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Franz Kafka e Israele nel centenario della sua morte

di Giovanna Canzano

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L’ebraismo di Franz Kafka, aspetto trascurato da tanti suoi biografi recenti, è invece presente in ogni sua pagina dei diari. Un libro pubblicato da Mondadori che, a vederlo fa paura a leggere per le numerose pagine che contiene il volume. Ma, la sua lettura affascina, perché Franz non lascia indietro nessuno, trascina il lettore nella sua vita, nei suoi pensieri e nella sua Weltanschauung.

A cento anni dalla sua morte, il suo sogno di una Palestina popolata dal popolo ebraico e diventato Stato di Israele, si è avverato nel 1948. Oggi, con la guerra in corso in quei territori gli ebrei stanno cerando si affermare e consolidare la loro presenza in Israele. Lui che seguiva il pensiero di Theodor Herzl, il suo sogno di uno Stato ebraico (pubblicato il 14 febbraio 1896), aveva dato al giovane Franz, uno spiraglio di una nazione possibile.

Il 3 giugno 1924, Franz Kafka moriva in un sanatorio di Kierling (Austria) dove era ricoverato da qualche settimana a causa della sua tubercolosi.

Nei diari scopriamo l’amore che lui ha per le sue origini, la sua storia, il suo popolo. Il teatro jidish, l’attore Loewi, le attrici che parlavano nella lingua dei suoi nonni (jidish). Greta, la sua ultima compagna e amica e complice della vita ebraica, lo accompagnerà nei suoi ultimi mesi di vita che riuscirà a trascorrere in parte a Berlino, realizzando come ultimo desiderio, di vivere in una realtà che gli era stato proibito o trascurata negata dal padre (vedi ‘La lettera al padre’), un contatto con l’ebraismo che lui aveva sempre sentito di avere nelle sue radici.

Altri frammenti dell’ebraismo di Franz Kafka, nel mio libro pubblicato dalle edizioni Solfanelli 2024 dal titolo ‘Le radici ebraiche nel pensiero di Franz Kafka’, con la prestigiosa prefazione di Ariel Toaff.

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