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Un libro edito dalla casa editrice il Mulino nella collana “Percorsi”

 

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“La metropoli e le stagioni della vita. Milano e l’invecchiamento”:

Fondazione Ravasi Garzanti presenta la prima edizione

del Rapporto sull’invecchiamento

 

In Italia il 35% degli anziani vive nelle città dove una persona su quattro ha almeno 65 anni: necessarie politiche socio-economiche dedicate.

 

 

Che ruolo possono avere le persone anziane nell’evoluzione e nello sviluppo delle città? Come intercettare meglio i loro bisogni ma anche le risorse e il valore aggiunto che possono portare alle città e alle altre generazioni?

Per rispondere a queste domande, Fondazione Ravasi Garzanti ha redatto la prima edizione del Rapporto “La metropoli e le stagioni della vita. Milano e l’invecchiamento”, edito dalla Casa Editrice il Mulino: uno studio multidisciplinare che supporti le città metropolitane ad assumere la consapevolezza del fenomeno dell’invecchiamento della popolazione. Presentato nella cornice della Fondazione Corriere della Sera alla presenza del Presidente Ferruccio de Bortoli e del Sindaco di Milano Giuseppe Sala, il volume suggerisce spunti disciplinari e metodologici e prospetta percorsi per rendere Milano un osservatorio privilegiato di buone politiche, ponendosi come obiettivo offrire un modello culturale che sia replicabile anche in altre città italiane.

 

“Il rapporto redatto da Fondazione Ravasi Garzanti mette in luce quanto la popolazione anziana sia una risorsa per il tessuto sociale di Milano e allo stesso tempo rappresenta i bisogni e le sfide che la crescita del numero di cittadini over 65 comporta per una grande città come la nostra – ha commentato il Sindaco di Milano Giuseppe Sala -. Tra i milanesi più maturi (oltre 300mila), oggi, c’è chi lavora e chi è in pensione, c’è chi si impegna nel volontariato, chi ama viaggiare, chi fa fatica ad arrivare a fine mese, chi deve affrontare problemi di salute, chi soffre la solitudine, chi si prende cura dei nipoti e chi partecipa attivamente alla vita del proprio quartiere. Per questo, nel dialogare con i cittadini anziani e nell’accogliere le loro segnalazioni ed esigenze, occorre un approccio multidisciplinare e trasversale, che consideri tutti gli ambiti del vivere – dalla mobilità alla cultura, dal welfare al settore economico, dalla salute alla socialità – e tenga conto del vissuto dei singoli, perché solo collaborando possiamo cercare soluzioni adatte a rispondere alle loro necessità”.

 

I dati ISTAT* ci dicono che nel gennaio 2023 gli anziani residenti nelle città metropolitane rappresentano il 35% del totale italiano e vivono prevalentemente nei contesti più urbanizzati (il 45% nei comuni capoluogo, quasi un terzo distribuiti tra prima e seconda cintura). Questo significa che nelle città italiane quasi una persona su quattro ha almeno 65 anni, con incidenze più elevate nelle città metropolitane del Nord. La Lombardia è la regione d’Europa con il maggior numero assoluto di cittadini over 65 (quasi 2.3 milioni), da soli formerebbero la decima regione d’Italia per ampiezza demografica. Si stima che questi numeri siano destinati ad aumentare significativamente entro il 2031. (*https://www.istat.it/it/files//2023/08/Focus-Citt%C3%A0-Metropolitane_Anziani_28-07-2023.pdf)

 

L’invecchiamento è un trend globale e irreversibile frutto di importanti miglioramenti delle condizioni di vita delle persone: questo dato rende urgente e necessario che le istituzioni si attivino per avviare politiche sociali ed economiche concrete per ripensare le città e mettere al centro i diritti e il benessere della popolazione anziana.

Fondazione Ravasi Garzanti nasce a Milano e promuove iniziative per contribuire a ridisegnare la città dando rilievo tanto ai bisogni quanto alle potenzialità di un universo di anziani in costante crescita e dinamica trasformazione. “Milano viene ancora vista come città non adatta alle persone anziane, se non addirittura ostile. Da qui l’urgenza di un’analisi scientifica su cosa voglia dire invecchiare in una grande metropoli e, insieme al gruppo di esperti ed esperte con cui abbiamo lavorato, una riflessione su come pensiamo vada affrontato il tema dell’invecchiamento sul piano istituzionale e come le nostre città vadano ripensate in questa ottica – sottolinea il Presidente di Fondazione Ravasi Garzanti Mario Cera -. Partendo dal mandato di Livio Garzanti, particolarmente sensibile alla solitudine degli anziani, il volume ha l’ambizione di promuovere un modello culturale in cui i cittadini non siano considerati per la loro età ma per i bisogni e, soprattutto, per il contributo che possono dare alla società in cui vivono”.

 

Il Rapporto è così strutturato: uno sguardo generale a partire da alcune caratteristiche della popolazione anziana e una sezione di approfondimento. I contenuti del volume sono stati concordati e validati dal Comitato scientifico appositamente costituito da Fondazione Ravasi Garzanti che comprende studiose e studiosi dei principali Atenei milanesi e dell’Università di Pavia.

 

Il volume si apre con il capitolo “La popolazione anziana a Milano: alcune caratteristiche” in cui la ricercatrice Elena De Gioannis presenta una lettura multidimensionale di alcuni dati sulla popolazione della metropoli meneghina che misura la possibilità degli anziani milanesi di realizzarsi in termini di occupazione, partecipazione sociale e culturale e mantenimento della propria autonomia.

 

Elisabetta Donati, Responsabile Area Cultura e Ricerca di Fondazione Ravasi Garzanti, analizza come la dinamica dell’invecchiamento è stata tematizzata in uno studio previsionale dal titolo: “Milano 2046. Il ruolo delle persone anziane nella Milano del futuro”. Curioso che l’invecchiamento venga percepito come una minaccia e la longevità sia poco analizzata come tratto saliente della città di oggi e come elemento di trasformazione della città del futuro.

 

Nel capitolo “La sfida del vivere bene e a lungo in una grande città” il demografo Alessandro Rosina racconta la transizione demografica dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo come passaggio a una società più matura che ha le potenzialità di generare benessere e valorizzare tutte le fasi di una vita più lunga, favorendo anche la collaborazione tra generazioni.

Dall’incontro tra il sociologo Flaminio Squazzoni e il geriatra Giuseppe Belelli nasce il capitolo “In-disciplinare i saperi: per una scienza della longevità”. La scienza della longevità deve promuovere il benessere più ampio della persona: la qualità di vita della persona anziana, come di qualunque età, non dipende soltanto dalla miglior cura possibile per ogni malattia ma da numerosi altri fattori fra cui la capacità di mantenere relazioni sociali e la possibilità di dare un senso al proprio vivere quotidiano.

La seconda parte del rapporto, denominata “Focus”, si apre con “Walkability e popolazione anziana per un welfare di prossimità. Il caso Milano” della ricercatrice Carla Sedini e del Preside della Scuola del Design del PoliMI Francesco Zurlo. Il saggio indaga l’attività del camminare a Milano che in alcune zone e per alcune fasce della popolazione, come quella anziana, può risultare complicata. Anche i casi internazionali richiamati indicano con chiarezza che la camminabilità è una caratteristica che le città devono saper diffondere in sintonia con quella logica della prossimità e della coesione sociale che genera valore per tutti.

Nicola Palmarini, direttore dell’UK National Innovation Center for Ageing (NICA), in “City of longevity: un nuovo paradigma per le città del secondo miliardo di anziani sul pianeta terra”, illustra il ruolo delle città in cui risiede oltre il 60% della popolazione anziana nel favorirne inclusione e benessere. Secondo Palmarini è necessario cambiare prospettiva e passare dal concetto di “age-friendly city” (città amica delle persone anziane) a “longevity city” (città della longevità) assumendo l’invecchiamento come un processo che non inizia quando la popolazione diventa vecchia ma una dinamica continua che permea la città.

Le conclusioni sono affidate alla Presidente di Human Development Capability Association Enrica Chiappero che con il capitolo “Nuove prospettive e nuovi linguaggi per raccontare le vecchiaie”, coinvolgendo tutte le generazioni presenti, suggerisce l’approccio teorizzato dall’economista Amartya Sen, secondo cui lo stare bene di una persona significa guardare ad una pluralità di aspetti e dimensioni della vita umana necessari alla fioritura di ciascuno.

 

Nel capitolo “Indicazioni di policy”, il Direttore di Fondazione Ravasi Garzanti Felice Scalvini presenta alcune riflessioni e possibili indicazioni di policy locali per sollecitare la città di Milano a diventare il principale laboratorio italiano in tema di longevità e conclude “In questa fase è fondamentale comprendere che non è sufficiente solo rispondere ai bisogni già conosciuti ma occorre dotarsi degli strumenti necessari a intercettare quelli che emergeranno, collocando il tema dell’invecchiamento nella parte alta dell’ordine del giorno sul quale impegnare il dibattito cittadino”.

 

Chiude il volume un intervento di Gigi Cristoforetti, Direttore artistico e generale della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto, che racconta “Over Dance”, uno spettacolo sostenuto dalla Fondazione che coinvolge danzatrici e danzatori dai 65 agli 80 anni, protagonisti dell’immagine di copertina.

 

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