INSEGUITI DA UN’ORSA IN TRENTINO. OIPA: «UN FALSO ATTACCO: L’ORSA PER DIFENDERE IL CUCCIOLO HA SOLO VOLUTO FARE ALLONTANARE GLI ESCURSIONISTI»
È un episodio che conferma la natura schiva degli orsi, che vivono nel loro habitat non per uccidere ciecamente, come qualcuno vuole inculcare nelle menti e negli animi
Apprendiamo da fonti di agenzia che due giovani (definiti cacciatori) sarebbero stati inseguiti da un’orsa, che ha così voluto proteggere il suo cucciolo, sul sentiero Mandrel, nelle Giudicarie, in Trentino. «Con tutta evidenza si è trattato di un cosiddetto “falso attacco” che conferma come l’orsa non abbia voluto attaccare per uccidere, ma solo per fare allontanare i due escursionisti», commenta l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).
Stando alle cronache, i due giovani avrebbero incontrato il plantigrado verso le 6 di stamattina: era una mamma orsa che proteggeva un piccolo che dormiva lì vicino. Uno dei due ragazzi sarebbe scappato lungo il sentiero di ritorno, mentre l’amico si sarebbe arrampicato su una pianta, l’orsa lo avrebbe inseguito e, con una zampata sulla ghetta, lo avrebbe fatto cadere al suolo. Il ragazzo sarebbe quindi scappato. A quel punto, mamma orsa e cucciolo si sono allontanati.
«È un episodio che conferma la natura schiva degli orsi, che vivono nel loro habitat non per uccidere ciecamente, come qualcuno vuole inculcare nelle menti e negli animi, e che dimostra una volta di più come occorra la massima prudenza nell’avventurarsi in territori popolati dalla fauna selvatica», aggiunge l’Oipa. «Infine, questa vicenda dimostra come in Trentino vi sia bisogno di una maggiore regolamentazione dell’accesso in determinate zone in certi periodi dell’anno, sull’esempio del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, e di una maggiore informazione agli escursionisti sulle zone dove vi è la probabilità d’imbattersi in grandi carnivori: orsi e lupi».
L’Oipa a metà maggio ha inviato al Ministero dell’Ambiente un documento articolato con una serie d’indicazioni su come gestire gli orsi nella Provincia autonoma di Trento. Su questa base sarebbe opportuno avviare un tavolo tecnico con amministratori, esperti e associazioni protezionistiche per decidere insieme il modo migliore di gestire la specie, per la loro tutela e quella di residenti ed escursionisti.