Iran: La fine sospetta di Javad Rouhi, attivista detenuto nel carcere di Noshahr.
Morte di Javad Rouhi, attivista detenuto nel carcere di Noshahr.
Mentre il regime clericale iraniano continua a perpetrare ogni giorno nuovi crimini nel tentativo di mantenere un clima di paura e terrore e di impedire la rivolta e la sua inevitabile caduta, la magistratura ha reso nota la morte dell’attivista Javad Rouhi, imprigionato nel carcere di Noshahr.
Secondo un comunicato dell’agenzia di stampa Mizan, affiliata al regime, le autorità carcerarie hanno dichiarato che: “Secondo l’ufficio per le relazioni pubbliche del carcere di Noshahr, Javad Rouhi, un detenuto legalmente incarcerato, è stato trasferito all’ospedale Shahid Beheshti di Noshahr alle 3:45 del mattino di giovedì 31 agosto, a causa di convulsioni. Purtroppo, nonostante gli sforzi medici, non è sopravvissuto. … Il corpo del defunto è stato inviato al dipartimento di medicina legale per un’autopsia completa e per gli esami tossicologici… Javad Rouhi era stato condannato all’esecuzione dal Tribunale di Sari e il suo caso era in fase di revisione”.
L’uccisione dei prigionieri della rivolta con la tortura, l’avvelenamento o l’annientamento per mano dei boia di Khamenei è un fatto di routine e un numero significativo di prigionieri ha trovato la sua fine in questo modo, sia all’interno delle carceri che dopo il loro rilascio.
Javad Rouhi, 35enne residente ad Amol, è stato arrestato nel novembre 2022 e sottoposto a brutali torture nella prigione dell’IRGC, tanto da perdere la capacità di parlare. È stato condannato all’esecuzione per tre volte con l’accusa infondata di “diffondere la corruzione sulla terra” e “muovere guerra a Dio”, ma a causa delle proteste nazionali e internazionali il regime non ha potuto eseguire la sentenza. Il 10 gennaio 2023, la magistratura del regime ha annunciato che “Javad Rouhi ha guidato un gruppo di agitatori e di individui presenti ai raduni, incitando e incoraggiando i cittadini a impegnarsi in disordini”.
Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana (NCRI), ha sottolineato che il regime, nel timore di rivolte e di una caduta, ha esteso la sua soppressione e repressione a tutte le prigioni, alle università e alle famiglie dei prigionieri e dei martiri. Ha invitato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e tutte le autorità internazionali a condannare i crimini del regime contro i prigionieri e a indagare sulle circostanze della morte di Javad Rouhi. Rajavi ha esortato tutti i giovani e le giovani iraniane a protestare contro i crimini del regime, in particolare contro i prigionieri della rivolta e i prigionieri politici.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana