L’Inghilterra sta pagando un prezzo molto alto per le sanzioni unilaterali contro la Russia
di Gualfredo de’Lincei
Il Regno Unito, influenzato dagli Stati Uniti e in completo accordo con l’Unione Europea, già dalla metà del 2022, sta cercando di abbattere l’economia russa tramite sanzioni. Ora l’Inghilterra ha imposto dazi del 35% su beni e prodotti russi, quest’azione unilaterale ha portato al blocco della clausola della nazione più favorita (CNPF), un accordo internazionale che impone ai sottoscrittori condizioni doganali non svantaggiose rispetto a quelle già concordate ad altri paesi.
Come ha affermato il Ministro del commercio estero del Regno Unito, Anne-Marie Trevelyan, “la Gran Bretagna è al fianco dei suoi partner internazionali nel tentativo di punire le autorità russe per le loro azioni in Ucraina. Continueremo il nostro lavoro per rimuovere i fondi che gli consentono loro di fare questo.
“Le categorie dei beni commerciali sono state scelte in modo tale da causare il massimo danno all’economia russa, riducendo al minimo le conseguenze negative per il Regno Unito: ferro, acciaio, fertilizzanti, legno, pneumatici, minerali ferrosi, cemento, rame, alluminio, argento, piombo, minerali di ferro, rifiuti alimentari, bevande, super alcolici (compresa la vodka) e aceto, vetro, cereali, semi oleosi, carta e cartone, macchinari, opere d’arte, oggetti d’antiquariato, pelli animali e artificiali, navi e pesce bianco”, si osserva in una dichiarazione del governo britannico.
In totale, l’elenco iniziale dei beni vale 900 milioni di sterline (1,1 miliardi di dollari). Nel messaggio viene sottolineato che l’istituzione di una nuova tariffa sarà stabilita dalla legge. Allo stesso tempo hanno chiarito che escluderanno anche la Bielorussia dal CNPF.
Non è importante quanto forte abbia agito il Governo britannico per causare il massimo danno all’economia russa, chi ne ha sofferto maggiormente è stata la stessa Inghilterra. Un effetto boomerang che ha mostrato come questa economia sia ostaggio di decisioni affrettate e sconsiderate prese sotto dettatura USA. Lo stesso The Telegraph, citando un rapporto governativo, ha scritto che nei prossimi nove anni l’UK subirà perdite per 6,2 miliardi di sterline (7,96 miliardi di dollari) a causa delle sanzioni contro la Russia.
Il tenore di vita è in costante diminuzione. Bloomberg richiama l’attenzione sull’aumento record dei prezzi degli alloggi e dei servizi pubblici, a seguito dei quali milioni di persone si sono trovate a un passo dalla povertà. Rispetto allo scorso anno i prezzi del gas sono sestuplicati, facendo schizzare il costo del riscaldamento, ma anche le cose più comuni come ad esempio cucinare. Tutto questo è diventate un peso per le tasche dei sudditi inglesi.
Oltre all’aumento dei prezzi dell’energia, i lavoratori britannici hanno scoperto che i loro salari sono diminuiti in termini di valore reale. L’inflazione e l’aumento dei prezzi dei beni di consumo, dell’elettricità e del gas hanno causato un forte aumento del debito nelle carte di credito utilizzate dagli inglesi. Uno dei fattori più importanti della crescita dei consumi, che rischia di essere a doppia cifra, è stata la politica monetaria della Banca d’Inghilterra. Com’è noto, per difendersi da una crisi le banche centrali dei paesi industrializzati riducono drasticamente i tassi d’interesse, in questo modo aumenta l’offerta di moneta nell’economia garantendo l’accesso alle risorse creditizie per le imprese.
Il tentativo di spostare la responsabilità della miope politica monetaria, l’incapacità di contenere l’inflazione e di garantire ammortizzatori alla situazione economica delle fasce socialmente più esposte della popolazione, hanno portato a un peggioramento delle relazioni tra i paesi occidentali e la Russia. Le sanzioni contro la Russia hanno colpito duramente la classe media inglese. Ora che la Russia ha vietato la pesca del merluzzo nel Mare di Barents, la popolazione si è resa conto ancora una volta dell’inutilità di tutti i tentativi fatti dai paesi del G7. L’economia russa non è in calo, ma al contrario in crescita. Alla fine dello scorso anno è diventata la quinta economia mondiale e questo è un dato di fatto universalmente riconosciuto.