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IL PUNTO   n. 958 del 7 giugno 2024

di MARCO ZACCHERA 

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Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Ultimi scampoli di campagna elettorale con l’invito ad andare a votare: se non lo facciamo l’Europa continuerà così, avremo perso una grande occasione e sarà solo colpa nostra.

 

MATTARELLA: POLEMICHE INUTILI

Vabbè che siamo alla fine della campagna elettorale e tutto fa brodo, ma il polverone contro la Lega che critica Mattarella perchè il 2 giugno in un discorso ha celebrato “la sovranità dell’Unione Europea” non mi convince. Premesso che il 2 giugno era la festa della Repubblica Italiana, non della sovranità europea, considero Mattarella una persona limpida e capace, ma comunque politicamente di parte perché così è stata eletta. Per questo non considero una bestemmia sostenere che vada riformata la concezione stessa della Presidenza della Repubblica, figura che avrebbe ben maggior valore se fosse eletta direttamente dai cittadini. La sinistra tende a confondere (e far confondere) una elezione diretta con il concetto del “Duce al comando” il che è una cretinata. Circa i “pesi e contrappesi” costituzionali tra poteri erano tecnicamente ineccepibili nel 1948 ma oggi il potere giudiziario è debordante, quello parlamentare ridotto e quello esecutivo (governo) decisivo. Allora è logico decidere e scegliere chi governa (premierato) ma anche chi controlla (presidenza): far votare una volta di più i cittadini è sempre un bene, spiegatelo alla Schlein, Conte & C. !

 

AUTOLESIONISMO ELETTRICO

Bruciato in poche ore il “bonus” per l’acquisto di auto elettriche che già sono un flop, ma che senza incentivi non comprerebbe quasi nessuno. Certo che è un illuminante caso di auto-distruzione europea: metterci soldi pubblici per aiutare la concorrenza cinese mentre Biden impone un dazio del 100% sulle importazioni e Trump vorrebbe innalzarlo addirittura al 200% (mentre quelli europei sulle importazioni di auto e parti elettriche “made in China” sono del 15%.). Solo questo esempio banale può dare un’idea dell’autolesionismo europeo nel nome del presunto “green”. Beffa nel danno ci si è subito accorti che il “bonus” non è stato prenotato da singoli cittadini ma da grandi gruppi che così li hanno monopolizzati. Signori: un po’ di logica e buonsenso!!

 

SI VOTA…

Ho troppo rispetto per l’opinione dei miei lettori per insistere con suggerimenti elettorali, mi limito a confermare che personalmente voterò per l’area di centro destra e in Europa per persone che stimo come ALESSANDRO PANZA (Lega) o CARLO FIDANZA (FdI) (circoscrizione Nord Ovest). Alla regione Piemonte, confermando Cirio, nel VCO voterò per l’unico candidato che può essere eletto, ANGELO TANDURELLA (FdI) mentre spero nell’elezione di GIANLUCA GODIO in provincia di Novara e FEDERICO RIBOLDI ad Alessandria.

Per VERBANIA constato con rimpianto che alla spaccatura della sinistra ha risposto una analoga divisione nel centro destra tra GIANDOMENICO ALBERTELLA, MIRELLA CRISTINA e MICHEL IMMOVILLI. Uno dei primi due andrà al ballottaggio: la cosa più seria sarebbe un patto preventivo per sostenerlo/a con convinzione al secondo turno, altrimenti avremo un nuovo sindaco PD con Riccardo Brezza, come probabile.   

 

Approfondimento: I GIOVANI LONTANI DALL’EUROPA

 

In un lungo articolo on line sul “Corriere della Serra” Luca Angelini si sofferma sul previsto voto dei giovani europei domani e domenica denunciando con toni allarmati che buona parte dei nuovi elettori o non andrà a votare o voterà per l’estrema destra.

Seguono sondaggi “inquietanti” con un 36% dei giovanissimi francesi che voterebbero per la Le Pen, così come i loro coetanei olandesi, slovacchi, ungheresi, romeni, e il 22% addirittura per l’ AFD in odore di neonazismo tedesco.

I numeri darebbero ancora i verdi come primo partito “giovane” ma in netto calo rispetto al passato, mentre a destra la crescita sarebbe prorompente.

Seguono una serie di interviste più o meno scandalizzate sulle motivazioni di questo voto “Si tratta di ribellione, trasgressione, provocazione – spiega Steven Forti, professore di storia contemporanea all’Università di Barcellona – dicono (i rappresentanti dell’ultra destra, ndr) che stanno combattendo l’egemonia culturale dei liberal di sinistra, e ci sono molti giovani che credono in questa narrazione. A parte che l’illustre professore se non ammette questa egemonia (e spesso addirittura monopolio) deve vivere su Marte più che in Europa. nessuno sembra chiedersi però se per caso questa percezione sia almeno in parte giustificata.

Questa autocritica non c’è mai, partendo dal presupposto che chi vota a destra ”sbaglia” e quindi vada “corretto”, senza prendere nemmeno in considerazione che a sbagliare siano invece le politiche europee su molte questioni d’attualità.

Non si capisce – se le cose continuassero a livello politico come in questi anni in Europa – come mai dovrebbe poi esserci un’inversione di tendenza, visto che la percezione delle priorità è cambiata.

Per esempio secondo uno studio promosso dal Financial Times i giovani tedeschi tra i 14 e i 29 anni solo due anni fa avevano come percezione maggiore il cambiamento climatico, un tema oggi nettamente superato dai timori per l’inflazione e la crisi economica con il timore di non potere avere una pensione alla fine dell’età lavorativa. Anche l’aumento di migranti e rifugiati è in grande ascesa fra le questioni ansiogene dei giovani tedeschi.

«La giovane generazione è davvero pessimista – sottolinea Simon Schnetzer, coautore dello studio – e questo li rende più ricettivi al messaggio dell’AfD, ovvero che il governo abbia perso il controllo della situazione” (e se fosse proprio così ?) .

Lo stesso sembra avvenire in Italia e in Spagna mentre in Romania il 25% dei giovani tra i 18 ei 35 anni che intendono votare sosterrà la formazione di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), una percentuale più alta rispetto a qualsiasi altro partito. La maggioranza dei giovani rumeni criticano però anche il sostegno militare di Bucarest all’Ucraina e si scagliano contro «l’ideologia gender» e l’ateismo. Solo il 23% dei giovani ha fiducia nella democrazia rumena e il 67% ha preso in considerazione l’ipotesi di lasciare il paese.

I temi sollevati dall’ inchiesta inglese sono ripresi anche da Le Monde che si è occupato a lungo dei giovani che voteranno Jordan Bardella, il 28enne che Marine Le Pen ha scelto come guida del Rassemblement National. «Alcuni di questi giovani — scrive il quotidiano francese — appartenenti in genere a categorie popolari, raccontano il sentimento di un “orgoglio ritrovato”, la speranza di essere finalmente considerati per quello che sono e fanno, in territori che si sentono trascurati dallo Stato e dai leader politici. Le precedenti elezioni hanno dimostrato che i giovani francesi attratti dall’estrema destra sono tra i più precari, i meno istruiti, spesso residenti in aree rurali o periferiche e da questo punto di vista, il fatto che Bardella sia cresciuto nella banlieu parigina di Seine-Saint Denis lo fa sentire uno di loro».

Insomma, sembra far capire l’illustre quotidiano: “Sono solo dei disadattati, ignoranti e sostanzialmente cretini”. (Forse se qualche giornalista di Le Monde vivesse nelle aree suburbane parigine in mano alle bande nordafricane cambierebbe opinione).

Ma se questa è la fotografia dell’esistente, come e perché si è giunti a questo punto?

E’ qui che manca nei commenti un’autocritica alla realtà di Bruxelles, ma anche una proposta per un cambio di rotta. Se i governi insistono a considerare la BCE il “dominus” della politica (o se sono obbligati a farlo), se manca trasparenza (vedi caso vaccini), se il problema immigrazione non viene regolato, se – in definitiva – i problemi dei giovani (e non certo solo di quelli che voteranno a destra) non vengono sufficientemente affrontati perché stupirsi degli effetti e non voler capirne le cause?

Forse perché a Bruxelles interessa poco il voto giovanile (o che i giovani non votino più) perché sono altri sono gli interessi e gli obiettivi, soprattutto economici.

C’ è una grande verità che le istituzioni europee non ammettono: persi gli ideali e molte delle speranze dei Fondatori, “il re è nudo” tanto che non solo i giovani si pongono la domanda a che cosa serva e in che cosa creda più l’Europa.

Un disastro, dopo solo vent’anni di Unione, dover constatare questo fallimento.

 

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