Per un pugno di rubli
Il denaro è il male del mondo, crea disuguaglianze (Papa Francesco). Ma cosa non si farebbe per denaro? E sì, è proprio così! Per un pugno di rubli c’è chi mette a repentaglio la propria vita e quella altrui per offrire prestazioni nelle quali il compenso non dovrebbe essere lo scopo principale.
Alludiamo al mercenarismo militare, ovvero alla tendenza di asservire se stessi o le proprie abilità in cambio di una buona mercede. Di recente quando si cade sull’argomento, quasi sempre, spuntano due nomi largamente noti: Prigozhin e la sua brigata Wagner. Il primo è morto in un «incidente» aereo il 23 scorso; la seconda è ormai allo sbando in quanto acefala.
Ma chi erano in effetti Prigozhin e Wagner?
Per rispondere è d’uopo disquisire sul fenomeno degli eserciti mercenari e perciò parafrasando la domanda che, nell’ottavo capitolo dei Promessi Sposi, don Abbondio si fa, ci chiediamo: Prigozhin! Chi era costui?
Attenzione buona gente, per i non informati il binomio Prigozhin- Wagner potrebbe indicare il direttore d’orchestra e il compositore dell’opera in programmazione al teatro Festspielhaus di Bayreuth in Baviera, riservato alla rappresentazione delle sole opere wagneriane, ma non è così! Ciò nonostante, una certa attinenza tra il compositore tedesco Wilhelm Richard Wagner, considerato tra i massimi esponenti del romanticismo, e le brigate mercenarie Wagner, che nulla hanno a che vedere col romanticismo, c’è davvero.
Infatti, si ritiene da più parti che lo pseudonimo della brigata “Wagner” sia da attribuire al nome di battaglia del fu Dmitrij Valer’evič Utkin, probabile cofondatore del gruppo mercenario, che lo avrebbe scelto vuoi in onore del compositore Richard Wagner (il preferito da Adolf Hitler), vuoi per la sua simpatia verso il Terzo Reich.
Passiamo adesso ad occuparci dalla buonanima di Eugenio Prigozhin alias Yevgeny Viktorovič Prigozhin (Leningrado, 1º giugno 1961- Tiver, 23 agosto 2023). Egli ha esercitato uno dei mestieri più antichi del mondo, che non è proprio quello che potreste immaginare; qui di seguito chiariremo.
Per l’occasione, pare opportuno aprire una brevissima parentesi sui mercenari, ovvero sugli individui che, secondo la definizione più corrente, per profitto personale, partecipano di una guerra pur non appartenendo generalmente a nessuno degli schieramenti presenti sul campo. In realtà, essi esistono da sempre (già nel XIII secolo avanti Cristo in Egitto il faraone Ramesse II si servì di mercenari Sherdana [predoni sardi n.d.r.] per combattere i suoi nemici Ittiti) ed ecco perché si dice che uno dei mestieri più antichi del mondo è quello del mercenario. Di sicuro il secondo, dal momento che il primo non sembra opinabile!
Ritornando ad Eugenio, egli è stato di tutto un po’: già condannato e incarcerato per reati comuni, poi oligarca, affarista, politico, signore della guerra, comandante mercenario russo… e solo lui sapeva cos’altro. Potremmo dire, ispirandoci a un’espressione della mai dimenticata Marilyn Monroe, che il limite per lui non era il cielo, ma la sua mente e, a quanto sembra, la mente aperta e vulcanica di Prigozhin non aveva né poco né punto limiti nel realizzare le proprie ambizioni. Gli vennero attribuiti stretti legami con il ‘potente’ e ‘pacifico’ (conforme all’etimologia del nome: vlad=potere, mir=pace) Vladimir Putin, tant’è che l’Associated Press lo ha soprannominato ‘il cuoco dello Zar’ [Putin n.d.r.], per aver organizzato presso la propria catena di ristoranti alcune rimarchevoli cene per quest’ultimo con vari dignitari stranieri.
Tra leggenda e realtà
Accenniamo adesso per sommi capi alla ‘compagnia di ventura’ chiamata Wagner. Si è scritto molto sulla ferocia dei mercenari di detta brigata, sulle loro abilità militari, sulle loro controverse missioni e sul grande carisma di cui era dotato il loro «duce», Eugenio Prigozhin. Orbene, questo è il lato mitico e propagandistico che avvolge in un’aura di mistero l’intera struttura in questione, ma la realtà è meno suggestiva: la brigata Wagner, potremmo dire con una metafora, eseguiva la ‘sinfonia’ a colpi di kalàšnikof e il Cremlino, attraverso Prigozhin, dirigeva l’orchestra da remoto, non a causa del Covid, ma per non esporsi in prima persona.
In altre parole, detta brigata svolgeva il ruolo che durante la guerra fredda era di competenza dei Paesi satelliti di Mosca: i 10.000 cubani che guerreggiavano in Mozambico ci rappresentano un chiaro esempio. È così che la Russia post-sovietica rafforzava e rafforza la propria presenza nel Sahel e nel resto dell’Africa, in barba agli USA, Francia, Italia e non solo. Difatti con la medesima strategia essa ha espanso la propria sfera d’influenza in Libia, sostenendo Kalifa Haftar; in Sudan coadiuvando i militari del presidente Al Bashair; in Guinea Bissau; nelle Isole Comore …
Recentemente, Prigozhin è assurto agli onori della cronaca non tanto per la serie di sanzioni e condanne penali emanate nei suoi confronti dal Dipartimento del Tesoro e da un «Gran Giurì» degli Stati Uniti, per aver finanziato e fomentato operazioni di interferenza nei processi elettorali degli States, ma, soprattutto, per l´attività di ‘appaltatore militare privato’; per l´impegno delle sue milizie in ogni teatro conflittuale dei Paesi maggiormente compromessi dal punto di vista politico; e per essere stato il proprietario e cofondatore del gruppo mercenario conosciuto col nome di ‘Compagnia militare privata Wagner‘ (in inglese PMC Wagner e cioè Private Military Company). Detto gruppo, che tra l’altro la Farnesina ha sempre considerato responsabile dell’aumentato flusso di migranti verso l’Italia, ha operato fino ad ora, come noto, sotto l’ombrello del Cremlino in 32 Paesi nel mondo, sul modello di una grande multinazionale e con tanto di uffici di rappresentanza, per offrire il proprio intervento laddove necessario.
La rivolta che rompe l’incantesimo
Nel giugno scorso Eugenio, alla testa dei suoi mercenari e nel momento di maggiore auge della sua potenza, ha commesso un «sacrilegio»: ha marciato, per poi desistere, su Mosca contro i propri «sponsor». Un segno di sfida (quasi certamente la causa della sua fine) verso gli alti comandi militari russi, di cui non condivideva le politiche di guerra in Ucraina.
Egli, dopo il tentato golpe, ha rivelato il motivo della marcia su Mosca del 24 giugno dichiarando: «Lo scopo della marcia era evitare la distruzione di Wagner e chiedere conto ai funzionari che, con le loro azioni poco professionali, hanno commesso un numero enorme di errori». Le male voci, per converso, ritengono che la marcia su Mosca si sia fermata per l’esiguo numero dei miliziani coinvolti; per il mancato supporto popolare; e per l’inazione di certuni congiurati, militari russi e di alto grado. Noi saremmo più propensi ad esaminare, in questo scenario, anche l’altro lato della medaglia e cioè il pericolo che il fenomeno del mercenarismo incontrollato può rappresentare nei confronti del contrattante: lo stesso pericolo, come più volte illustrato, che l’IA costituisce nei confronti del proprio programmatore, ovvero la rivolta!
Non a caso Machiavelli afferma:” […] se uno [principe] tiene lo stato suo fondato in sulle armi mercenarie, non starà mai fermo né sicuro; perché le sono disunite, ambiziose, senza disciplina, infedele, […]”.
Ed ecco che, per evitare il ripetersi delle pericolose conseguenze enunciate dal Machiavelli in merito alle armi mercenarie, è accaduta la peggiore delle previsioni: un incidente aereo mortale per Eugenio, per Utkin e per altri pezzi grossi della Wagner. A questo punto in molti si domandano se siasi trattato di un regolamento di conti e cioè se sia stato lavato col sangue il tentato delitto di «lesa maestà» o lo «sgarro» che dir si voglia dell’ex cuoco pietroburghese ribelle nei confronti dello Zar e delle alte gerarchie militari di Mosca, oppure no. Boh! ognuno può trarre le conclusioni che vuole; il tempo di certo ce lo dirà!
Brokeraggio militare
Ordunque disquisendo sulle forze mercenarie, espressione di un partito politico al potere, una cosa è certa: Prigozhin e Wagner hanno rappresentato il più significativo tra i tanti apparati paramilitari patrocinati dalla Russia, quali ad esempio Patriot, E.N.O.T. Corp, Convoy, Rusich, Lupi dello Zar, Redut, Bars, e principalmente il braccio armato del Cremlino in Africa, anche se Mosca lo nega. Tant’è! Per quanto ci riguarda, in termini di pragmatismo politico internazionale, noi abbiamo sempre considerato, sotto certi aspetti, Prigozhin come un broker della guerra con capacità di assicurare e rassicurare, manu militari, il funzionamento di certe attività (minerarie, petrolifere, migratorie, di guerriglia per procura, di addestramento militare e quant’altro) che un governo legittimo o un gruppo economico non può o non vuole fare in proprio, per non esporsi apertamente. Aggiungeremmo che il vulcanico Eugenio, da un tempo a questa parte, veniva esaltato o demonizzato dalla stampa a seconda delle circostanze e dell’opportunità di far notizia e audience, ma la sostanza non cambia: allo stato delle cose, ribadiamo il concetto, egli altro non era che il poderoso Chief Executive Officer (amministratore delegato) di un’impresa (Wagner) che offriva servizi di natura paramilitare, a titolo oneroso a favore della Madre Russia. Solo che… per essere in Russia, ha osato troppo!
«Soltanto chi non osa non sbaglia» affermava Henry Ford; Prigozhin ha osato, ha sbagliato e ha ricevuto, secondo quanto scrive Gray Zone, un biglietto di solo andata per l’inferno!
Ciò stante, ci piace concludere questa breve disamina sul tanto discusso signore della guerra basandoci su una verità incontrovertibile: la sua smisurata ambizione. Di conseguenza, possiamo tranquillamente affermare che il potere di Prigozhin, a prescindere da ciò che i media ci raccontano, era indiscutibilmente in ascesa e probabilmente sarebbe arrivato al punto in cui gli avrebbe fatto credere che, come diceva lo storico Sallustio, l’ambizione, tra i vizi umani, è quella che maggiormente assomiglia a una virtù.
E chissà che questa credenza non lo potesse indurre a sentirsi Dio! E allora? Beh… ecco… che dire. Se avesse avuto il tempo di arrivare a tanto, avremmo assistito a una seconda marcia dello Chef su Mosca e questa volta fino a Mosca, sempre che nel frattempo… non gli fosse capitato male, come in realtà è avvenuto.
Alcuni politologi sostengono che il trinomio «Alexei Navalny, Alexander Litvinenko e Viktor Yushchenko» avrebbe dovuto mettere in guardia il pur esperto Eugenio, anche se noi non dubitiamo che egli si tutelasse da ogni pericolo, ma… non abbastanza, evidentemente!
Sic transit gloria mundi
Il 23 agosto Yevgeny Prigozhin e il suo braccio destro Dmitry Utkin muoiono in un misterioso ‘incidente’ aereo. Muore Eugenio, muore di conseguenza per ‘acefalia’ la sua creatura, la Wagner! Grey Zone, canale vicino alla compagnia di mercenari, mestamente scrive: «[…] Evgenij Viktorovich Prigozhin è morto a causa delle azioni dei traditori della Russia. Ma anche all’inferno sarà il migliore! Gloria alla Russia!»
Essere il migliore all’inferno? Boh! dubitiamo che detto primato possa costituire status symbol su questa terra; una ben magra consolazione, in ogni caso.
Giuseppe Arnò