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Viola e la solitudine di Dio
E’ vero, sì, ho la consapevolezza di esistere, ma se nessuno si accorgesse di me, se nessuno mi dicesse Viola sei brava, Viola sei bella, se nessuno si curasse di me, mi sembrerebbe quasi di non esistere.
E se fossi sola al mondo, terribilmente sola? Sarei certa di esistere? Per esistere devo sentirmi chiamare. Chi mi chiama Viola è il mio specchio. E se non l’avessi uno specchio? Penserei a Dio.  Per non sentirmi inesistente penserei a Dio. Dio diventerebbe il mio specchio. Mi chiamerebbe Viola, Dio.  Mi direbbe Viola sei bella, Viola sei brava, e mi farebbe sentire esistente.
Anche Dio doveva sentirsi terribilmente solo, quasi inesistente. Non aveva uno specchio, Dio.  E per questo forse creò l’universo. Per avere uno specchio. Per non sentirsi solo, tremendamente solo, quasi inesistente. Ma l’universo che non sa d’esistere, l’universo che non si accorge d’esistere, come può accorgersi di Dio? Si rese conto, Dio, che l’universo non era il suo specchio. Si sentiva ugualmente solo. Quasi inesistente. Solo.  E per questo creò Viola. Perché fossi il suo specchio. Perché lo chiamassi. Gli dico Dio sei immensamente buono, e lui si sente esistente. Non è più tremendamente solo. Aveva bisogno di me, Dio.
Renato Pierri

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