ALFABETIZZAZIONE, ON. BRAMBILLA: “SUPERARE I DIVARI TRA NORD E SUD, DAD DA NON RIPETERE”
“Occorre riparare i danni prodotti dalla didattica a distanza e intervenire sulle ragioni, evidentemente strutturali, che alimentano il divario (tendenza in crescita) tra il rendimento degli alunni del Nord e quello degli scolari del Mezzogiorno”. Lo afferma l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, commentando “il doppio allarme” lanciato dalla rilevazione quinquennale Iea-Pirls sulle competenze alfabetiche degli alunni della scuola primaria italiana relativa al 2021, “anno centrale” della pandemia, che trova eco nell’imminenza della Giornata internazionale dell’alfabetizzazione (8 settembre), istituita nel 1967 dall’Unesco.
L’indagine misura le capacità di lettura, comprensione e apprendimento dei bambini di 9-10 anni e mostra che l’Italia, pur superando paesi come Francia e Germania, perde 11 punti rispetto al 2016 (da 548 a 537), soprattutto per la peggiorata performance degli alunni del Nord (dove la pandemia ha colpito più duramente). Rimane inoltre elevato, e tendente ad aumentare nel tempo, il divario fra le Regioni centro-settentrionali, dove i punteggi reggono il confronto con gli standard europei, e quelle del Mezzogiorno, che restano indietro: si va dai 550 punti del nord-ovest a 513 della ripartizione che comprende Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia.
“Che vi sia un effetto-pandemia – sottolinea l’on. Brambilla – è provato dal fatto che il calo dei rendimento ha interessato ben 21 Paesi sui 32 considerati. Quindi l’indagine rafforza i dubbi sulla didattica a distanza che sempre più appare come un’extrema ratio, possibilmente da non ripetere. Ma ancor più grave è il persistere dei divari socio-economici, che sono verosimilmente alla base delle distanze tra diversi territori del nostro Paese. Povertà materiale è spesso sinonimo di povertà educativa e minore capacità di apprendimento, con conseguenze incalcolabili sul futuro dei nostri ragazzi, in un’Italia già povera di laureati e ricca di giovani “neet” che non studiano né lavorano. Per recuperare ci vorranno tempo e adeguate risorse. Il decreto-legge atteso nel prossimo Consiglio dei ministri sarà il primo passo nella direzione giusta”.