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Atti osceni

I tre processi di Oscar Wilde

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di Moisés Kaufman

traduzione Lucio De Capitani

regia, scene e costumi Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

luci Nando Frigerio, suono Giuseppe Marzoli

con Giovanni Franzoni, Riccardo Buffonini, Ciro Masella, Nicola Stravalaci, Giuseppe Lanino, Giusto Cucchiarini, Filippo Quezel, Edoardo Chiabolotti, Ludovico D’Agostino

produzione Teatro dell’Elfo

Domenica 14 gennaio maratona Wilde: L’importanza di chiamarsi Ernesto + Atti osceni + Il fantasma di Canterville

 

 

Domenica 14 gennaio Atti osceni torna sul palco dell’Elfo Puccini, nello stesso giorno in cui va in scena l’ultima replica de L’importanza di chiamarsi Ernesto. Due spettacoli e due successi, firmati da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, concepiti come un grande affresco dedicato a Oscar Wilde; una maratona (a partire dalle 15.30)  che si completa con la lettura scenica del Fantasma di Canterville.

Si passa dai colori sgargianti e dai ritmi indiavolati della commedia con cui l’autore fece a pezzi il perbenismo della società vittoriana (che pure lo applaudiva), al testo di Moisés Kaufman che racconta la persecuzione di cui fu vittima da parte di quella stessa società che fino a pochi giorni prima lo osannava.

Atti osceni mette infatti in scena i tre processi che coinvolsero Wilde nel 1895, in un’atmosfera dominata dal nero, dai chiaroscuri e da potenti tagli di luce, che ricreano le atmosfere opprimenti delle aule di tribunale. Ma nel serrato dibattito giudiziario lo spettacolo di Bruni/Frongia riesce ad aprire squarci commoventi e poetici, travalicando i confini di un’appassionante ricostruzione storica per trasformarsi in un rito teatrale in cui si parla di arte e di libertà, di sesso e di passione.

 

Dalla rassegna stampa

Fu un linciaggio, perpetrato dalla società benpensante contro il brillante irlandese che pur divertendola l’aveva sfidata. In Atti osceni, scritta cento anni dopo i fatti, l’illustre regista-autore newyorchese di origine venezuelana Moisés Kaufman lo racconta mediante un abile, appassionante montaggio di documenti tratti dai verbali giudiziari e da molte altre testimonianze. Nell’eccellente, veramente eccellente (ritmo, chiarezza, vivacità, umorismo) edizione diretta da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia quest’uno è Giovanni Franzoni, un Wilde prima sprezzante e ironico, quindi smarrito e addirittura trasognato, ma, nella convinzione delle proprie idee come nell’ammissione delle proprie debolezze, eroico.

Masolino d’Amico, La Stampa

 

I testimoni, gli avvocati, gli accusatori, gli sciagurati compagni di bisboccia, il pubblico di questa specie di apologo fortissimo, sia nella caduta fatale che nella sua presa di coscienza, hanno trovato in Giovanni Franzoni un attore di rara intensità, perfetta ‘copia’ dell’immagine dello scrittore proiettata sul fondo della scena che ricrea con una penetrazione inquietante e ricca di sfumature, facendone un personaggio ‘vivo’. Nel gran numero degli interpreti che in questa ballata tragica spesso hanno più di un ruolo si distinguono il giovane, navigato Bosie di Riccardo Buffonini e le incisive maschere di Ciro Masella che è il padre di Bosie, accusatore, quasi il ‘killer’ di Wilde. Da vedere.

Maria Grazia Gregori, delteatro.it

 

Catturante, irrequieto, appassionato, lo spettacolo mette in piazza il calvario in tribunale di un uomo protagonista di avventure giuridiche nel 1895 per i suoi orientamenti intimi, e per la coerenza nel sostenerli apertamente in un Regno Unito dove fino al 1954 il vero scandalo sarà costituito dalla pena carceraria inflitta agli omosessuali. Il valore di un testo come Atti osceni è quello di documentare l’ipocrisia benpensante di un’opinione pubblica che osteggiò Wilde anche a dispetto del grande successo delle sue pièce. Noi spettatori siamo in un’aula di giustizia, alle prese col contenzioso legale nato dall’affronto che Lord Queensberry, il padre di Bosie, il ragazzo amato da Wilde, riserva allo scrittore, indirizzandogli un biglietto inequivocabile (Oscar Wilde si atteggia a sodomita), al quale il dandy reagisce con querela il cui effetto non tarda a ritorcerglisi contro. La dignità, l’arguzia, lo spirito socratico con cui il Wilde, magnificamente impersonato da Giovanni Franzoni (capace di flemma, e fulminei aforismi), s’imbatte in queste marchette assurte a ‘testimoni della regina’ sono un pregio del copione che Kaufman ha ricavato da verbali e da opere wildiane come il De Profundis, o la poesia La Casa del Giudizio, nell’italiano di Lucio De Capitani. Tutto è governato dall’umana, etica regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, un platonico presidio per la libertà d’espressione. Facendo leva su un cast di attori interpreti di più ruoli.

Rodolfo Di Giammarco, la Repubblica

 

 

 

Teatro Elfo Puccini, sala Shakespeare, corso Buenos Aires 33, Milano

Orari spettacolo: martedì, mercoledì, giovedì e sabato ore 20.30

venerdì ore 19.30 | domenica ore 16.00

Durata spettacolo: 2h 20 minuti con intervallo

Prezzi: intero € 34 / <25 anni € 15 / >65 anni € 18 / online da € 16,50

Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021

 

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DOMENICA 14 GENNAIO  MARATONA WILDE

ore 15:30 L’importanza di chiamarsi Ernesto

ore 18.00 Il fantasma di Canterville

90 minuti di intervallo

ore 20.30 Atti osceni

 

POSTO UNICO MARATONA: 44

È anche possibile acquistare i biglietti per i singoli spettacoli.

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