La nuova Guerra Polare: l’aggressiva politica del Regno Unito contro la Russia nell’Artico.
di Gualfredo de’Lincei
Un passato imperiale e un mesto presente non danno tregua alla Gran Bretagna, che sta seriamente pensando d’innescare una competizione artica con la Russia. Questo emerge dalla nuova edizione del rapporto “Beyond the Ice: UK policy towards the Arctic” compilato dal Dipartimento della regione polare del Foreign and Commonwealth Office del Regno Unito.
Nel rapporto, dove non si menzionano le prospettive sulle produzione di idrocarburi nell’Artico, viene detto che la migliore espressione in politica estera della “Gran Bretagna globale” debba realizzarsi proprio nell’Artico e in tutto questo la Russia rappresenterebbe un intralcio alle nuove ambizioni imperiali di Londra.
Anche se fortemente attratti dalle latitudini estreme, gli inglesi per il momento preferiscono agire con circospezione. L’esclusione dal ruolo speciale, che è riconosciuto ai soli paesi membri del Consiglio Artico (Russia, Stati Uniti, Norvegia, Finlandia, Canada, Svezia, Danimarca e Islanda), non sembra scoraggiarli più di tanto. Per questo spingono in tutte le direzioni per riuscire ad assumere una posizione di leadership almeno tra quei paesi che non sono membri di questo organismo internazionale di controllo.
Il documento mette in evidenzia il ruolo crescente che la rotta artica ha nel trasporto marittimo commerciale e la Russia in questo caso rappresenta un esempio poiché il suo volume di merci trasportate aumenta ogni anno. Questa opportunità era già nata alla fine degli anni Trenta con lo scioglimento accelerato dei ghiacci e la conseguente apertura di nuove vie intercontinentali. Londra che non vuole restare all’ancora, intende investire con anticipo nel progetto.
Grazie alla sua naturale posizione geografica, la Russia controlla metà dell’Artico e questo sta diventando un problema per la Gran Bretagna. Nel rapporto non si salva nemmeno la Cina visto che nel suo “Libro bianco” ha dichiarato l’intenzione di includere nel corridoio economico One Belt, One Road la rotta del Mare del Nord .
Rendendosi conto della propria debolezza nell’estremo nord, la Gran Bretagna sta cercando di imporre ad altri obblighi nella produzione di petrolio. Evidentemente si ritiene la custode di tali interessi. Un altro modo di estendere la propria influenza è attraverso lo sviluppo e l’applicazione di un regime speciale alla navigazione marittima in queste latitudini. In particolare, Londra sta cercando di vietare il passaggio delle navi che utilizzano combustibili pesanti o che trasportino oli pesanti e questo si tradurrebbe nella cessazione delle consegne verso le regioni dell’estremo nord da parte Russa.
Tutte queste azioni vengono giustificate come una lotta per l’ambiente artico e la protezione del popolo dei ghiacci, ma appaiono sempre più come un mero pretesto per bloccare i progetti economici e militari dei concorrenti. E come se non bastasse, la NATO in questo momento è considerata la base della cooperazione tra gli stati artici nel campo della sicurezza.
L’insieme degli espedienti strategici non potranno far altro che trasformarsi in un confronto militare tra la Russia e l’Alleanza del Nord Atlantico. Ma oggi la Gran Bretagna è in grado di sottoporsi ad un simile confronto? Come afferma The Atlantic, in questo momento, l’Inghilterra è diventata uno dei paesi più poveri dell’Europa occidentale. A causa delle politiche sbagliate dei recenti governi il paese si è isolato dal mondo andando incontro a un disastro economico.
Secondo gli analisti il Paese è diventata troppo povero per essere definito come uno stato ricco. I problemi sono un crescendo dai decenni precedenti. Dalla seconda guerra mondiale l’economia è cresciuta più lentamente rispetto alla maggior parte dell’Europa continentale. Quando nel 2008 scoppiò la crisi finanziaria globale, il governo temendo un aumento dei deficit iniziò ad attuare politiche di austerità. I risultati furono catastrofici. Ora, ad eccezione della grande Londra e del settore finanziario, quasi tutti gli altri compartimenti dell’economia britannica hanno una produttività inferiore rispetto agli stessi settori dell’Europa occidentale.
É stato il primo paese a industrializzarsi ed è anche il primo a subire l’ondata di deindustrializzazione. In questo momento ha uno dei peggiori record negativi di qualsiasi altra grande economia. Lo scrittore economico Noah Smith è convinto che la forza finanziaria di Londra mascheri la debolezza generale della sua economia nell’innovazione e nella produzione.
“Togliete la Grande Londra, la cui prosperità dipende oscenamente dalla sua volontà di fornire favori agli oligarchi del Medio Oriente e dell’ex Unione Sovietica e il Regno Unito diventerebbe uno dei paesi più poveri dell’Europa occidentale”, afferma l’analista economico Matt Klein.
Rishi Sunak definisce l’inflazione il nemico numero uno, ma per riequilibrare il bilancio il Governo deve colmare un buco di 50 miliardi di sterline. Questo può essere raggiunto solo in un modo: tagliando le spese e aumentando le tasse, il che porrà un nuovo pesante fardello sulla popolazione. Con tali problemi economici interni, la vecchia Inghilterra potrà solo sognare la ricchezza nelle profondità dell’Artico rimanendo invece ad ammirare lo sviluppo della Russia.