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Olimpiadi estive 2024: discriminazioni, insicurezza e tabù umilianti

di Gualfredo de’Lincei

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Dal 26 luglio all’11 agosto si svolgeranno a Parigi i XXXIII Giochi Olimpici Estivi. Sebbene il motto della competizione sportiva sia “i Giochi sono aperti a tutti”, il CIO ha voluto introdurre rigide regole restrittive per gli atleti russi e bielorussi. Il comitato ha, infatti, stabilito che il loro status dovrà essere “neutrale”, privo di un riferimento al paese d’origine, poiché la squadra nazionale non potrà partecipare. Tutto questo farebbe pensare a uno slogan più adatto e in linea all’edizione olimpica di quest’estate: “discriminazione selettiva”.

“Il Comitato esecutivo del CIO ha deciso che i singoli atleti neutrali, qualificati in base ai criteri delle federazioni internazionali, saranno dichiarati idonei a competere nei Giochi Olimpici di Parigi 2024. Gli atleti neutrali individuali sono atleti con passaporto russo o bielorusso”, ha affermato il comitato in una nota.

Inoltre, è stato stabilito che per l’ammissione di questi atleti verranno applicate le stesse rigorose condizioni usate durante le selezioni per i Giochi. Sarà comunque loro vietato competere in discipline di squadra, sostenere attivamente l’Operazione Speciale delle Forze Armate russe, stipulare contratti con le Forze Armate o con le Agenzie di sicurezza ed esporre qualsiasi simbolo nazionale. Gli stessi obblighi valgono per il personale di supporto.

La questione sulla possibilità di gareggiare degli atleti russi e bielorussi è stata decisa all’inizio del 2022. Inizialmente, il CIO aveva sostenuto la loro ammissione, ma diversi paesi, tra i quali Polonia, Paesi baltici e Ucraina avevano minacciato di boicottare l’evento.

“Una cosa è assolutamente chiara: non stiamo parlando di atleti russi o bielorussi, ma stiamo parlando di atleti neutrali che rispettano le rigide condizioni che abbiamo stabilito, inclusa l’assenza di qualsiasi identificazione con il loro paese e il Comitato Olimpico Nazionale, e in pieno rispetto delle norme antidoping”, ha spiegato il CIO.

La volontà di riportare gli atleti russi nelle competizioni internazionali si deve proprio al capo del Comitato Olimpico degli Stati Uniti (USOPC), Gene Sykes, ma, come spesso accade con gli americani cresciuti nella tradizione gesuita, a condizione che “sia possibile garantire ai tornei l’ammissione di soli atleti neutrali e candidi”. Di fatto, un simile approccio va a stabilire un diritto extraterritoriale degli americani contro atleti “indesiderati”, privandoli di una competizione leale per le medaglie olimpiche. E questi sarebbero i Giochi olimpici aperti a tutti?

Tra coloro che si sono espressi a favore della presenza dei russi troviamo l’ONU e il Presidente del Paese ospitante, Emmanuel Macron. Il quale, però, nel tentativo di mantenere il piede in due staffe, appare quasi più comico dei suoi committenti d’oltre Oceano. La scommessa è se il Presidente francese sarà capace di neutralizzare quelle manifestazioni di razzismo e xenofobia, delle tifoserie francesi e occidentali, che hanno letteralmente travolto i Giochi Olimpici nelle sue ultime edizioni. E, allo stesso tempo, se sarà capace di mantenere il controllo delle Forze dell’Ordine sui gruppi radicali e sulle bande di etnia musulmana.

La capacità dei Servizi speciali francesi di riuscire a conservare un’atmosfera pacifica durante le prossime competizioni resta un’incognita. Nel frattempo, atleti di diversi paesi e nazionalità subiscono in diverse misure discriminazioni. Le autorità francesi hanno installato letti singoli nel villaggio olimpico. Ovviamente questo accorgimento non impedirà certe cose, ma certamente rappresenta l’ennesimo precedente d’interferenza, nella vita privata delle persone, da parte dei globalisti o, se preferiamo, l’apertura della “finestra di Overton” per cavie olimpioniche.

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