Successo per la conferenza svoltasi ieri pomeriggio nella sala riunioni messa a disposizione dall’amministrazione provinciale di Viterbo. Sala affollata e un pubblico attento per la riunione nella quale sono state rievocate le cosiddette marocchinate, cioè le violenze compiute 80 anni fa dai coloniali francesi nella Tuscia.
Moderato da Maurizio Federici, il dibattito ha visto un saluto iniziale di Emiliano Ciotti, presidente dell’associazione nazionale vittime delle marocchinate, che ha sottolineato l’importanza di un convegno teso alla ricerca della verità.
Il primo intervento è stato quello del giornalista e scrittore Silvano Olmi, che ha elencato le violenze a Viterbo e nei paesi della provincia. “I militari alleati nella Tuscia violentarono un centinaio di donne – prosegue Olmi – la più piccola delle vittime aveva 10 anni, la più anziana 70. La città più colpita è Montefiascone, con lo stupro di alcune donne e di un bambino di sette anni e l’uccisione di Giuseppe Angeli, Abele Mezzetti, Luigi Carloni, Ada Andreini e il figlioletto Ivano Pelecca di appena 5 anni.”
I magrebini francesi colpirono anche a Viterbo, Tarquinia, Acquapendente, Onano, Proceno, Grotte di Castro, San Lorenzo Nuovo, Vetralla, Capranica, Latera, Gradoli, Marta, Bolsena, Canino e Barbarano Romano.
La seconda relatrice è stata Valentina Rinaldi, che ha rievocato gli episodi avvenuti a Tuscania, i morti nei bombardamenti anglo-americani e quelli deceduti a seguito dell’esplosione di ordini bellici non rimossi dagli Alleati. “A Tuscania c’è ancora una ritrosia a parlare delle marocchinate – ha detto Valentina Rinaldi – sono trascorsi ottanta anni ma nemmeno gli anziani, che all’epoca erano bambini, hanno voglia di dire quello che sanno. La colpa è anche degli storici che dal 1944 ad oggi non hanno raccolto testimonianze in merito. Per fortuna c’è l’ANVM che fa un’opera egregia di recupero della memoria collettiva.”
A seguire l’interessante intervento di Anna Mula, che ha trattato delle conseguenze sanitarie e sociali delle violenze alle donne. “Lo stupro ancora oggi crea gli stessi problemi di 80 anni fa – ha detto Anna Mula – come la paura a denunciare e il timore di non essere credute. Le violenze carnali erano accompagnate da percosse e gravi lesioni, alle quali seguivano malattie veneree e lacerazioni intime, gravidanze indesiderate e aborti. Infine, la devastazione psicologica delle vittime, la depressione, stati d’ansia e mancanza di prospettive per il futuro.”
Infine, il presidente nazionale dell’ANVM, Emiliano Ciotti, ha tratto le conclusioni del convegno. “Le marocchinate sono state uno stupro di massa – ha detto Ciotti – sul quale è calato un pesante silenzio delle istituzioni e del mondo del giornalismo e della cultura. Le donne e gli uomini vittime di violenza non sono cittadini di serie B. Occorre ridare dignità alle vittime e il nostro sodalizio ha trovato e sta catalogando migliaia di documenti ufficiali.”
Per maggiori informazioni si può visitare il sito www.marocchinate.org.
ANVM, associazione nazionale vittime delle marocchinate