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L’ingiustizia ancora oggi di Babbo Natale e della Befana
Quando ero piccolo io, Babbo Natale non esisteva, e neppure il suo antenato san Nicola esisteva, perlomeno a Carrara dove vivevo. C’era la Befana. Pensava lei a portare i doni la notte dell’Epifania. Ma quando ero piccolo c’era la guerra, ed eravamo in tanti fratelli, giacché mamma, forse per far piacere al marito e forse un po’ anche a Mussolini, era sempre incinta. E così i doni che arrivavano di notte erano poveri e scarsi. La gioia, però, l’emozione era grandissima. Non si riusciva a dormire quella sera, poi alla fine il sonno vinceva e la mamma entrava in azione. E ci si svegliava scartando il pacchetto. Niente calza, era un pacchetto. Una manciata di caramelle, qualche biscotto, qualche cioccolatino e i soliti giocattoli: una pistola di latta col rotolino di carta picchiettato di gocce di povere da sparo, una trombetta, una trottola di latta colorata che girava girava ed emetteva un rumore che era quasi una musica, una macchinina con la carica a molla…  Poi si tornava a scuola e si restava male apprendendo che a qualche compagno la Befana aveva portato la bicicletta, i pattini, il trenino o altri giocattoli costosi.
Una Befana ingiusta, com’è ingiusto ancora oggi Babbo Natale che non porta a tutti i bambini i giocattoli che sognano, e a tanti bambini non porta niente, né giocattoli né caramelle.
Renato Pierri

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