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Dal 29 ottobre 2023 al 7 aprile 2024

i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi di Macerata

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presentano la mostra

 

Luigi Bartolini. Attraverso il colore

 

A cura di Manuel Carrera

 

Inaugurazione: oggi, sabato 28 ottobre alle ore 16.30

Saranno presenti On. Vittorio Sgarbi e Luciana Bartolini, figlia dell’artista

 

 

Musei Civici Palazzo Buonaccorsi, sale mostre

via Don Minzoni 24 – Macerata

www.musei.macerata.it
 

Luigi Bartolini, Spatola e martin pescatore, 1937, Collezione privata
Dal 29 ottobre 2023 al 7 aprile 2024 i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi di Macerata presentano la mostra “Luigi Bartolini. Attraverso il colore”, un approfondimento sulla produzione pittorica di Luigi Bartolini (1892-1963), poliedrico maestro cuprense di cui si celebra quest’anno il 60° anniversario della scomparsa.

 

A cura di Manuel Carrera, l’esposizione si inserisce nel programma di eventi promosso dalla Regione Marche per celebrare il sessantenario della morte di Luigi Bartolini, che coinvolge 5 comuni: Cupramontana, Macerata, Urbino, Osimo e Camerino con capofila il Comune di Macerata. Un omaggio dovuto per riscoprire i legami con le Marche e far conoscere anche alle nuove generazioni un grande artista marchigiano. Il comitato di studio presieduto da Vittorio Sgarbi e sostenuto da Luciana Bartolini, figlia dell’artista, ha dato vita a un importante momento di analisi e valorizzazione i cui risultati saranno presentati nel fitto calendario di iniziative in programma fino al 7 aprile 2024.

 

“Luigi Bartolini è stato un grande artista, solitario, fuori dalle correnti – interviene il Sottosegretario alla Cultura On. Vittorio Sgarbi –. Un artista che lavora molto a Roma e incide con un’intensità emotiva pari a Morandi. La concentrazione molto intensa, quasi astiosa, del suo segno, la visione drammatica delle acqueforti lo rendono unico. E non dimentichiamo che Luigi Bartolini è stato anche l’autore del romanzo ‘Ladri di biciclette’. È giusto quindi onorarlo in questo anno bartoliniano, grazie anche alla volontà della figlia Luciana, nella sua regione di origine in luoghi quali Macerata, Cupramontana, Urbino, Osimo e Camerino, legati all’artista”.

 

“Grazie ad un circuito di cinque città che appartengono alla biografia di Bartolini – commenta l’assessore regionale alla Cultura Chiara Biondi – riusciamo a raccontare la bellezza e la complessità di un artista che ha un posto di primo piano nel Novecento italiano. Nel caso di Macerata una vasta selezione di opere ci mostra uno stile e scelte artistiche caratterizzate da una visione lirica della realtà sempre molto personale. La Regione Marche celebrando Luigi Bartolini celebra un artista di grande talento che ha saputo esplorare linguaggi molto diversi tra loro. Ringrazio le amministrazioni comunali, il Comitato di studio presieduto da Vittorio Sgarbi e la figlia dell’artista per aver creduto in questo progetto e per aver saputo realizzare insieme alla Regione iniziative che in maniera così ricca raccontano questo nostro grande conterraneo”.
 

“A 60 anni dalla sua morte, la Regione Marche celebra e ricorda Luigi Bartolini, incisore, pittore, scrittore al quale va l’omaggio di un intero territorio e quello della città di Macerata, comune capofila di questo progetto corale – interviene il sindaco Sandro Parcaroli -. Cinque città in rete che, con azioni di condivisione, collaborazione, valorizzazione e promozione, celebrano il poliedrico artista che ha dato tanto alla nostra regione. Grazie a questo prezioso progetto comune, riscopriamo e restituiamo anche alle giovani generazioni un artista dal talento unico”.

 

“Con la mostra dedicata a Bartolini, i Musei Civici di Macerata omaggiano una grande figura d’artista del Novecento, un maestro che ha vissuto anche a Macerata e che dalla nostra terra si è lasciato ispirare e che merita un dovuto approfondimento sulla sua produzione pittorica che ci onoriamo di ospitare attraverso importanti prestiti nazionali ed alla generosità della figlia Luciana – afferma l’assessore alla Cultura Katiuscia Cassetta -. Una mostra nata all’interno di un percorso organico di valorizzazione e riscoperta di un’artista poliedrico che ci ha visto coinvolti come ente capofila tra cinque comuni della regione Marche e che ha permesso alla nostra struttura di crescere ulteriormente in competenze e capacità organizzative messe a disposizione di tutta la rete che si è creata per sottolineare ogni aspetto della ricerca artistica di Luigi Bartolini. Il percorso espositivo restituirà a tutti noi la conoscenza di un pittore che amava osservare le nostre terre, i nostri luoghi, le nostre donne e gli oggetti che quotidianamente utilizzava offrendoci, ancora oggi, la possibilità di avere uno sguardo profondo e la possibilità di fermarci ad osservare con più calma ciò che ci circonda, per coglierne la profonda intimità e ricchezza”.

 

“La mostra ‘Luigi Bartolini attraverso il colore’ propone un approfondimento sulla produzione pittorica dell’artista marchigiano dopo quarant’anni esatti dall’ultima retrospettiva ad Ancona e oltre trent’anni da quella di Macerata. Rispetto ad allora, presentiamo oggi opere inedite e poco note, provenienti da importanti collezioni museali e prestigiose raccolte private. Frutto questo – commenta il curatore della mostra Manuel Carrera – di un grande lavoro da parte dell’organizzazione. Tra i capolavori concessi in prestito abbiamo ‘La pernice di montagna’ del Museo Novecento di Firenze, già segnalata dal noto critico Carlo Ludovico Ragghianti; ‘Mietitrici’ delle raccolte civiche di Forlì, commissionata da Giuseppe Verzocchi, o ancora le tele appartenenti alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma”.
 

Luigi Bartolini nello studio
Luigi Bartolini, prolifico anche nell’incisione, nella letteratura e nella critica d’arte, si è espresso in pittura con un linguaggio originale e moderno, in grado di coniugare i soggetti della tradizione con la forza del colore e l’impeto del gesto propri del Novecento.

 

Dalle tangenze con gli stilemi secessionisti alla propensione tonalista, le oltre sessanta opere in mostra, provenienti da musei e prestigiose collezioni private, documentano la profonda cultura figurativa del Bartolini pittore, figura d’artista tra le più interessanti del secolo scorso. Personalità eclettica e dalla vivace vena polemica, con la sua figurazione si contrappose al recupero della tradizione promosso dalla pittura italiana durante il ventennio fascista, suscitando, alle esposizioni del tempo, da un lato lo scetticismo dei conservatori, dall’altro l’entusiasmo della critica più attenta. Un raffronto con l’opera grafica evidenzia inoltre la pluralità di indirizzi della sua ricerca, con l’obiettivo di restituirgli il posto che gli spetta nella storia della pittura del Novecento italiano.
Il percorso espositivo

 

Arricchito di documenti inediti e fotografie, il percorso espositivo si snoda attraverso quattro sezioni tematiche.

La prima affronta un aspetto nodale della produzione di Bartolini: quello dell’intimismo domestico. In linea con i soggetti prediletti dai pittori italiani del primo ventennio del Novecento, l’artista realizzò a partire dal 1914 una serie di dipinti a olio raffiguranti interni e ritratti di familiari e amici. Tuttavia, nonostante l’atmosfera rassicurante e il delicato lirismo che li caratterizza, Bartolini rinuncia a quel realismo di ricordo impressionista allora apprezzato dal collezionismo borghese, preferendo ad esso una spiccata tensione espressionista. Opere come Armanda (1914, collezione privata) e La camera di Anna (1914, collezione privata) presentano evidenti affinità con le ricerche delle nuove leve delle “secessioni” italiane, in particolare Gino Rossi, mentre la predilezione per linee essenziali e colori vivaci, resi con pennellate larghe e cariche di materia, rivela una profonda conoscenza della pittura internazionale. L’attitudine fauve di Bartolini si riscontrerà anche nei dipinti eseguiti nei decenni a seguire, a riprova da un lato di un’ostinata ricerca di coerenza, dall’altro di una curiosità verso la figurazione moderna, dai pittori della “Scuola di via Cavour” negli anni Trenta a De Pisis e Guttuso dal dopoguerra.
 

Il percorso prosegue con la seconda sezione dedicata alle nature morte che, per sua stessa ammissione, rivestono un ruolo di assoluto rilievo all’interno della sua vasta produzione: «[…] ho sempre goduto e nel modo il più sottile, profondo, grande, ineffabile quando ho fatto dell’arte. Ho goduto anche quando ho inciso i topolini morti, le spine di pesce, le farfalle imbalsamate: le cose le più maldestre per gli altri, per me costituirono dei poemi che, ripeto, mi sollevarono in paradiso». Così Bartolini affermava nel testo introduttivo alla personale di incisioni alla Quadriennale del 1935. Un confronto con la produzione su carta mette in risalto analogie e contraddizioni nell’affrontare lo stesso tipo di soggetti – che talvolta riprende utilizzando media diversi – pur nell’ambito di un percorso di assoluta coerenza. Comune alle nature morte incise e quelle dipinte è l’accento lirico e introspettivo conferito alla rappresentazione degli umili oggetti d’uso quotidiano: diversa è invece la loro interpretazione, istintiva, essenziale e gioiosa in pittura, contemplativa e velatamente malinconica nell’incisione.

 

Si continua poi con il paesaggio, spostando idealmente lo sguardo al di là della finestra dell’abitazione di Bartolini, immortalata nel grande disegno su carta La famiglia giovane (1928, collezione privata). L’evoluzione del suo linguaggio si ripercorre così attraverso i paesaggi, nei quali dimostra di privilegiare una visione compendiaria della realtà, tutta luce e colore, di forte impatto emotivo. Tale modus operandi si esprimerà appieno soprattutto nella fase matura della sua carriera, meritevole di una riscoperta: nel 1957, con il dipinto Periferia (Macerata, Palazzo Buonaccorsi) si aggiudicò il prestigioso “Premio Nazionale Scipione”, allora alla sua seconda edizione.

 

La sezione conclusiva della mostra, intitolata Brani di vita prende infine in esame quelle scene di genere che, lungi dall’avere carattere aneddotico, documentano l’interpretazione interiorizzata che Bartolini offre della realtà. Brani di vita quotidiana, resi con cromie talvolta ardite, nei quali sono ravvisabili tangenze con la sua raffinata produzione letteraria. A questa produzione appartengono opere come Il romitorio del 1942 (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea) e le Mietitrici realizzate per la raccolta di Giuseppe Verzocchi attorno al 1949 (Forlì, Pinacoteca Civica), opere eccezionalmente concesse in prestito.
 

Orari

Novembre/marzo: da martedì a domenica, 10:00 – 13:00 / 15:00 – 17:30

Aprile, maggio e ottobre: da martedì a domenica, 10:00 – 13:00 / 14:30 – 18:30

La biglietteria chiude 30 minuti prima dell’orario indicato.

 

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