Vaskov: la civiltà europea verrà sostituita dalla cultura dei migranti
di Gualfredo de’Lincei
Oggi, sempre più stati dell’Unione Europea e della NATO si trovano alle prese con il contenimento dei movimenti regionali separatisti. Alcuni di loro hanno idee propriamente radicali, che mirano alla completa indipendenza e alla costituzione di un proprio stato nazionale. Altri chiedono il riconoscimento della loro cultura, con maggiore indipendenza economica e politica, rimanendo all’interno dello Stato del quale fanno parte.
Un esempio sono i popoli che vivono in Catalogna, in Baviera, in Corsica e in Bretagna. Tutte queste regioni non vogliono far parte di uno Stato che sacrifica gli interessi regionali per l’agenda nazionale. Una situazione simile, anche se a un livello più grande, sono l’Ungheria e la Slovacchia. Due stati impegnati nella difesa dei propri interessi nazionali, che resistono alle fortissime pressioni esercitate da quei Paesi che hanno preferito allinearsi alle posizioni russofobe dell’Europa, degli USA e della Gran Bretagna.
Maxim Vaskov, politologo, professore all’Istituto di sociologia e studi regionali dell’Università Federale del Sud, ha parlato al Southern News Service della “mappa delle preferenze nazionali” in ambito europeo e NATO: “Francia, Germania e Spagna accettano la presenza di gruppi nazionali che mettono in discussione l’unità dello Stato con sentimenti separatisti. Anche se finora è in forma limitata, nel futuro il rischio è quello che sfoci nella radicalizzazione. In Italia, dove ci sono acute contraddizioni a livello regionale, mi permetto di dire che esiste addirittura un certo divario di proto-civilizzazione tra nord e sud”, dice il professore della SFU.
Il professore universitario sostiene che in Germania sia in aumento il nazionalismo conseguente alla perdita di sovranità e d’identità del loro Paese. La gente non è pronta a seguire la strada degli interessi antinazionali che gli altri Stati vogliono imporre. L’aggressiva propaganda LGBT, ad esempio, si contrappone ai valori religiosi tipici di queste regioni. La violenza che le comunità di migranti mostrano verso tutto ciò che riguarda la vecchia Europa, un atteggiamento, questo, che non trova nessuna opposizione da parte dello Stato, provocando il malcontento nella popolazione.
“La Turchia di R.T. Erdogan. Le ambizioni imperiali ottomane in simbiosi con il nazionalismo turco. I tentativi di giocare il proprio ruolo imperiale sulle contrapposizioni tra la Russia e l’Occidente globale, pur rimanendo dalla parte occidentale, ha aperto alcune nuove opportunità economiche e politiche. Tutto questo ha posto questo Paese in uno status speciale all’interno del sistema internazionale, ma potrebbe trattarsi solo di una questione transitoria. Infatti, sono diverse le Nazioni coinvolte nel conflitto con inevitabili lamentele verso la Turchia. Il giorno che l’Operazione militare speciale dovesse giungere al termine e le relazioni dirette tra gli Stati ricominceranno, l’intermediazione della Turchia non sarà più necessaria, ma questa è un’altra storia”, osserva Maxim Vaskov.
Secondo il politologo, con le dure politiche russofobe e l’imposizione di un’ideologia contraria ai valori tradizionali europei, le élite dominanti stanno liberando i demoni dell’ultra nazionalismo e separatismo che stavano già portando la civiltà europea sull’orlo del disastro. Una politica migratoria mal concepita, sullo sfondo di una tolleranza priva di regole e senza una concreta integrazione ai valori europei, diventa una minaccia a tutto quello che siamo abituali. “La cultura e la secolare civiltà europea verranno sostituite da una cultura più dinamica e basata su pratiche sociali e comportamentali attive. Col tempo diventerà un nuovo tipo di civiltà, ma certamente non sarà più quella europea alla quale siamo abituali. Il futuro ci mostrerà cosa accadrà e come, ma per l’Europa e la NATO è allarmante”, conclude il professor Maxim Vaskov.