Maname, talentuoso cantautore nato e cresciuto nel cuore della Brianza, fa il suo ritorno nel panorama musicale con “Solo”, un brano che si distacca dalle consuete convenzioni musicali per diventare un simbolo potente di autonomia personale. Riflettendo le esperienze dirette dell’artista, “Solo” è una celebrazione dell’indipendenza, ma anche un prezioso consiglio per tutti coloro che vivono una relazione di coppia o esplorano la vita da single.
Nato dall’esigenza di Maname di raccontare la propria realtà singletudine non come una condizione di mancanza, ma come un essenziale percorso di autoapprezzamento, “Solo” fonde il ritmo e l’energia delle Destiny’s Child alla sensualità travolgente del pop latino, invitandoci a non essere precipitosi nelle tappe della vita di coppia, ma ad assaporare ogni momento con maturità e rispetto, per sé stessi e per gli altri.
Dopo aver esordito sulle scene a soli 17 anni ed aver vissuto un’esistenza parallela come psicologo, Maname ci dimostra attraverso la sua musica che l’amore è un’esperienza che merita di essere goduta con piena consapevolezza. La lirica «Non voglio troppe regole, rischio di confondere… Stare solo mi salverà», evidenzia quanto a volte la solitudine sia la scelta più saggia per preservare l’integrità emotiva e l’importanza di mantenere la propria individualità senza perdere di vista il proprio valore, anche nelle dinamiche di coppia. Questo concetto racchiude un tema ricorrente nel brano: la ricerca di unicità e qualità nelle relazioni, evitando di piegarsi alle banalità e di accontentarsi di compromessi superficiali.
«Essendo single da parecchio tempo – dichiara -, ho imparato che stare da solo è difficile, ma fondamentale per imparare ad apprezzarsi, per consentirci di amare, ma anche di essere amati. Ho capito che, quando si è in coppia, non occorre preoccuparsi di andare a convivere, di sposarsi e di fare figli o comunque di bruciare le tappe prima del tempo, perché poi ci si scotta. C’è questa corsa disperatissima alla famigliola felice che non ci consente di valutare il resto, tant’è che ci si ritrova a distruggersi dentro e a distruggersi a vicenda, perché le aspettative sono altissime, o perché l’obiettivo di coppia non è mai stato il medesimo. L’amore è cuore sì, è istinto sì, ma è anche testa. Non si può amare a caso. Ci vuole rispetto e non ci si può privare di quello verso sé stessi per accontentare una relazione. Non c’è scritto da nessuna parte che siamo destinati a persone che ci “assomigliano”. Quando ci piace una persona, ci piace e basta. Non c’è un colore, una forma o un abbigliamento specifico».
Queste parole regalano una toccante riflessione sulla vita da single e sulle pressioni sociali legate alle relazioni di coppia. Maname ci racconta come il tempo trascorso in solitudine sia stato fondamentale per il suo percorso di autoscoperta, benessere e apprezzamento delle proprie peculiarità, un passo imprescindibile per amarsi ed essere in grado di amare in modo sano e consapevole. Inoltre, l’artista mette in luce la tendenza delle persone a precipitarsi in tappe significative come la convivenza, il matrimonio e la genitorialità, spesso senza una vera comprensione reciproca o con aspettative disallineate, che inevitabilmente conducono ad accesi e deleteri conflitti interni e reciproci.
Nelle strofe del pezzo, l’amore è rappresentato nella sua dualità: una fiamma che illumina, ma che può anche bruciare, se non vissuta con la giusta maturità. Unendo la sua passione per la musica ad un percorso accademico in psicologia, Maname ha riposto in “Solo” il frutto di questa sinergia:
«Con “Solo” – afferma, concludendo -, ho voluto creare un brano che invitasse chi lo ascolta a guardare dentro di sé, a riconoscere il proprio valore al di là delle relazioni. Ho scelto di parlare di indipendenza, ma anche di bellezza, e di tutte quelle sfide che si fronteggiano da single. È un messaggio per tutti: prima di cercare l’amore in un altro, è fondamentale trovarlo in se stessi».
Scritto da Maname e sapientemente composto e prodotto da Vigan Mehmedi, “Solo” ci ricorda l’importanza di essere autonomi, curiosi, evitando di rimanere imprigionati in relazioni o abitudini dettate dalla paura di sbagliare o di rischiare. È un appello ad essere più delle proprie relazioni e a riconoscere che a volte, essere soli, significa vivere in miglior compagnia.