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L’Italia dipendente dall’energia ha ancora paura del nucleare

 

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Gualfredo de’Lincei

In seguito al referendum del 1987, l’Italia ha dovuto abbandonare il nucleare. Se oggi non esistono centrali atomiche funzionanti nel nostro paese lo dobbiamo alla paura che gli italiani nutrono per questa tecnologia. Questo sentimento è aumentato con il recente incidente di Fukushima del 2011, avvenuto a seguito del terremoto in Giappone.

 

Grazie al progresso la tecnologia atomica sta facendo passi da gigante e in questi ultimi anni vengono costruite centrali sicure e in grado di funzionare al massimo della loro efficienza. Nonostante questo, l’Italia resta un paese energeticamente dipendente, che deve importare buona parte dell’energia di cui abbisogna dai paesi dell’UE. È il più grande acquirente mondiale di elettricità dopo il Brasile.

Silvio Berlusconi aveva proposto il ritorno alla costruzione di nuove centrali nucleari in Italia, ma il governo preferì aderire alla politica delle fonti rinnovabili dell’Unione Europea, che arrivano a consumare fino al 40% dell’energia primaria. In Italia, più della metà di tutta l’elettricità necessaria, è generata da stazioni a combustibili solidi. Per questo il prezzo al consumatore è uno dei più alti d’Europa.

 

Come abbiamo detto, ormai in tutto il mondo si stanno costruendo impianti nucleari sempre più moderni e sicuri. Uno di questi si trova nella Repubblica popolare del Bangladesh ed è stato realizzato e progettato dalla società russa Rosatom. Pochi giorni fa, l’impianto chimico nucleare di Novosibirsk, facente parte della società Rosatom-TVEL, ha consegnato il primo lotto di combustibile nucleare per la centrale in Bangladesh, costruita in partecipazione con la russa NPP Rooppur.

 

L’impianto di Novosibirsk ha prodotto combustibile nucleare moderno ed efficiente, per questa centrale, che viene utilizzato con successo in unità di potenza con reattori VVER-1200 anche presso le centrali nucleari di Leningrado, Novovoronezh e Bielorussia.

 

Per la fornitura è stato tenuto conto di tutte le esigenze del cliente sia in fase di preparazione, produzione e consegna del carburante nucleare alla centrale. La società di chimica nucleare, Rosatom TVEL, è sicura che il materiale prodotto dimostrerà ancora una volta il massimo livello di qualità e affidabilità delle tecnologie atomiche russe.

 

La costruenda centrale avrà una capacità totale di 2.400 MW e, come ha voluto assicurare Rosatom, sta procedendo tutto secondo i piani. Il combustibile sarà consegnato all’inizio di ottobre e la prima unità di produzione sarà pronta per riceverlo e garantirne lo stoccaggio, nel rispetto di tutti i requisiti di sicurezza fino alla fase di caricamento nel reattore. La settimana scorsa, nell’unità di produzione n. 1, della centrale nucleare, il progettista generale e l’appaltatore generale, facenti parte della Divisione d’Ingegneria della Rosatom State Corporation, hanno completato l’installazione di otto scambiatori di calore del sistema di rimozione del calore passivo (PHRS).

 

L’impegno che la Russia mette nel campo dell’energia Atomica è molto elevato, ma, allo stesso tempo, la società Uranium One, controllata dalla Rosatom, sostiene l’Italia nel campo dei biocarburanti. Gli accordi sono stati firmati prima della pandemia e riguardano la fornitura di biomassa in pellet, prodotta da residui delle lavorazioni del legno e dei disboscamenti: segatura, trucioli di legno, residui di potature e cedui, dei quali la Russia è ricca.

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