REBUS
Terremoti eruzioni alluvioni uragani… tragedie ovunque sulla Terra. E poi eventi imprevedibili che strappano la vita, ne accadono ovunque, di recente uno sulla via che porta a Mestre. Chi o cosa colpevole? L’imprevisto può all’improvviso prendere anche un autista quarantenne esperto nella guida, c’è inoltre il da farsi come manutenzione che viene solitamente rimandato, ci sono le batterie di litio e il thermal runaway, vale a dire quello squilibrio termico che può provocare l’esplosione. Colpa di questo nostro tempo che ogni cosa sballa. E non si ammette lentezza: pensiamo al super Maglev Pechino-Shanghai che impiega solo 2h e 30 minuti per 1300 km. Una società di super-detersivi e spray repellenti, ma gli insetti continuano ad invadere: Parigi è ovunque infestata da cimici, i terribili ematofagi che tornano ad essere presenti in ogni continente. Quanti avevano lo scorso secolo vissuto i tragici eventi del secondo conflitto mondiale, narravano spesso di quel tempo terribile, e qualche attempata signora non mancava di aggiungere: “Non solo bombe abbiamo subito, anche l’invasione di cimici”. Vennero dopo la guerra debellate, sono ritornate: siamo nuovamente in guerra e ritornano pure loro, le cimici. A proposito della guerra Tucidide, lo storico che definisce “trappola” la tendenza alla supremazia che porta le entità statali alla guerra, ammonisce: “Non vi appellerete al sentimento dell’onore: causa prima di tanta rovina tra gli Stati, tra i funesti e minacciosi bagliori di un abisso che può inghiottire un popolo e seppellirlo in un silenzio avvilente. Già più d’uno, con gli occhi ben aperti sul destino cui volava incontro, fu trascinato fatalmente dall’istinto noto tra gli uomini con nome di onore: potere malefico di un nome! Domati da una parola, costoro si abbattono di schianto su pene irrimediabili, spontaneamente scelte e desiderate, attingendo un’umiliazione più vile”. Anche la libertà, come l’onore, diviene schermo a tanto altro che è motivazione celata. Un mondo in guerra, già manifesta o che cova. Soffermiamoci su quella russo-ucraina, alla quale non si è riusciti a mettere il punto per l’ amor belli, altro non è che amor cupiditatis. Eppure da Washington e da Mosca, oltre che da tanti altri Stati non solo dell’Ue, sembra trapelare una certa stanchezza. E’ parso scricchiolare il rapporto tra il Presidente Biden e la Camera. Gli Usa, i potenti del dollaro, hanno problemi e, per evitare lo shutdown sono stati costretti a sospendere gli aiuti militari all’Ucraina. Biden ha continuato a rassicurarla: possono contare sugli Usa e la Russia è in errore se pensa ad una cessazione degli aiuti. McCarthy, lo speaker della Camera, nei 16 miliardi per la gestione delle emergenze, non aveva fatto rientrare gli aiuti a Kiev, ribadendo che bisognava individuare un piano che la Casa Bianca doveva condividere, senza staccare assegni in bianco a Zelensky . Aveva incalzato anche il sottosegretario alla Camera Hakeen Jeffries precisando che il Dipartimento aveva esaurito tutti i finanziamenti disponibili per l’assistenza alla sicurezza dell’Ucraina, che non potevano essere lasciati senza stipendio oltre 1, 5 milione di impiegati federali e oltre 2 milioni di soldati. Ma il rappresentante del Colorado Michael Bennet non aveva dato il consenso (il consenso deve essere totale) e lo stesso McCarthy è stato destituito. Shutdawn, impeachment, scandali e violenza politica dominano ormai la scena politica americana generando caos. Però il bilancio, che poi, a pensarci, è l’unico a restare come potere, dentro e fuori lo Stato, potrebbe anche riuscire a tenere la Presidenza in ostaggio del Congresso. Intanto Zelensky, che non può stancarsi di chiedere aiuti, ripete che la guerra non riguarda solo Kiev; e Dmytro Kuleba, Ministro degli Affari Esteri dell’Ucraina, dichiara che gli Stati Uniti sono consapevoli che quanto accade a Kiev riguarda il mondo intero, non possono pertanto venir meno agli aiuti. E’ quanto viene ribadito anche da Joseph Borrell, rappresentante della politica estera dell’Ue. Come possiamo, rebus sic stantibus, pensare a trattative di pace? Biden sollecita l’Ue a inviare aiuti all’Ucraina, telefona a Giorgia Meloni quasi a ricordare l’impegno degli aiuti a Kiev. E sul versante russo la situazione non è meno ingarbugliata: punti interrogativi sull’economia che anche per Putin diviene una trappola, pur essendo scampata al dissesto e con previsione di dati in crescita, più alti anche rispetto a quelli dell’Eurozona. Continuano, però, gli attacchi violenti con armi di ultima generazione sia da parte di Mosca che di Kiev, e Putin sta provvedendo a riorganizzare l’esercito con nuovissime leve, a effettuare cambi negli alti ranghi. Intanto ad est c’è il controllo dell’Azerbaijan sul Magorno Karabak e l’Armenia sembra essere nel mirino di Mosca che abbandona il ruolo di mediatrice lasciando all’Azerbaijan la penetrazione del territorio con la resa degli Armeni, ridotti ormai allo stremo. Putin è troppo preso dalla guerra in Ucraina, non può impegnarsi in altro, riconosce quindi la sovranità di Baku, così ancora una volta gli Armeni sono costretti a subire. Se allarghiamo lo sguardo, è sempre lo scontro di civiltà fra Oriente e Occidente, presente da oltre 2500 anni (potremmo risalire alla mitica guerra dei Greci contro i Troiani), anche se preferiamo inserire la Russia come parte dell’Ovest, lo era, del resto, al tempo dell’Impero dello Zar e vorremmo ritornasse a far parte del mondo occidentale. E’, l’Occidente, ormai sempre meno identificato con il Cristianesimo, più con una democrazia liberale che guarda alla isonomia greca, all’ordine della eguaglianza politica, molto diversa quindi dall’Oriente con le frange estremiste dell’Islam. Comunque è da tenere in conto il pensiero di Seneca: “Chi ti offende o è più potente o è più debole di te: se è più debole, risparmialo, se è più potente, risparmia te stesso”. Nei rebus che rimbalzano dall’una e dall’altra parte conviene meditare su quanto suggerisce Seneca.
Antonietta Benagiano