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IL PUNTO   n. 930 del 17 novembre  2023

di MARCO ZACCHERA

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SOMMARIO: Esce GENTE DI LAGO 3 – Non nascondiamo i drammi della guerra e il peso etico di certe sentenze – Grillo non fa più ridere – Sciopero annunciato – Incontro Biden-Xi, l’Europa ai margini – Un ricordo di Franca Olmi

 

GENTE DI LAGO 3

E’ in uscita il volume GENTE DI LAGO 3 che continua la fortunata raccolta di quelli precedenti proponendo nuovi personaggi, racconti, storie del Lago Maggiore e dintorni. Un testo arricchito da molte foto d’epoca e – – come per gli altri volumi ho avuto modo di dare un’ampia collaborazione firmandone una buona parte.  I lettori de IL PUNTO possono richiedermelo direttamente via mail al prezzo speciale di 20 euro spese di spedizione comprese. Il ricavato verrà devoluto al “Verbania Center”.  UN’IDEA PER UN ORIGINALE REGALO DI NATALE !

 

FATE VEDERE QUEI BIMBI

Non si fanno mai vedere i volti dei bambini per via della “privacy” e a volte questo ha un senso, altre volte la scelta è perché quelle immagini potrebbero sconvolgerci. Forse avremmo tutti bisogno di vedere proprio i volti sfigurati e i corpi dilaniati di tanti bambini che soffrono, uccisi o fatti a pezzi dopo attentati o bombardamenti. Ci aiuterebbe a capire meglio l’orrore e l’ingiustizia della guerra turbando (finalmente) la nostra delicata coscienza. Avrei voluto vedere anche il volto della piccola Indi Gregory che probabilmente sarebbe presto morta comunque, ma per la quale la “giustizia” inglese ha dovuto accanirsi per volutamente farla morire subito. Quando le è stato tolto pure l’ossigeno Indi ha comunque vissuto (soffrendo?) alcune ore.

E’ sempre questione di coscienza: se bisogna togliere la vita ad una bambina di 8 mesi,  allora perché tenere in vita malati o anziani terminali, oppure feriti senza più speranze? Attenzione, perché andando avanti di questo passo – senza più dare un senso etico della vita –  si curerà solo chi “conviene”, “può servire”, “può farcela”  (o ha i soldi per essere mantenuto in vita).

 

GRILLO NON FA PIU’ RIDERE

Da tempo Beppe Grillo non fa più ridere e mi ha lasciato molto perplesso il suo show un po’ patetico e un po’ triste dal solito Fazio (a proposito, Grillo ci sarà andato gratis o a pagamento?).

In buona sostanza, a metà tra la sincerità e l’ironia, Grillo ha auto-ammesso di essere politicamente un fallito, di essere stato un cretino nell’assegnare le redini del M5S prima a Di Maio e poi a Conte e di aver fatto del male al nostro paese.

C’è certamente chi ha fatto peggio di lui, ma sicuramente con le sue scelte soprattutto negli uomini e donne chiamate a rappresentare il M5S ha ucciso una speranza, una alternativa, una profonda volontà di milioni di persone che volevano finalmente – e in buona fede – cambiare qualcosa.

Alla fine, a parte Di Maio che si è personalmente ben sistemato con un vergognoso incarico europeo, oggi il M5S è politicamente defunto, rientrerà nell’alveo PD, ha perso attrazione ed appeal. Conte appare come sempre solo un grande narciso pieno di sé, eternamente polemico e regolarmente ansimante. Grillo alla fine da politico non ne ha azzeccata una, è stato una completa delusione e gli va dato atto di essersene (finalmente) accorto. Meglio tardi che mai.

 

SCIOPERO GENERALE

Come poteva non scioperare la CGIL che già a luglio aveva annunciato che lo avrebbe fatto “Contro la manovra” anche se al tempo non c’era ancora? Avanti quindi nonostante che l’Autorità garante degli scioperi lo abbia dichiarato parzialmente illecito a tutela dei servizi essenziali per i cittadini.

CGIL e UIL (non la CISL) si accodano a PD e M5S (o viceversa, ma è lo stesso). Scioperare è un diritto sacrosanto, ma quando si trasforma in atto puramente politico crea danni per tutti e sostanzialmente non serve a niente.

Riflettiamoci: se in Italia si lavora circa 300 giorni l’anno, domeniche escluse (ma in realtà i giorni di lavoro sono di meno) ogni giorno si produce circa lo 0.3% del PIL. Lo sciopero di venerdì 17 (che sfiga di data!) lo abbatte quindi in proporzione. Grazie Landini, adesso siamo tutti più ricchi mentre il capo della UIL Bombardieri merita una citazione super quando dichiara: “Noi siamo sindacati, non siamo sindacati di sinistra, teniamo alla nostra autonomia dai partiti” Bravo,  chi ci crede alzi la mano.

 

XI-BIDEN, INTERESSA ANCHE A NOI

L’incontro a San Francisco tra il leader cinese Xi e Biden comunque ci riguarda perché segnala un disgelo nel Pacifico, il che potrebbe non essere una buona notizia per l’Europa.

Contava l’incontro in sé più che i suoi contenuti o i suoi improbabili risultati diretti, perché questi  vengono solo successivamente nella fitta serie di meeting che si avviano poi ai vari livelli tra i rispettivi staff.

Entrambi i leader vivono un momento difficile e non possono certo scoprirsi: Xi è alle prese con una grave crisi economica perché il Dragone sta rallentando nel suo sviluppo, ovvero sta continuando a crescere ben di più di Europa ed USA ma non più con i ritmi degli ultimi decenni o anche solo degli ultimi anni.

La ripresa post-Covid c’è stata, ma vengono al pettine molte questioni delicate interne alla Cina a cominciare dalla bolla immobiliare che aveva puntato su un aumento ben maggiore delle richieste, risorse e disponibilità per alloggi e che non si riesce a riassorbire creando un forte malumore sociale.

Joe Biden ha invece spinosi problemi interni: un Congresso che lo frena (due giorni fa per esempio sono state sostanzialmente bocciate le richieste presidenziali per nuovi fondi militari ad Ucraina e ad Israele), mentre la popolarità del vecchio presidente è scesa ai minimi, con sempre più democratici che chiedono un cambio di leader in vista delle prossime elezioni presidenziali e tra i quali cresce, per esempio, l’appeal della figura volitiva del segretario di stato Antony Blinken.

L’ obiettivo – raggiunto – del summit era comunque quello di avviare il disgelo, per “capirsi reciprocamente in modo chiaro e fare in modo che la competizione non sfoci in conflitto”, ha ribadito Biden dopo le foto di rito. Frasi che sono interpretabili anche come “ciascuno si faccia gli affari propri, la controparte non si opporrà…”

Frase che a Taipei non dev’essere piaciuta per niente perché infatti in Cina è stata interpretata come una diminuzione di attenzione americana verso Taiwan, da sempre oggetto dei pensieri di Pechino.

D’altronde restano aperti molti scenari di tensione: dall’Ucraina ai reciproci rapporti economici, minati per la Cina dalle sanzioni e dalle limitazioni Usa all’export hi-tech e per Washington dalla mancanza di parità nei costi di produzione.

Nel post-vertice Biden (con un’uscita davvero poco diplomatica, tanto che ci si è chiesto se Biden fosse completamente lucido) ha subito definito pubblicamente Xi un “”dittatore, nel senso – ha tentato poi di sfumare – “che è alla guida di un paese comunista”.  Biden ha sottolineato – per evidenti fini elettorali, ma quanto è credibile? – di aver comunque anche sollevato durante il vertice i suoi timori sugli abusi dei diritti umani in Cina, inclusi quelli nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong.

Se lo ha fatto, Xi avrà annuito e sorriso con accondiscendenza, ma senza spostarsi di un millimetro dalle sue posizioni.

Forse, alla fine, entrambe le parti hanno davvero convenuto per ora solo di mettere dei limiti al commercio del Fentanyl, l’oppioide sintetico prodotto in Cina a basso costo che va di gran moda in America dove miete decine di migliaia di vittime ogni anno.

Poco spazio per i problemi ambientali (conta prima il business!), nella conferenza stampa finale Xi è rimasto nel vago alla richiesta americana di contribuire alla de-escalation sia in Medio Oriente (soprattutto facendo pressione sull’Iran perché non allarghi il conflitto) che per le forniture militari alla Russia per il conflitto in Ucraina (in questo caso il pressing sollecitato da Biden valeva per l’Iran, ma anche per la Corea del Nord).

Il leader cinese continuerà quindi a restare il principale alleato militare e politico di Putin e – anche solo per ovvi motivi di alleanze e investimenti cinesi in Medio Oriente e soprattutto per l’importanza degli scambi commerciali ed energetici con le nazioni arabe – resterà intatto l’appoggio di Pechino alla causa palestinese. Possono sembrano tutte solo chiacchiere scontate, ma la macchina diplomatica si è rimessa in gioco: USA e Cina si riavvicinano.

Sullo sfondo – ignorata e lontana – resta l’Europa, sempre più sola e ai margini di un mondo che ha ormai il cuore sulle sponde del Pacifico più che dell’Atlantico. Europa che non ha più un suo ruolo credibile e conta sempre di meno. Possiamo illuderci con tante chiacchiere “green” o sui massimi sistemi, ma una siamo un continente sempre più vecchio e marginale.

Forse dovrebbero capirlo soprattutto gli europei.

 

FRANCA OLMI

Credo doveroso un breve ricordo della prof. Franca Olmi, scomparsa nei giorni scorsi, da sempre attenta lettrice di queste note (e che non esitava a telefonarmi per lunghi commenti…)

Insegnante e preside, se nel 1992 è nata la nostra provincia del VCO dobbiamo dire grazie anche al suo impegno, così come fu la prima ed attivissima presidente dell’allora neonato Parco Nazionale della Valgrande.

Consigliere ed assessore al Comune di Verbania la ricordo anche per un aspetto personale: quando fui ingiustamente messo sotto processo nel 1989 per una questione squisitamente politica ebbe il coraggio di venire in tribunale a deporre in mio favore. Non era facile – allora – per un assessore di sinistra andare a difendere pubblicamente un oscuro consigliere comunale del MSI, ma Franca non si sottrasse a quello che riteneva essere il Suo dovere per rendere omaggio alla verità.

Anche per questo La ricordo con affetto e tanta commozione.

 

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