Chiara Gambirasio, Terre D’Istanti, 2023, progetti e modello
Domenica 24 settembre dalle ore 18:00 la Città di Mapello, storico borgo della provincia di Bergamo, presenta Terre D’Istanti, opera pubblica dell’artista Chiara Gambirasio a cura di Roberto Mauri, commissionata dal Comune di Mapello in occasione del trentesimo anno dal gemellaggio con la città di Sasbach (DE), a testimonianza del legame e della profonda connessione tra due luoghi distanti geograficamente ma uniti da un fitto intreccio di storie e tradizioni.
Terre D’Istanti è una doppia installazione ambientale in malta colorata, collocata proprio in Piazza Sasbach, all’interno del Parco pubblico cittadino, a rappresentare un punto fisico e un momento simbolico per la storia di questo gemellaggio. L’opera di Chiara Gambirasio assume infatti la forma di due montagne che si guardano – il Monte Linzone visibile da Mapello e il Monte Hornisgrinde di fronte a Sasbach – individuati dall’artista come elemento comune tra i due paesaggi in cui pianura e collina, vigneti e campi coltivati si intersecano. L’installazione, che vista dall’alto si presenta come la fusione tra le carte geografiche di Mapello e Sasbach, presenta sul dorso una materialità rocciosa mentre le facce interne dei due elementi sono tagliate perfettamente, così da mostrare il loro interno sezionato in una raggiera colorata.
Terre D’Istanti, realizzata con malta, pigmenti e gasbeton grazie al supporto dello sponsor tecnico Sangalli S.p.a. di Mapello, è un’opera monumentale di dieci metri per cinque per un’altezza di un metro e sessanta, composta da due montagne gemelle disposte specularmente, così da creare un camminamento che permetta a chiunque di passare e sostare al suo interno. L’opera è stata inizialmente pensata per svilupparsi attorno a due alberi già presenti nelle aiuole, due piante purtroppo malate che però, grazie alla collaborazione dell’Azienda Florovivaistica di Pietro Simone Beretta di Mapello, è stato possibile sostituire con due aceri campestri, affinché la simbiosi tra opera e natura potesse essere ristabilita per i secoli a venire.
Partendo dal concetto di Kenoscromìa, nell’originale pratica artistica di Chiara Gambirasio il colore è l’energia primaria che, dalla superficie colorata dell’opera, porta la forma della montagna verso qualcosa di leggero e trasognato. La soggettività dell’osservatore è parte fondamentale della codifica dei colori usati, che variano in ogni istante in quanto legati indissolubilmente alle influenze mitologiche, fisiche, chimiche ed empiriche della visione dell’individuo. In Terre D’Istanti il colore viene dunque inteso come sostanza di incontro tra materia e luce, diventando rappresentativo di un vuoto che scorre tra gli individui, tra i paesi, tra le entità gemelle. Tale spazio diviene uno spaccato che mostra il rapporto tra memoria e materia attraverso un gesto di sedimentazione volontaria. Le raggiere sono infatti formate in totale da 30 spicchi di colori diversi, le cui punte non sono visibili ma continuano al di sotto della superficie della terra, così da indicare un nucleo sommerso. Un nucleo che irradia materia colorata fino ai nostri sguardi quasi arrivassero dal centro del pianeta ed emergessero in quel luogo preciso per farci leggere i ricordi di un tempo più esteso, un tempo geologico là dove l’uomo non può arrivare con la propria memoria.
Terre D’Istanti ricrea allora il processo di sedimentazione delle rocce per tentare una nuova nascita, un nuovo inizio, un percorso universale che segue leggi al di fuori di noi. Qui, ora si posiziona un nucleo fermo che si prende carico delle memorie e le proietta verso il futuro. Da qui in poi inizia un nuovo capitolo, un rinnovo di gemellaggio.
Una danza inaugurale aprirà l’incontro tra la comunità e l’opera grazie alla collaborazione con Pauline Giacobazzi, danzatrice e danzaterapeuta.
Chiara Gambirasio (Bergamo, 1996), vive e lavora tra Mapello e Milano.
Si forma all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, dove si diploma nel 2019 in Pittura per poi specializzarsi in Scultura nel 2022. La sua ricerca si dispiega in varie discipline ma sottende quale minimo comune denominatore il principio essenzialmente pittorico di codifica della realtà attraverso il colore. Questa pratica viene da lei definita “Kenoscromìa”, ossia vibrazione cromatica nel/del vuoto. La sua attenzione si concentra su dei punti di colore che appaiono nella realtà come intrusi, che si propone di trasformare, attraverso le immagini che ne nascono (pittoriche, fotografiche, scultoree o ibride), in fulcri prospettici. Assumendo tale punto di colore quale centro di osservazione è possibile aprirsi ad una contemplazione di realtà pluridimensionali. Tra le mostre personali si segnalano Vedere dentro, a cura di Gabi Scardi, alla Galleria Cinquegrana di Milano nel 2022, Istruzioni di Volo, a cura di Sergio Risaliti con testi di Cristina Muccioli, al Museo del Novecento di Firenze nel 2021 e Sedimento, a cura di Amerigo Mariotti e Giorgia Tronconi per Adiacenze Bologna a Spilamberto (MO). Tra le collettive si segnalano Da quassù, a cura di Zeno Massignan, allo spazio Habitat Ottantatrè di Verona nel 2023, Visibilia, come rendere visibile l’invisibile, a cura di Isabella Puliafito al Palazzo Ducale di Gubbio nel 2022, L’Armonia, a cura di Sergio Risaliti, alla Manifattura Tabacchi di Firenze nel 2021 e Corpi sul palco, a cura di Andrea Contin, al MMSU – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rijeka (HR).
Roberto Mauri (Bergamo, 1996) è un curatore indipendente e organizzatore di eventi culturali ed intrattenitivi. Laureato in scienze e tecnologie per lo studio e la conservazione dell’arte, presso l’Università degli studi di Milano, lavora tra Roma e Milano portando con sé, tra concerti, mostre ed eventi, il costante studio e adattamento dell’arte nelle sue varie forme. Ha lavorato per la realizzazione di Alea (2019) con 30 artisti under 30 dell’Accademia di belle arti di Bergamo e Kageboom con una personale di Beppe Borella presso l’ex Carcere Sant’Agata di Bergamo e In between (2021) presso l’ex segheria di Tanja Solci a Milano con la collaborazione della Galleria Giampaolo Abbondio e con in mostra artisti come Andrei Molodkin, Robert Gligorov, Peter Balyi, Maria Magdalena Campos Pons, Olu Oguibe, Maurizio Cannavacciuolo. L’attuale progetto con Chiara Gambirasio a Mapello, Terre d’istinti, è un’espressione della fusione tra il lavoro dell’artista e la connessione della comunità con il territorio e le istituzioni.
Pauline Giacobazzi (Costanza, 1996), danzatrice e danzaterapeuta, è laureata in Psicologia di Comunità presso l’Università degli Studi di Padova. Dopo gli studi giovanili di danza classica e contemporanea si forma come danzatrice e danzaterapeuta alla scuola Risvegli Maria Fux di Milano, completando il suo percorso con una ricerca sulla Memoria in relazione al Corpo, al Vuoto e alla Danza. Accanto all’attività performativa conduce gruppi di danzaterapia ed è impegnata nel tirocinio professionalizzante in Psicologia presso la Medicina Penitenziaria di Modena.
Chiara Gambirasio
Terre D’Istanti
a cura di Roberto Mauri
opera pubblica commissionata dalla città di Mapello (BG)
in occasione del trentesimo anno dal gemellaggio con la città Sasbach (DE)
danza inaugurale di Pauline Giacobazzi
Piazza Sasbach, Mapello (BG)
24 settembre 2023
Programma
Ore 9.00: Inaugurazione istituzionale con le cariche comunali
Ore 18.00: Inaugurazione e danza inaugurale di Pauline Giacobazzi
Ore 19.30 Aperitivo e visita allo studio dell’artista Chiara Gambirasio (info e prenotazioni: kenoscromia@gmail.com)