PAROLE APPUNTITE COME COLTELLI
Bambine, madri, sorelle, uccise una dopo l’altra, senza rintocchi di campane, soltanto rumore di scartoffie dove annotare l’ennesimo abuso e sopruso. Mentre tutto ciò ha il sopravvento sui significati delle parole, sui polsi delle vene che si torcono, assistiamo alla violenza messa in atto in altre periferie esistenziali, nelle classi, nelle scuole. Un adolescente sbatte a terra con un cazzotto a tutto braccio il suo professore, reo di avergli ricordato il valore del rispetto, dell’educazione, la cura della propria dignità. Un altro giovane si spintona con il proprio compagno di istituto e senza la benchè minima incertezza estrae dalla tasca la molletta e sferra il fendente tra capo e collo. Il perdente stramazza a terra, è in fin di vita, esempio feroce tra chi vince e chi perde non si fanno prigionieri. Gli adolescenti scoprono lo strumento della violenza, del colpo secco a ferire, il fascino dell’adrenalina, della prevaricazione, del sopruso, del rimanere avanti e mai indietro, costi quel che costi. Piani di guerra, strategie conflittuali, accerchiamento della ragione, come se tutto questo sferragliare di ingiustizia e illegalità, fosse il risultato di uno slang imparato per bene e non per caso, appreso dove non ci sono i banchi di scuola, ma tavole apparecchiate con ogni ben di Dio, quel Dio che viene da pensare sia morto da troppo tempo oramai.
Le analisi che si susseguono sulla carta stampata, in TV, tra un dibattito e l’altro, sono relative all’autoeducazione necessaria agli uomini per non aggredire le donne, giustamente, ma forse sarebbe il caso di indire un corso di aggiornamento a tappe forzate per quel che resta della famiglia, anche per quella che si ritiene d.o.c. dunque al di sopra di ogni inconsapevole inadeguatezza, quella che sbriga la pratica del bullo come una ragazzata, una condotta che esiste dalla notte dei tempi, uno stile di vita impregnato dai falsi miti, dai modi violenti che affascinano e scavano fosse a misura. L’incapacità di accettare la frustrazione ci dicono i tanti esperti sta alla base del non rispetto dell’altro e delle regole, ma questo epitaffio non riguarda soltanto gli uomini adulti dal possesso facile incontrollato, bensì pure gli adolescenti lasciati a briglia sciolta, bravi ragazzi un po’ imbizzarriti quando incontrano improvvisamente un ostacolo, un impedimento alla propria volontà, a ben pensarci proprio come accade ai tanti genitori che non sanno accettare il dolore di una separazione, perché anche la storia più bella può vacillare e finire.