Rohingya: Save the Children, più di 450 bambini sono arrivati in barca in Indonesia la scorsa settimana mentre aumenta il numero di rifugiati che rischiano la vita in mare, oltre l’80% quest’anno. Raddoppiato il numero delle vittime o i dispersi durante le traversate rispetto al 2022.
L’Organizzazione chiede alla comunità internazionale di finanziare interamente il piano di risposta umanitaria per i rifugiati Rohingya. Invita inoltre a collaborare con il governo del Bangladesh per il reinsediamento nei Paesi terzi e per garantire occupazione e opportunità educative per i rifugiati Rohingya
465 bambini Rohingya sono arrivati in Indonesia via mare la scorsa settimana, molti dei quali senza cibo né acqua. Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro, sottolinea che il numero di rifugiati Rohingya che hanno affrontato pericolosi viaggi è aumentato di oltre l’80% quest’anno.
Secondo l’UNHCR, 3.572 rifugiati Rohingya sono partiti quest’anno dal Bangladesh e dal Myanmar via mare, contro i 1.947 che hanno tentato la traversata lo stesso periodo del 2022. I bambini rappresentano circa il 31% del totale e arrivano esausti, spaventati e affamati[1].
Finora, nel 2023, 225 rifugiati Rohingya hanno perso la vita o sono risultati dispersi durante il viaggio in mare: il doppio rispetto allo stesso periodo del 2022.
Come hanno raccontato alla Fondazione Geutanyoe, partner di Save the Children ad Aceh, i minori hanno trascorso 11 giorni in mare, esaurendo cibo e acqua due giorni prima che la loro barca arrivasse in Indonesia.
Alcuni bambini attualmente dormono in tende senza coperte, materassi o zanzariere. C’è bisogno anche di medicinali, kit igienici e sostegno psicosociale per tutti loro. La maggior parte dei Rohingya è partita dal Bangladesh dove, dopo l’esodo della popolazione dal Myanmar sei anni fa, più di un milione di persone vive nel più grande insediamento di rifugiati al mondo.
Le condizioni nei campi sono terribili e molti vivono in condizioni di disagio e sovraffollamento. Ai rifugiati non è consentito lavorare fuori dai campi e la loro sopravvivenza dipende quasi interamente dagli aiuti umanitari. Quest’anno l’assistenza alimentare è stata ridotta due volte e portata a 27 centesimi di dollaro pro capite al giorno, a causa della grave carenza di finanziamenti.
“I minori Rohingya stanno mettendo a rischio la loro vita, intraprendendo viaggi estremamente pericolosi. Molti di loro restano sulle barche per giorni, a volte anche settimane, e quando toccano terra sono alla disperata ricerca di cibo e acqua. Nessun bambino dovrebbe sopportare settimane in mare su una fragile imbarcazione e l’aumento di questi viaggi rischiosissimi, a cui stiamo assistendo quest’anno, è estremamente preoccupante”, ha dichiarato Sultana Begum, Responsabile delle politiche e advocacy umanitaria di Save the Children in Asia.
“Chi tenta un viaggio in mare, rischia di subire abusi, di essere sfruttato e persino la morte. Ma le famiglie Rohingya vivono una situazione così disperata che affrontano pericoli gravissimi per cercare una vita migliore. Questi viaggi dimostrano come molti rifugiati hanno perso ogni speranza. I governi regionali devono onorare urgentemente i loro obblighi e impegni internazionali, delineati nella Dichiarazione di Bali, facilitando sbarchi sicuri per le navi dei rifugiati Rohingya. È tempo di uno sforzo rapido e unificato per rafforzare la cooperazione a livello regionale, volta a salvare vite umane in mare, garantire sbarchi sicuri e fornire alle persone l’accesso agli aiuti umanitari e alle procedure per determinare il loro status di rifugiato” ha concluso Sultana Begum.
Save the Children chiede alla comunità internazionale di aumentare i contributi finanziari e garantire che il piano di risposta umanitaria per i rifugiati Rohingya sia interamente finanziato, esortandola a collaborare con il governo del Bangladesh per esplorare opzioni per il reinsediamento su larga scala nei Paesi terzi, nonchè sostenere l’espansione dell’occupazione formale e delle opportunità educative per i rifugiati Rohingya e la comunità ospitante.
Save the Children è una delle principali ONG internazionali che opera nel campo profughi di Cox’s Bazar in Bangladesh, raggiungendo circa 600.000 rifugiati Rohingya, tra cui oltre 320.000 bambini dall’inizio dell’intervento nel 2017. L’Organizzazione, con il sostegno del governo del Bangladesh, gestisce oltre 100 centri che supportano l’apprendimento e il benessere dei bambini nella loro lingua madre e ora li sta aiutando a imparare il birmano.