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IL PUNTO   n. 960 del  21 giugno 2024

di MARCO ZACCHERA

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Sommario:  A parte i prossimi ballottaggi, una settimana densa di appuntamenti mondiali con molta scena e poco costrutto, mentre a Genova si vogliono “a prescindere” le dimissioni di Toti. Emergono intanto particolari sconcertanti su come Scalfaro manovrò contro Berlusconi, mentre a Bruxelles gli sconfitti delle Europee cercano di spartirsi i posti ai danni dell’Italia.

 

VERBANIA AL BALLOTTAGGIO

Mi auguro che i lettori de “Il Punto” di Verbania domenica vadano a votare e, soprattutto se non hanno appoggiato Giandomenico Albertella al primo turno, si rendano conto che votarlo domenica (e lunedì) è l’unico modo per non riconsegnare la città al PD. Una sottolineatura per chi nel centro-destra votò per Mirella Cristina perché ufficialmente sostenuta da Forza Italia, FdI e Lega. Credo che ora si debbano far convergere i suoi voti su Albertella, anche se l’avv. Cristina non lo consiglia. Giusto per capire a che livello arrivi la polemica personale: che brutta figura!

Più politicamente corretta la Lega che ha espresso il suo endorsement ad Albertella

 

CASO TOTI: DEMOCRAZIA E GIUDICI

Si parla poco del “caso Genova” e dei domiciliari imposti da due mesi al presidente Toti che rappresentano un esempio di come la Magistratura condizioni la politica.

In pratica – gli si è fatto capire – o si dimette o resta agli arresti “sine die” il che è veramente grave visto che le ipotesi di reato sono comunque per questioni di anni fa, non chiare, non documentate, con un arresto venuto cinque mesi dopo la richiesta dei PM, senza flagranza di reato e che continua solo perché secondo il GIP “Toti potrebbe condizionare le elezioni dell’anno prossimo”. Il pubblico non ha in mano tutti documenti cui hanno accesso i giudici ma – visto dall’ esterno – messa così allora qualsiasi politico di qualsiasi partito richiedendo qualsiasi contributo elettorale (anche il più lecito e documentato ai sensi di legge) potrebbe “condizionare” qualcosa. Il caso Toti è un brutto esempio di come la Magistratura condizioni pesantemente la politica

 

SCALFARO VS. BERLUSCONI

C’è voluta la “confessione” del cardinale Ruini per confermare quello che tutti sapevano: l’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro – in disprezzo a qualsiasi legge e principio democratico – nel 1994 voleva a tutti i costi “incastrare” Berlusconi e farlo cadere. Immaginate se si fossero sapute allora queste cose come sarebbe cambiata la politica italiana. Ma se la verità di allora viene resa pubblica solo oggi, quante altre macchinazioni ci sono state in questi anni contro Berlusconi e il centro-destra, volutamente nascoste?

 

RISCHIO EUROPEEGATURE

Il rischio è che – pur dopo un voto europeo che a livello continentale ha rafforzato gli oppositori all’attuale maggioranza – PPE e socialisti continuino a spartirsi tra loro i posti importanti nonostante le rispettive sconfitte. Anche per questo se in Italia avessimo un minimo di buon senso avremmo tutti l’interesse a che Macron fosse sconfitto anche alle elezioni legislative togliendogli potere e credibilità visto non solo l’atteggiamento maleducato e spavaldo nei confronti del nostro paese e della sua premier, ma perché non condizioni oltre ogni logica la politica economica, militare ed estera della UE. Intanto, giusto per avere un’idea del clima che gira nel continente entrambe le tifoserie di Croazia (membro UE) ed Albania hanno intonato agli Europei di calcio il coro “Uccidi, uccidi, uccidi il serbo…” Vedremo se arriveranno sanzioni.

 

LUCERNA

Parlarsi è sempre utile, ma l’appuntamento di LUCERNA è stato di fatto un fallimento visto che alla fine gli stati che rappresentano quasi la metà del mondo NON hanno votato la risoluzione finale dando così nuovi alibi a Putin. Forse l’unica cosa sensata sarebbe stato chiedere almeno un “cessate il fuoco”, ma non si è arrivati neppure a questo. Interessante che il New York Times abbia pubblicato negli stessi giorni i documenti di un piano di pace che si stava profilando tra Russia ed Ucraina già poco dopo l’inizio della guerra, ma che poi è naufragato (o è stato fatto naufragare). Sarebbe interessante capire PERCHE’ e CHI lo abbia boicottato perché il sospetto è che dietro ci sia la “manina” americana, un po’ come per la faccenda della distruzione del gasdotto sottomarino nel Baltico. Strategicamente continuare questa guerra serve soprattutto ad indebolire l’Europa, ma mi sembra che gli illustri commentatori che circolano sottovalutano sempre questo aspetto.

 

Approfondimento: G7, DIETRO LA VETRINA

E’ arrivato ed è passato in un lampo il G7 “Made in Italy” che – nonostante tante frasi roboanti e l’aggettivo “storico” ovunque abusato – alla fine è stato sicuramente solo  un successo per la visibilità di Giorgia Meloni e dell’Italia più che per i suoi contenuti.

Questo anche perché dei “grandi” convenuti in Puglia solo la Meloni poteva parlare avendo davanti a sé un minimo di prospettiva mentre intorno a lei sembrava essere convenuta una compagnia di “combattenti e reduci” e morituri fantasmi, con Joe Biden apparso decisamente impacciato e che comunque rischia a breve di essere sbranato da Trump. Tra l’altro, accampando stanchezza ed impegni elettorali, Biden si è limitato ad una comparsata con toccata e fuga e senza nemmeno rimanere a cena con Mattarella, pronto al reimbarco sull’ Air Force One destinazione la Florida e i guai di famiglia.

Peggio ancora Rishi Sunak che è in scadenza come i formaggini: il 4 luglio sa già che gli elettori inglesi lo spediranno a casa complice la discesa in campo dell’euroscettico Nigele Farage che – spaccando i conservatori-  riporterà i laburisti a Downing Street. Non va meglio per Emmanuel Macron, abbattuto sulla via di Bruxelles e nei guai fino al collo in casa propria. Sinceramente villano e poco rispettoso verso la padrona di casa ha esordito subito sull’aborto e sostenendo che “nulla cambia in Europa” quando sa benissimo quanto stia traballando lui stesso all’Eliseo con le sue politiche europee.  Davanti a lui sedeva Olaf Scholz, pure lui stroncato nelle urne, e che ha portato i socialdemocratici tedeschi ai minimi storici tanto da essere superati ed umiliati perfino dai presunti neonazisti dell’AfD.

A fine corsa anche il premier canadese Justin Trudeau: in Canada le elezioni si terranno solo l’anno prossimo, ma il partito liberale del premier è indietro in tutti i sondaggi nonostante la rincorsa ad accattivarsi le minoranze, i nuovi immigrati, il mondo Lgbt+ e la liberazione anche delle droghe pesanti. Oltretutto a voler ben guardare Trudeau al G7 è diventato abusivo: il Canada è stato superato economicamente da più paesi (come il Brasile e l’India) e quindi più che altro la sua è una presenza “ad honorem”.

Infine il giapponese Fumio Kishida con una popolarità fortemente danneggiata dagli scandali nella gestione dei fondi elettorali che rischiano già a settembre di pregiudicare la sua rielezione.

Convitata di ferro restava così solo la sempre sorridente Ursula Von der Leyen alla disperata ricerca di consensi ben sapendo che metà del PPE la vorrebbe pensionare, mentre la presenza di Zelensky è stata come da copione visto che all’ordine del giorno c’era la destinazione di un ulteriore pacchetto ai aiuti all’Ucraina prelevandoli, almeno ufficialmente, dai profitti dei beni congelati ai russi in diverse parti del mondo.

Anche per questo l’edizione del G7 italiano si è aperta sul mondo con l’arrivo di una ventina di leader mondiali – compreso anche Papa Francesco – a parlare di tutto e di più, dalle guerre all’intelligenza artificiale, dall’economia ai rapporti con l’Africa. Chiacchiere per una agenda multilaterale affollatissima (forse fin troppo) e chiusa con documenti formali e sorrisi, ma con i leader distratti a pensare ai problemi di casa propria. Alla fine un vertice che verrà ricordato soprattutto per l’accogliente ospitalità e la cucina italiana sulla quale – più che sui problemi – si è spesso concentrata l’attenzione dei media mondiali.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                        MARCO ZACCHERA

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