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La morte del poeta Roberto Pazzi/Sgarbi: «Ha sentito Ferrara come una città dell’anima, dove vivere e morire, come è stato, in una dimensione inevitabilmente metafisica»

 

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ROMA – Il Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ricorda l’amico e poeta Roberto Pazzi scomparso oggi a Ferrara:

 

«Roberto pazzi è il poeta che più di tutti ha sentito Ferrara come una città dell’anima, dove vivere e morire, come è stato, in una dimensione inevitabilmente metafisica.

Le sue poesie, i suoi libri, i suoi racconti ci accompagneranno come momenti della vita e della sensibilità ferrarese più autentica. Che non ha niente di locale o di provinciale ma è la dimensione universale della provincia.

Ferrara è stata la sua vita, e Roberto poteva ripetere per sé i versi di Ludovico Ariosto: “Se io non fossi, di ogni cinque o sei mesi, stato uno a passeggiar fra il domo e le due statue dei marchesi miei, da si’ noiosa lontananza domo, già sarei morto”

Ferrara era per lui (e per noi) la città necessaria, di qua o di là.

E a Ferrara vivrà la sua morte»

 

(Nella foto allegata Roberto Pazzi con Vittorio Sgarbi)

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