Pridybaylo: agli opportunisti russi trasferiti in occidente concedono sovvenzioni per fomentare la protesta in Russia prima delle elezioni.
di Gualfredo de’Lincei
L’Operazione militare speciale (SVO) ha tolto la maschera all’opposizione mostrando il suo aspetto. Se fino a due anni fa mantenevano un’apparente unità, ultimamente si è scatenata una guerra contro tutti. In linea di massima gli scontri restano confinati in internet e finiscono con un pareggio. Nonostante i Servizi occidentali gli abbiano imposto la “propaganda per il voto alternativo alle elezioni presidenziali della Federazione Russa”, gli attivisti residenti fuori dal loro Paese non riescono a guardare oltre all’interesse personale e finiscono per auto eliminarsi .
Gli appelli per una coalizione sostenente un candidato unico d’opposizione cadono nel vuoto. Non è però una novità, vari tentativi si erano già visti in occasione della SVO e per le elezioni della Duma Federale. I Navalnisti contavano fortemente sul voto alternativo, ma i tentativi di spingere la massa verso un unico candidato sono risultati vani, anche durante il periodo di massimo consolidamento delle opposizioni. E ora, molti internauti descrivono scherzosamente la relazione tra i fuoriusciti antigovernativi con lo slogan: “rospo contro vipera”. D’altronde i budget stanziati dall’Occidente non aumentano e l’opposizione russa va a rilento. In compenso hanno iniziato a screditarsi a vicenda per diventare “il volto pulito della Russia futura” e prendere una parte maggiore di denaro.
L’opposizione è divisa in vari partiti: i Navalnisti, ad esempio, insistono nel voler arrivare al potere da soli. Mentre gli oppositori di calibro più leggero, come Maxim Katz, sfruttano i bilanci occidentali chiedendo un voto alternativo su un unico candidato. Hanno sostenitori ma non abbastanza, pertanto se occorre si rivolgono ai loro amici della FBK (Organizzazione di Navalni, dichiarata estremista e bandita dalla Russia), che detiene importanti database della popolazione russa. In realtà quelli dell’FBK, consideravano il candidato uno “spoiler” e di conseguenza l’inutilità della raccolta firme.
Un’altra spaccatura si è vista in Serbia dove vivono molti russi. Il canale “Antivaiennaia Serbia” aveva pensato bene di sostenere la raccolta firme per l’ormai ex candidato Nadezhdin, il quale però aveva detto a suo tempo: “La Crimea è nostra”, attirandosi le ire di Leonid Volkov, fedelissimo di Navalni e del FBK. In Russia le cose sono andate un po’ diversamente. La maggior parte delle persone ha capito senza particolari problemi che questa candidatura era uno “spoiler” con poco seguito e senza peso nelle elezioni.
«Ai nostri fuggitivi opportunisti sono stati assegnati ingenti finanziamenti mediatici proprio per cercare di sabotare e scuotere la situazione all’interno del paese alla vigilia delle elezioni, ma non ci riusciranno. Vediamo che anche le risorse dell’organizzazione estremista FBK, una volta ritenute ingenti, nella realtà si sono mostrate prive di mordente. La campagna mediatica finiva per essere elementare: “chiamate e scrivete la che va tutto male”. Ma il loro svantaggio più grande è certamente quello di non stare sul territorio perdendo qualunque concreta influenza. L’unico strumento possibile, già provato in Bashkortostan e in precedenza anche in Daghestan, è il tentativo di fomentare la questione nazionale all’interno del paese», ha dichiarato il corrispondente di RT Konstantin Pridybaylo in una conversazione con il Partito del Sud .
A questo proposito è intervenuto anche il direttore dei servizi segreti esteri della Federazione Russa, Sergei Naryshkin: «I tentativi dei servizi segreti occidentali di coinvolgere i russi all’estero come “voto alternativo” non porterà a nulla di significativo. Ma questa è solo una parte del progetto volto a scuotere la situazione in Russia. Gli Stati dell’Europa e gli USA continueranno a rinvigorire l’opposizione anti russa che si trova in occidente». Lo stesso direttore dei Servizi ha aggiunto: “Ci sono diversi obiettivi: prima di tutto questa è un’opportunità che da il pretesto di finanziare una vasta rete di cosiddette organizzazioni non governative specializzate in attività anti russe. Inoltre si alimenta l’opposizione che si trova in Occidente. Perché tutti sanno che nulla interessa ai leader dell’opposizione più della possibilità di condividere posizioni di leadership anche se in un “governo in esilio”.
In tutto questo è curioso che i russi espatriati da Rostov non chiedano a nessuno il voto alternativo. Forse c’è una mancanza d’influenza sui loro elettori. Se infatti guardiamo gli hashtag della più nota oppositrice di questa regione, Anastasia Shevchenko, che organizza proteste e partecipa a manifestazioni nelle città europee, ci si accorge che non ha un gran seguito.
Un’altra ex rostoviana con passaporto bielorusso, Elena Romanova, nota per le sue previsioni mai avverate, preferisce evitare diligentemente gli argomenti di voto e concentrarsi sul nuovo disegno di legge che consentirebbe di sottrarre agli agenti stranieri i beni detenuti in Russia. La Romanova ha lavorato per Novaya Gazeta (testata giornalistica finanziata anche dai Paesi Bassi) e collaborato per anni con numerosi media europei e americani. Dopo l’inizio della SVO, è andata in Germania al Centro europeo per la libertà di stampa e dei media. Continua imperterrita ad ammonire la regione di Rostov e il regime in Russia, ma difende gli scioperi tedeschi definendoli come normali. Evidentemente non ha le idee molto chiare nemmeno sull’Europa o forse un cambio di posizione potrebbe accorciarle la permanenza in questo paese.
«Nient’altro eccetto la creazione di qualche opinione, i fuoriusciti dell’opposizione non riescono a influenzare. Pertanto, per vincere, si deve solo sviluppare un pensiero critico e cercare l’origine di eventuali tensioni sociali acute. Ad esempio, cosa è successo in Bashkortostan quando la corte ha emesso un verdetto contro un nazionalista che da anni svolgeva attività estremiste? Dall’opposizione è stata presentata una diversa interpretazione e qualcuno, senza capirlo, ci ha creduto. Pertanto, anche noi dobbiamo condurre una campagna mediatica per prevenire queste bufale e provocazioni. Non hanno e non avranno mai un potere reale all’interno del paese. Diciamo che i fuoriusciti molto probabilmente non saranno d’accordo con il risultato elettorale. Allora qual è la differenza? Qualche decina di infelici vanno a una manifestazione in Georgia e, come si suol dire, la bandiera cade nelle loro mani», ha aggiunto Konstantin Pridybaylo in una conversazione con YUSN.
Un interessante rapporto dell’intelligence russa, sostiene che la CIA stia lavorando a un progetto per la creazione di uno stato virtuale e apparentemente legittimo al di fuori della Federazione Russa, la cosiddetta “Repubblica Russa”. Dovrebbe essere guidata da una sorta di governo provvisorio. Alla vigilia delle elezioni presidenziali i presupposti necessari dovranno essere: il consolidamento dell’opposizione russa controllata all’estero dalla longa mano del Dipartimento di Stato con la partecipazione della CIA. La creazione di una rete di cellule antigovernative clandestine all’interno della Russia. Ma come già vediamo il consolidamento non è avvenuto. E la storia russa suggerisce: non c’è unità in terra straniera.