativo di evitare il peggio. Le situazioni sono, però, andate via via mutando, quindi anche per il Potente l’alleanza può essere una necessità, dovrebbe pertanto evitare decisioni prettamente a suo pro che non tengano in conto le esigenze degli altri alleati.                                                                                                           Torniamo a tempi meno lontani, al Novecento, a quando si concluse il secondo conflitto mondiale. Dopo l’Onu, Organizzazione delle Nazioni Unite a carattere cooperativo sorta nel 1945, venne a Washington fondata il 4 aprile 1949 la North Atlantic Treaty Organization, ossia la Nato. L’alleanza militare fra Paesi dell’Europa e dell’America del Nord entrò in vigore il 4 agosto dello stesso anno con l’impegno di difendere i facenti parte da eventuali attacchi di terzi. Non è la Nato mancata militarmente negli Stati firmatari, e non manca, in Italia, a esempio, tante le basi militari presenti dal Nord al Sud, e tra esse anche basi atomiche. A Washington il pensiero era rivolto all’Urss, ad assicurarsi una presenza militare nello scacchiere europeo perché potesse essere di contrasto. L’Urss rispose il 14 maggio 1955 con il Patto di Varsavia (sede centrale Mosca), un’alleanza militare tra gli Stati socialisti del blocco orientale. Fu una reazione alla entrata nella Nato della Repubblica Federale Tedesca nel maggio dello stesso anno, e venne il Patto firmato da Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Polonia, Romania e Ungheria. Si sarebbe sciolto il 1 luglio 1991 dopo 36 anni e senza un vero scontro in Europa ma con partecipazione a conflitti: dalla guerra di Crimea alla guerra del Vietnam, dal conflitto arabo-israeliano all’invasione della Baia del Porci, inoltre dalla guerra cosiddetta sporca alla guerra cambogiano-vietnamita e ad altri conflitti.                                                                         La Nato non si è sciolta, è, invece, proliferata, così dagli 11 Stati del 1949 oggi comprende 31 Stati membri (29 europei, 2 nordamericani) dopo l’ingresso della Finlandia il 4 aprile 2023. La Svezia attende e si pone in fila anche l’Ucraina: nella Nato si può entrare non solo su invito anche con l’approvazione di tutti i membri, pertanto la Svezia deve attendere l’approvazione anche da parte della Turchia che tentenna in attesa di ottenere ciò che chiede, tra cui il suo ingresso nell’Unione Europea.                                                                                                           Intanto Putin, al quale si attribuisce con l’invasione dell’Ucraina la rottura di un certo equilibrio, sia pure precario, dopo l’ingresso della Finlandia nella Nato, rivendica quanto verbalmente venne detto il momento in cui la Federazione russa acconsentì il 1990 alla riunificazione della Germania: “Nessun Paese prossimo alla Federazione russa entrerà a far parte della Nato”. Si dimentica Machiavelli, il reale procedere della storia, opposto a quel progetto di Kant: se neppure scripta sono certezza, a maggior ragione verba. A che valgono infatti verba? Volant! Chi vuole riprendere le parole, tenere ad esse fede? Volino, volino, è quel che conviene.                                                                                                                                          E poi, se nel frattempo uno Stato sale e non smette di salire, alla Nato debbono affiancarsi altre alleanze di contrasto. E’ la Cina, più di ogni altro Stato asiatico a salire in potenza. La sua ascesa si basa su due pilastri fondamentali: le nuove vie della seta con apertura ai mercati occidentali (anche se la guerra in Ucraina ha, in un certo senso, bloccato le nuove vie ostacolando il passaggio fondamentale per l’Ucraina ed è divenuta maggiore la contrapposizione tra Oriente e Occidente) e la presa di Taiwan con il conseguente Pacifico per il ridimensionamento del dominio americano dei mari.  Vengono pertanto dagli Usa potenziate le altre alleanze                                                                                                                   C’è dal periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale il Five Eyes . Sorto con l’intento di definire gli obiettivi del mondo post bellico, vi rientrarono i Paesi dell’accordo, Gran Bretagna e Stati Uniti, cui si aggiunsero Giappone, India e Australia. Lo scopo è sempre quello: limitare la potenza della Cina in Asia Orientale. Ma ritengono che i Cinque Occhi non bastino se nel 2007, per sostenere la libertà e la prosperità dell’Asia-Pacifico, nasce, a iniziativa del Giappone, il Quad (Quadrilatere  Security Dialogue), un’alleanza strategica informale tra Australia, Giappone, India e Stati Uniti col fine di contenere l’espansionismo cinese nella regione dell’Indo-Pacifico. Per gli Usa il Quad dovrebbe, attraverso il Giappone che è vicino a Taiwan, servire a limitare la Cina dal punto di vista militare, mentre per l’economico l’India potrebbe chiudere gli Stretti e intanto l’Australia provvedere allo spionaggio.  Gli Usa fanno proposte anche ad altri Stati, ma per ora sembrano sordi sia il Vietnam non dimentico dei tragici eventi dello scorso secolo (anni ‘60 – ‘70 ), sia l’Indonesia dipendente dal commercio con la Cina. E Gli Stati Uniti si volgono altrove, aprono ancora i Five Eyes che diventano 14 con l’aggiunta di Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Italia, Spagna e Svezia.                                                                                         Intanto la Cina s’impegna, tesse rapporti di primissima importanza divenendo la principale destinazione dell’export iraniano, iracheno, saudita e omanita nel mentre si sta verificando una graduale ritirata statunitense. Senza considerare che i Paesi della Brics (Brasile Russia India Cina Sud Africa) rappresentano la locomotiva dello sviluppo economico mondiale, pertanto nella Brics vogliono entrare anche Algeria, Arabia Saudita, Indonesia ed Egitto. E in tutti i Paesi allo sviluppo economico si accompagnano risorse minerarie e crescita demografica.                                                                                                                        Ai Potenti va ricordato Eraclito, il suo panta rhei. Dovrebbero considerare che è un delitto lasciare scorrere il tempo senza impegnarsi a conseguire il frutto più vantaggioso per tutti gli esseri umani, quella pace che è da considerarsi non interruzione di guerre ma il progetto kantiano, purtroppo ancora utopia.

Advertisement

Antonietta Benagiano                          

Advertisement
Articolo precedenteArturo Stalteri ospite della rassegna d’avanguardia culturale Indipendenti, ribelli e mistici. 
Articolo successivoXV EDIZIONE “I VIAGGI DELL’ARTE”

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui