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Con una Biancaneve brutta non avremmo la bella fiaba
Il mio breve articolo “La fiabesca cantonata di Paola Cortellesi”, inserito su “Stati Generali – Serena Dandini Facebook”,  è stato frainteso da qualcuno che, anziché confutare con validi argomenti quanto da me rilevato, si è limitato a darmi del maschilista. Il che mi fa sorridere, giacché è una vita che scrivo articoli contro il maschilismo e segnatamente contro la grave piaga dei femminicidi. La mia non era una critica al pensiero della Cortellesi riguardo alla cultura patriarcale della quale risentono anche le fiabe, ma al suo discorso assurdo sulla fiaba di Biancaneve: “Siamo sicuri che se Biancaneve fosse stata una cozza il cacciatore l’avrebbe salvata lo stesso?”. Al che un ascoltatore avrebbe potuto replicare: “Siamo sicuri che se Biancaneve fosse stata brutta, la regina che era ossessionata dal timore di non essere la più bella, avrebbe tentato di ucciderla?”. La fiaba non poteva essere creata con una Biancaneve brutta. In questo caso il maschilismo c’entra come i cavoli a merenda. Del resto, come facevo osservare nell’articolo, nelle fiabe non sono bellissime solo le principesse, ma anche i principi. Ma immaginiamo pure una Biancaneve brutta. Che cosa ci autorizza a pensare che il cacciatore tenero di cuore non avrebbe salvato ugualmente l’innocente? Insisto: Paola Cortellesi ha preso una grossa cantonata.
Renato Pierri

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