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Fiaccolata in memoria di Ciro Modugno. La mamma Nunzia: “Il nostro grido di giustizia non finirà mai”

 

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CASAL DI PRINCIPE. Il popolo di Casal di Principe scende in strada per Ciro Modugno. A due giorni dal processo finale, il 21 novembre 2023, in Corso Umberto I si è tenuta una fiaccolata in memoria di Ciro Modugno, l’«angelo dorato» – così come amano ricordarlo i suoi amici e la madre, Nunzia Covelli – che il 10 ottobre del 2021, alle 23, mentre rientrava a casa in sella al suo scooter, fu investito da un’auto il cui conducente 28enne era in stato di ebrezza e sotto effetto di sostanze stupefacenti.

 

Amici, parenti e conoscenti hanno voluto ricordare il 15enne, dedicandogli cartelloni, palloncini, foto e oggetti vari che sono stati riposti vicino alla panchina che mamma Nunzia ha fatto costruire in ricordo del figlio, proprio sul marciapiede dove ebbe luogo il tragico evento. Tutti hanno percorso Corso Umberto gridando “giustizia” per Ciro, una giustizia che data la pena assegnata al carnefice – 7 anni e 4 mesi – tarda ad arrivare.

 

“Ancora una volta il popolo scende in strada per chiedere giustizia per mio figlio, Ciro Modugno – afferma mamma Nunzia Covelli –. Mio figlio è una vittima innocente della strada, strada dove due anni fa fu investito da un soggetto  sotto effetto di droga e alcool. Dopo due lunghi anni chiedere giustizia, il giorno 23/11/2023 ci sarà chi metterà fine a tutto questo. Il carnefice è stato condannato solo a sette anni e quattro mesi, di cui ora gliene restano da scontare solo cinque. È normale dare condannare solo a sette anni una persona che ha spezzato la vita e i sogni di un ragazzo di soli quindi anni?”.

 

Ancora, tuona il dolore di mamma Nunzia: “Noi siamo famiglia distrutta dal dolore, che cerca con tutte le forze di sopravvivere. Ora Ciro è un angelo meraviglioso del cielo, luogo in cui l’unica legge è la legge di Dio, la più giusta e la più severa. La legge della terra, dello Stato nn permette di condannare a 30 anni chi commette un omicidio stradale, ma la legge non può e non deve più permettere che ci ammazzino i figli. Ed è per questo che il nostro grido di giustizia non finirà mai”.

 

Nunzia Covelli 

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