Un lontano ricordo di Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano
Si saranno incontrati, abbracciati nell’adilà, Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano? In vita non sembra si volessero tanto bene. Facebook mi ha ricordato una mia vecchia lettera pubblicata su “Liberazione” nel 2013. Per comprenderne bene il senso, conviene che trascriva una notizia di quel periodo: “Berlusconi condannato, Quirinale: “No condizioni per intervento capo dello Stato. Il Colle gela il Cav sulla richiesta di grazia”.
Ed ecco la mia lettera che Liberazione intitolava: “Gentile Presidente, perdoni il Cavaliere anche se non si pente”.
Io capisco, gentile Presidente della Repubblica, capisco gentili politici del Pd, capisco ”ch’assolver non si può chi non si pente, né pentere e volere insieme puossi per la contradizion che nol consente”. Capisco che siete uomini di cultura e non potete non avere presenti questi versi della Divina Commedia, capisco che vi viene voglia di dire al povero Cavaliere: “Forse tu non pensavi ch’io löico fossi”, ma non potete per una volta chiudere un occhio? Non vi fa pena? E non vi fanno pena coloro che lo amano come un padre, un amante, un fratello, e che stanno soffrendo? Il Cavaliere dice che non dorme da 55 giorni e che ha perso 11 chili, e voi pensate che coloro che lo amano come un padre, un amante, un fratello, non abbiano per lui passate notti insonni, non abbiano perso anche loro qualche chilo? Suvvia, Presidente, suvvia politici del Pd, dimenticate Dante, e perdonate il Cavaliere anche se non si pente. Povero Cavaliere! Pensi, gentile Presidente, solo alla sua amarezza nel dover rinunciare per sempre al suo sogno di diventare lui un giorno Presidente della Repubblica. Cavaliere, stia su col morale, non si sa mai. In Italia tutto può succedere.
Renato Pierri