Genova – mercoledì 20 dicembre ore 21
Cinema Sivori
(Salita Santa Caterina 54 r., tel. 010 5532054)
Per la prima volta a il film
“Vite non calcolate”
di Ermanno Cavazzoni e Sergio Maifredi
sarà proiettato con la partecipazione
degli ospiti del centro di accoglienza
che ne sono i protagonisti.
Intervengono Sergio Maifredi, ideatore dell’opera e regista;
Ermanno Cavazzoni, regista, interprete e autore del racconto;
Marco Pirotta, direttore dell’Abbazia San Nicolò del Boschetto per l’Opera Don Orione, un’istituzione laica che offre ospitalità a chi ne ha bisogno.
Introduce Massimo Minella, giornalista e vice caporedattore di “La Repubblica”.
“Vite non calcolate” (Italia 2023, 52’) di Ermanno Cavazzoni e Sergio Maifredi, prodotto da Teatro Pubblico Ligure / Sergio Maifredi, racconta le vite invisibili degli abitanti dell’antica Abbazia del Boschetto, nascosta nella periferia industriale genovese, a un passo dall’ex ponte Morandi. Il film – presentato in concorso al Biografilm Festival di Bologna e in occasione dell’80esima Mostra d’Arte Cinematografica de La Biennale di Venezia, presso il Venice Production Bridge Meeting Space – mercoledì 20 dicembre (Cinema Sivori, ore 21) sarà proiettato per la prima volta a Genova, la città dove è stato girato, con la partecipazione all’evento degli ospiti del centro di accoglienza protagonisti del film. Le musiche originali del film sono di Michele Sganga (Lumi Edizioni Musicali). L’opera comprende il cameo di Maddalena Crippa che recita “Una vita all’istante” di Wisława Szymborska (nella traduzione di Pietro Marchesani edita da Adelphi, su gentile concessione dell’editore). Gli interpreti del film, oltre a Ermanno Cavazzoni, sono Rodica Avram, Francesco Benazzo, Franco Biolcati, Ruja Marghita Jurj. Abdessamad Lasfar, Fatjon Kanapari, Marco Pirotta, Pietro Puggioni, James Adei “Jimmy” Roko, Giovanni Battista Tonini, Jessica Pastorino, Patrizia Parodi e Paolo Muran.
«L’idea di “Vite non calcolate” è nata due anni fa – racconta il regista Sergio Maifredi -quando il Comune di Genova mi ha invitato a visitare l’Abbazia del Boschetto, un vero gioiello medievale nel cuore della Val Polcevera, ma situata in un contesto industriale e desolato. Da quella visita, dopo aver conosciuto e lavorato con gli ospiti del centro di accoglienza e grazie anche a Marco Pirotta, ingegnere laico che dirige la struttura con uno spirito simile a quello di Don Orione, è nato poi uno spettacolo teatrale, “La città invisibile”». Sono proprio le vite invisibili degli ospiti del centro di accoglienza che hanno ispirato Sergio Maifredi alla realizzazione del film, in cui ha coinvolto anche Ermanno Cavazzoni, scrittore emiliano e sceneggiatore di Federico Fellini per “La voce della luna”.
Con Vite non Calcolate Maifredi e Cavazzoni raccontano la vita di chi al Boschetto viene accolto, transita o si rimette in piedi. «All’Abbazia del Boschetto – continua Maifredi – vivono diversi tipi di persone: c’è l’ingegnere che ha perso il lavoro, l’anziana che si è giocata i risparmi, la famiglia rom, il carabiniere in pensione. È la stessa stratificazione che si trova in una città o in un palazzo. Il Boschetto è abitato da persone a cui le cose sono andate storte, ma non avevano una famiglia o una “rete” che potesse aiutarli. Per alcuni è un luogo di ripartenza, una zona di transito per rimettersi in piedi, per altri, invece, la ripartenza non arriva mai e restano lì per la vita. Al Boschetto si viene accolti e viene data una stanza pagando una quota mensile, nessuno chiede altro se non le regole di educazione della vita in comune, non ci sono obblighi o controlli. Le relazioni che si creano sono spontanee e nate dal fatto di vivere una realtà simile e trovare aiuto reciproco».
Ermanno Cavazzoni, protagonista e voce narrante, veste i panni di un ex professore che non trova più motivo di stare al mondo. Prende un treno e si trova a Genova, sulla riva di un gelido mare invernale. Passa sotto il nuovo Ponte San Giorgio che ha sostituito il Ponte Morandi crollato, finisce in un’antica abbazia che ospita i disperati senzacasa, il Boschetto. In attesa del direttore per essere accolto, gira tra i chiostri rimuginando sulla vita: è scritta fin dalla nascita o è tutto un caso fortuito? E incontra via via gli ospiti, parcheggiati lì, in un limbo che accoglie e non giudica; gli raccontano i loro casi: un carabiniere, una contessa, un ferroviere, un mozzo di nave; un’umanità intera, nella sua variopinta diversità, come nel retropalco del teatro del mondo. Esce rimarginato, come fosse estate, per vivere quel che gli resta.
L’ingresso è libero con prenotazione obbligatoria a info@teatropubblicoligure.it.
Download foto – Manifesto – Trailer al link
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