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Dalla Fibrosi Cistica alla Bronchiolite

 

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Ecco come la telemedicina aiuta il monitoraggio

 

Il corso di formazione Omceo Roma fa il punto sulle Nuove Frontiere della pediatria

 

 

Roma – Monitorare a distanza i pazienti con fibrosi cistica grazie alle nuove possibilità di comunicazione offerte dalla telemedicina. E’ quanto succede, da qualche tempo, all’ospedale pediatrico Bambino Gesù-Irccs di Roma. Sergio Bella, dirigente medico I livello presso presso l’Unità operativa complessa di pneumologia e fibrosi cistica, oltre che presidente dell’Associazione italiana di telemedicina e informatica medica (Aitim), e Alessandro Onofri, dirigente medico della U.O.C. Pneumologia Pediatrica e Fibrosi Cistica Terapia Semintensiva Respiratoria, Medicina del Sonno e Ventilazione a lungo termine del nosocomio romano, ne hanno parlato nell’ambito del corso di aggiornamento ‘Casi clinici (e non solo) in pediatria: dall’ospedale al territorio andata e ritorno’, organizzato sabato scorso dall’Ordine provinciale dei medici-chirurghi e degli odontoiatri di Roma.

 

Un corso, andato sold out, in cui si è fatto innanzitutto il punto su intelligenza artificiale e telemedicina come nuove frontiere della pediatria portando, tra le altre, proprio l’esperienza del Bambino Gesù. Un’esperienza che dimostra “quanto le potenzialità delle nuove tecnologie possano essere importanti per contribuire a migliorare la qualità della vita dei pazienti anche, per esempio, riducendo gli spostamenti delle famiglie che si trovano fuori città o fuori regione”, commenta Valentina Grimaldi, pediatra di famiglia-psicoterapeuta, consigliera Omceo Roma e responsabile scientifico del convegno insieme a Piero Valentini, direttore Uosd di Malattie Infettive Pediatriche presso il Policlinico Gemelli di Roma. E proprio dal Gemelli arriva un altro importante esempio di monitoraggio da remoto dei piccoli pazienti illustrato nell’ambito del corso di aggiornamento: l’utilizzo di un dispositivo per il controllo a distanza della bronchiolite.

 

“Quando il paziente viene dimesso, gli viene affidato un apparecchio, simile a un fondoendoscopio, che serve per controllare la respirazione- è stato spiegato nel corso del convegno- le rilevazioni dello strumento vengono trasmesse in tempo reale sul computer del medico che può così monitorare lo stato del paziente”.

 

“Non è uno strumento che sostituisce la visita medica programmata- precisa Grimaldi- ma permette il monitoraggio costante dei piccoli pazienti e che potrebbe essere applicato anche nell’ambito dell’assistenza primaria”.

 

Esperienze, quelle del Bambino Gesù e del Gemelli, che dimostrano quanto la tecnologia possa essere di supporto all’attività del medico e sottolineano anche l’importanza della comunicazione tra le varie figure professionali affinché possa essere favorito un dialogo effettivo ed efficace tra ospedale e territorio. Un obiettivo per raggiungere il quale “è però anche necessario un impegno istituzionale affinché strumenti e formazione vengano adeguatamente messi a disposizione dei professionisti sanitari”, si è sottolineato nel corso della tavola rotonda che ha accompagnato il convegno e a cui ha preso parte Danilo Fusco, dirigente Area sistemi informativi logistica sanitaria e coordinamento acquisti della Regione Lazio che aveva aperto la prima sessione con una relazione sulle terapie digitali.

 

Un punto evidenziato anche da Giovanni Leonardi, segretario generale del ministero della Salute, che ha sottolineato come la telemedicina sia una grande risorsa per la sanità ma senza dimenticare che non sostituirà mai l’operato umano “perché ci vuole sempre la competenza delle persone per far sì che le tecnologie siano utilizzate a vantaggio della popolazione e diventino alleate dei medici”.

 

Il recente accesso all’anagrafe vaccinale, per esempio, che ha consentito ai pediatri del territorio di attivare tanti recuperi vaccinali tra i propri pazienti, è un altro esempio di quanto la tecnologia possa andare a supporto dei professionisti sanitari non solo nel monitoraggio ma anche nelle attività di prevenzione.

 

Del resto, come sottolineato da Pietro Luigi Rotili, pediatra di libera scelta della Asl Roma 3, “i pediatri del territorio sono ormai tutti informatizzati e possono contribuire con i dati che hanno a programmi di prevenzione ed epidemiologia”.

 

Di contro, tra i punti evidenziati nell’ambito della tavola rotonda c’è stata anche la necessità di uniformare il territorio nazionale dal punto di vista della dotazione tecnologica per quanto riguarda le famiglie. “Non in tutto il Paese i nuclei hanno la stessa possibilità di accesso alle tecnologie- ha evidenziato ancora Grimaldi- esistono zone disagiate in cui la connessione a internet non funziona adeguatamente così come esistono nuclei sprovvisti di computer”.

 

Nel complesso si è trattato di un corso di aggiornamento molto apprezzato dal pubblico, soprattutto perché legato ad argomenti pediatrici che, spesso, vengono affrontati meno di altri nell’ambito dei corsi di formazione. La Commissione Pediatria dell’Omceo Roma ha invece lavorato per dare più spazio a queste tematiche ed è riuscita a riunire intorno al tema professionalità diverse: dai pediatri del territorio, a quelli ospedalieri, agli universitari. “Una pluralità di appartenenze e percorsi che nel convegno ha trovato una propria sintesi affrontando tematiche, come quelle dell’informatizzazione, attuali e importanti per tutti i professionisti nell’ottica evolutiva di un cambio di paradigma nel processo di cura e assistenza pediatrica”, ha detto infine Grimaldi.

 

Nella seconda parte del corso di aggiornamento sono stati poi presentati una serie di casi clinici e affrontati, in un intenso dibattito, argomenti pediatrici emergenti come i disordini dello sviluppo sessuale o le problematiche poco note relative alla salute dei bambini migranti, dalle mutilazioni genitali alla circoncisione rituale. Il tutto affrontato sempre dal punto di vista dell’ospedale e del territorio.

 

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