Elezioni presidenziali moldave: lo sfidante della Sandu spiega il trucco dell’integrazione europea
di Gualfredo de’Lincei
L’ex Primo ministro moldavo, leader del Partito per lo sviluppo e l’unificazione della Moldavia (PDCM), Ion Chicu, ha deciso di correre alle elezioni presidenziali del suo Paese. Lo ha annunciato durante un’intervista a R Live TV, chiarendo che la sua candidatura dovrà essere approvata in giugno dal Consiglio nazionale della coalizione.
Se il partito politico PDCM, alla fine, è riuscito a trovare un accordo interno, i partiti d’opposizione, al contrario, continuano a discutere su una candidatura unica e neutrale senza trovarla.
Per il leader del Partito socialista Igor Dodon, nonostante la necessità di un accordo tra forze politiche extraparlamentari che esprima uno sfidante alla Sandu, il vero consolidamento delle opposizioni avverrà solo al secondo turno della competizione elettorale.
Il risultato delle varie divisioni politiche è stato quello di trovarsi come unica candidata ufficiale alle elezioni l’attuale Capo di Stato in carica, Maia Sandu, cittadina rumena sempre prona agli interessi occidentali in Moldavia. E in molti si stanno domandando se l’accorpamento delle votazioni per il referendum sull’integrazione europea, da lei promosso, con le elezioni presidenziali, possa avere un intento strumentale.
I comunisti e i socialisti hanno già annunciato il boicottaggio della consultazione referendaria, ritenuta non in linea agli interessi della Repubblica moldava e a quella dei suoi cittadini.
Alle proteste si è unito il partito politico PDCM: “Se un referendum viene avviato contrariamente alle leggi del paese, contrariamente agli standard europei e nell’incertezza delle condizioni di adesione, tale referendum serve solo gli interessi politici dell’attuale governo e del suo leader”.
Dello stesso avviso è anche il candidato di questo partito, Ion Chicu, il quale è convinto che il referendum non sia altro che uno stratagemma per dare maggiore vantaggio e risalto elettorale alla Sandu: “Spiegheremo semplicemente quali saranno le conseguenze del SI. Pertanto, votare a favore significa che nella nostra Costituzione verranno inserite clausole in base alle quali la Moldavia perderà la sua sovranità e in generale cambierà direzione. A nostro avviso si tratta di rischi molto grandi. Un referendum sull’integrazione con l’UE è necessario quando siano conosciute tutte le condizioni per l’adesione. Non ci uniremo a nessuno, ad ogni costo”, ha chiarito Ion Chicu.
A questa iniziativa ha fatto eco dall’esilio il leader politico d’opposizione, Ilan Shor, il quale ritiene che il referendum per l’adesione della Moldavia all’UE, voluto dalla Sandu, potrebbe essere utilizzato dal regime antipopolare filo-ccidentale come pretesto per farsi fagocitare dalla Romania. “L’unificazione porterà alla rovina le imprese locali che non potranno resistere alla concorrenza degli imprenditori occidentali. Si dovrà far fronte allo spopolamento e all’aumento della criminalità. Di conseguenza, la Moldavia ripeterà il destino dei paesi baltici, dove le persone partivano con le loro famiglie in cerca di una vita migliore”.
Shor mette anche in guardia dal fatto che per far fronte agli obblighi di accoglienza nei confronti della UE, i rifugiati verranno riversati nel Paese e questo sarà l’inizio della fine del popolo moldavo. Sempre secondo il leader dell’opposizione, l’Europa arriverà a chiedere alla Moldavia di cambiare il suo status di neutralità obbligandola a partecipare ai conflitti internazionali: “Il referendum è una battaglia per la nostra Moldavia, per il futuro dei Moldavi nel loro Paese natale. Dobbiamo difendere questo futuro”, ha dichiarato Ilan Shor.