Alessandro Manzoni e la spiritualità dei personaggi. Un viaggio nella tradizione
Pierfranco Bruni
La tradizione è una eredità fondamentale soprattutto nei processi culturali immateriali. I percorsi letterari sono riferimenti che si aprono a ventaglio su modelli che costituiscono una apri pista che rievoca tratteggi linguistici e metafisici.
Più volte ho sostenuto che Alessandro Manzoni è uno dei rappresentati di una tradizione che entra nella contemporaneità. In modo particolare se si guarda all’identità e alle appartenenze.
Perché insisto su Manzoni? Perché è il trascinatore di una cultura illuministica che entra nel Novecento. La letteratura italiana, e non solo, non avrebbe avuto quelle coordinate stilistiche senza la presenza del lavoro che ha compiuto Manzoni con tutta la sua opera, non solo con i Promessi Sposi, proiettandola nei secoli successivi.
Uno sviluppo profetico. Proprio in un intreccio profetico lo sguardo di Manzoni diventa essenziale per dare un senso sua alle tematiche che ai personaggi. Tematiche in cui il dramma condensa il significante delle storie in una storia che percorre epoche che hanno segnato sia la filosofia che la letteratura. Il tragico delle opere iniziali diventa una dimensione fondamentale proprio nei valori. Una cultura immateriale dunque.
I valori espressi in Manzoni hanno una connotazione anche antropologica. Le due Tragedie portano sulla scena il male e il bene dei personaggi proiettandoli in quel gioco fuori-dentro che conduce in un al di là stesso del bene e del male. Le Odi sono una evocazione in una vocazione sibillina tra il tempo e la storia immensa che fa dure Ei fu. Odi o Inni? Generi contestabili? Ma non è questo che mi riguarda. Nei generi “serpeggia” il raccontare, il quale costituisce l’essenziale.
Manzoni racconta anche nel verso perché è la sua formazione di narratore che lo impegna in un linguaggio che fluidifica i fatti e non le cose. Nei suoi scritti filosofici trasforma la cosa [ovvero il reale o la cronaca] in pensiero. È il pensiero oltre il tema del razionale che penetra i suoi scritti filosofici. Questo non significa che manchi il pensiero nelle altre opere. Assolutamente no.
Il pensiero nel romanzo è nel dialogare, ovvero nei colloqui dei personaggi che diventano destino. In quel colloquiare c’è una profonda metafisica che si intaglia in una ontologia del dire e del fare. Le percezioni permettono di scrivere le parole delle emozioni. Accanto al dato narrante ci sono, appunto, le parole delle emozioni che caratterizzano il ruolo di essere personaggio tra l’essere e il tempo. Ma essere e tempo sono dimensioni immateriali. Quindi spirituali.
Manzoni porta sulla scena la spiritualità del personaggio (come abbiamo cercato di sottolineare nel saggio a più voci: “Alessandro Manzoni. La Tradizione in viaggio”, Solfanelli). Le conversioni sono una dichiarazione di una spiritualità profonda che si definisce nella letteratura. Se oggi si può discutere di una letteratura della tradizione nella spiritualità lo si deve a Alessandro Manzoni. Lo scrittore che innova e rinnova.