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Il business tra Italia e Russia si sta adeguando ai dettami dei Commissari europei

 

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di Gualfredo de’Lincei

 

Ferdinando Pelazzo, Presidente della Camera di Commercio Italo-Russa, ha parlato di come le imprese italiane possono sopravvivere sotto le sanzioni europee.

 

Secondo i dati riportati dall’Osservatorio Economico, lo scorso anno l’import dalla Russia segnava un netto miglioramento con un +50% rispetto al 2021, ma alla fine di quest’anno è previsto un notevole deterioramento. Un anno fa, le esportazioni russe erano aumentate dell’80%, mentre le importazioni dall’Italia erano diminuite del 23%. Nonostante questo, nel 2022, grazie all’aumento dei costi per le risorse energetiche, l’export russo è rimasto positivo.

 

Stando alle stime possibili ricavabili dagli indicatori del primo trimestre 2023 si nota che le esportazioni russe sono diminuite dell’80%, per un valore complessivo di 1,6 miliardi di euro, mentre quelle italiane ammontano a 1,3 miliardi di euro con una perdita del 14% nel primo trimestre e del 15% nel secondo. Rispetto al 2021 la perdita era – 23%.

 

In Italia l’80% circa dell’economia è costituita da piccole imprese, spesso a conduzione familiare, con poca chiarezza sulle sanzioni antirusse e i prodotti realmente colpiti. Non potendo permettersi super consulenti, questi problemi diventano veri e propri grattacapi.

 

La Camera di Commercio Italo Russa, attraverso il monitoraggio dei codici doganali, supporta queste imprese italiane a non dover abbandonare completamente l’export verso la Russia.

I servizi riguardano anche l’operatività delle transazioni economiche. Le piccole aziende, infatti, si trovano a dover gestire problemi come lo Swift, o il conto corrente in Russia, che può richiedere movimenti minimi di cinquanta mila euro. La Camera di Commercio ha creato filiali in paesi terzi amici della Russia, come Armenia e Kasakistan. L’agenzia avrà ruolo di garante come stabilito dal contratto di vendita. Dopo aver ricevuto, in questi paesi, i rubli dell’acquirente russo, li convertirà per trasferirli alle aziende italiane.

 

Un altro ostacolo può essere il congelamento della somma regolarmente inviata, da parte di banche corrispondenti situate in qualche parte all’estero e forse in Germania.  Ci si troverebbe nell’assurdità in cui l’acquirente, dopo aver regolarmente pagato, risulta insolvente per l’azienda venditrice che non ha ricevuto i soldi. In questo caso, se l’operazione è legale, sarà possibile esercitare il proprio diritto senza timori di pressioni esterne.

 

La Camera di Commercio Italo russa, come spiega il suo presidente Ferdinando Pelazzo, non è una banca e non ha filiali in Europa e nemmeno negli USA. Lo schema proposto è assolutamente trasparente e legalmente certificato e può essere utilizzato da tutti i suoi associati, sia di parte russa che italiana.

 

Secondo il presidente Pelazzo, le aziende italiane decise a restare sul mercato russo sono molte, ma poco a poco potrebbero abbandonare il paese. Alcune di queste stanno addirittura aumentando la propria quota di mercato, ma ci sono anche quelle temporaneamente sospese in attesa di tempi migliori, restando comunque fisicamente in Russia.

 

Per il momento restano congelati gli investimenti, ma non le vendite che stanno andando avanti anche grazie alle capacità degli italiani, molto forti nel commercio. E questo non crea problemi perché una buona parte delle imprese associate è di piccole dimensioni e gli investimenti sono appannaggio dei grandi gruppi.

 

Anche le imprese russe stanno lasciando l’Italia e il presidente della Camera di Commercio cita un caso: «Un esempio potrebbe essere una società di alcolici molto grande e antica, che fu acquistata e salvata dalla banca rotta, da una società di un imprenditore russo. Ora per tutte le leggi è un’azienda italiana. Anche la LUKOIL aveva una filiale in Italia e ora è in fase di vendita».

 

In Italia ci sono molte imprese turistiche che lavorano con clientela russa, ma questo settore è ormai chiaro essersi prosciugato. I proprietari, però, non possono vendere i loro beni perché sottoposti a congelamento. Per Pelazzo tutto questo è contrario al diritto internazionale: «Ma, come ha affermato un importante ambasciatore italiano, “il diritto internazionale riguarda più la politica globale”. Che ci piaccia o no, queste sono le regole che abbiamo oggi. E non ci resta che adattarci», così conclude il presidente della Camera di Commercio Italia Russia.

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