GREENPEACE ALLE GALÁPAGOS, PARTE LA SPEDIZIONE DI RICERCA PER SOSTENERE LA PROTEZIONE DEGLI OCEANI ANCHE IN ALTO MARE
PUERTO AYORA (ECUADOR), 27.02.24 – La nave di Greenpeace Arctic Sunrise ha intrapreso una spedizione di sei settimane intorno alle Isole Galápagos per mostrare gli straordinari benefici di un efficace sistema di protezione del mare e della biodiversità in uno degli ecosistemi naturali più conosciuti al mondo. L’obiettivo è sostenere la ratifica urgente del Trattato per la protezione degli oceani approvato un anno fa alle Nazioni Unite.
Insieme agli scienziati della Jocotoco Conservation Foundation, della Charles Darwin Foundation, del Galapagos Science Center, di MigraMar e ai ranger del Parco nazionale delle Galápagos, la spedizione di Greenpeace vuole evidenziare l’importanza della protezione di mari e oceani, documentando il successo ottenuto nella Riserva Marina delle Galápagos e negli habitat marini in prossimità dell’arcipelago. I dati raccolti durante la spedizione serviranno a supporto della richiesta di istituire una nuova area marina protetta situata in alto mare, contigua a quella già esistente intorno all’arcipelago. Attualmente la Riserva Marina circonda le isole mentre la vasta area di alto mare contigua è soggetta a diversi impatti antropici e richiede una protezione immediata.
Attraverso l’utilizzo di ROV (veicoli subacquei a comando remoto) e BRUVS (stazioni che attirano gli animali attraverso un’esca per consentirne la ripresa video sott’acqua) Greenpeace e i suoi partner studieranno e documenteranno le seamount, montagne sottomarine che si trovano sia all’interno sia all’esterno della Riserva Marina delle Galápagos. Effettueranno, inoltre, alcuni campionamenti di DNA ambientale (E-DNA) per testare la presenza e la varietà di specie e, infine, monitoreranno le rotte migratorie degli squali nella Riserva e nell’area circostante di alto mare. A fine marzo, l’Arctic Sunrise proseguirà il suo viaggio verso la Colombia, per promuovere la conservazione del Pacifico tropicale colombiano e la protezione dall’inquinamento causato dalla plastica.
«La Riserva Marina delle Galápagos rappresenta uno dei migliori esempi di protezione del mare attualmente in corso. Ma è ancora un’eccezione, in un pianeta dove appena il 3% degli oceani è integralmente o efficientemente protetto», dichiara Ruth Ramos, della campagna di Greenpeace “Protect the Oceans” a bordo dell’Arctic Sunrise. «A est della Riserva si trova il Corridoio marino del Pacifico tropicale orientale, una vasta porzione di oceano attualmente sotto la giurisdizione di nessuno Stato e parte di una “autostrada sottomarina”, importante per diverse specie che necessitano di particolare tutela, come squali e tartarughe marine. Il Trattato per la protezione degli oceani ci offre l’opportunità di cambiare questa situazione, ma serve convertirlo al più presto in legge con la ratifica di almeno 60 Paesi».
L’obiettivo è proteggere almeno il 30% dei nostri mari entro il 2030, dal momento che «oceani protetti e in salute sono a beneficio della biodiversità e delle comunità locali e consentono di contrastare il surriscaldamento globale», conclude Ramos.
La prima valutazione sullo stato delle specie migratrici del globo riconosce, nello specifico, la necessità di una rapida ratifica del Trattato e l’istituzione di una rete di aree protette ben collegate ed efficacemente gestite come soluzioni chiave al rischio di estinzione. Un recente report evidenzia che, via mare e via terra, una specie migratrice su cinque è attualmente a rischio estinzione e che il 97% delle 58 specie di pesci elencate nella Convenzione sulle specie migratrici (CMS) risulta ad alto rischio di estinzione, compresi squali, razze e storioni. Un altro studio pubblicato a gennaio rivela inoltre che il 75% dei pescherecci industriali in tutto il mondo è nascosto alla vista del pubblico, evidenziando la massiccia presenza di navi anche attorno alla Riserva Marina delle Galápagos.