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IL PUNTO   n. 961 del  28 giugno 2024

di MARCO ZACCHERA 

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Sommario: A Verbania vince Albertella sfidando i partiti, in Liguria il governatore Toti resta sempre agli arresti e le parole di Mattarella sulle “fake news” sono un’occasione per parlare di chi governa o censura la stampa. Domenica i francesi vanno al voto (ma a contare saranno i ballottaggi) mentre a Londra è stato liberato Assange dopo 5 anni di prigione: una bella vittoria per la libertà di informazione.

In Europa la “troika” popolari-socialisti-liberali pur essendo i grandi sconfitti alle elezioni hanno i numeri per comandare e lo faranno. Non mi interessa una seggiolina di consolazione per Fitto ma – come cittadino europeo- assisto impotente alla demagogia, corruzione e burocratizzazione di un continente dove a comandare è l’occhiuta grande finanza. Non era questa l’Europa che sognavo.

 

ALBERTELLA VINCE A VERBANIA, MA IN ITALIA…

Giandomenico Albertella candidato “civico” di centro-destra ha vinto al ballottaggio a Verbania diventando sindaco pur senza l’appoggio dei partiti “ufficiali” (Fi-FdI e solo  un endorsement esterno della Lega negli ultimi giorni), battendo l’alleanza PD-M5S-verdi, sinistra a liste minori. Un successo netto che porta ad un cambiamento profondo nella guida della città, ma anche con un significato politico altrettanto chiaro ricordando che la candidata “ufficiale” del centro-destra, avv. Mirella Cristina,  imposta dai vertici regionaliaveva raccolto meno del 19% complessivo dei voti al primo turno nonostante che gli stessi partiti che ufficialmente l’appoggiavano avessero superato, nello stesso giorno, il 49, 3 % alle “europee”

Il “caso Albertella” è stata la prova che gli elettori non vogliono più candidature dall’alto, non accettano più diktat elettorali e guardano al lavoro, i programmi, le persone soprattutto a livello di amministrazioni comunali. Siamo arrivati all’assurdo che – per esempio – Fratelli d’Italia avrà nel nuovo consiglio comunale di Verbania un solo suo consigliere “ufficiale” ma almeno una mezza dozzina di persone notoriamente vicine al partito elette in altre liste: verranno espulse, censurate, sospese? Chissà!

Di sicuro questo turno elettorale ha sottolineato in tutta Italia ancora una volta che il voto “politico” vale poco nei comuni dove emergono i candidati bravi e non quelli “nominati”, così come nel centro destra appare evidente la distanza qualitativa tra i leader (vedi la Meloni) e troppi rappresentanti locali che – come da decenni, peraltro – spesso non sono all’altezza. Se vuole crescere e consolidarsi nel tempo, il centro-destra deve creare una forte classe dirigente non solo ai vertici ma alla base come – piaccia o no – è riuscito a fare il PD che infatti nel voto amministrativo contiene le perdite e spesso recupera città.   Auguri intanto ad Albertella, ne avrà molto bisogno.

 

CASO TOTI SEMPRE PIU’ INQUIETANTE

Da oltre 50 giorni il governatore della Liguria, Giovanni  Toti, è agli arresti domiciliari e – anche se la sua vicenda è quasi sparita mai media – la cosa assume sempre di più i contorni dell’assurdo. Un’indagine confusa durata anni (se fossero vere le accuse, perché non allora si è intervenuti prima?) con migliaia di intercettazioni per ipotizzare  tentativi di corruzione. La richiesta di arresto è rimasta 5 mesi sul tavolo del GIP che non l’ha firmata (perchè?) poi sono scattate le manette e l’arresto per la ipotetica possibilità di reiterare il reato. Ma quale, come e – soprattutto – come potrebbe “delinquere” Toti se è sorvegliato (e intercettato) a vista?

Di sicuro il caso è tutto politico e di fatto paralizza una regione, con in pratica la giunta regionale che si riunisce a casa del presidente “per un massimo di tre ore” così ha stabilito il Giudice (mi sembra un inedito primo caso mondiale). Se però Toti (che si proclama innocente) si dimettesse, allora gli hanno già fatto capire che sarebbe messo subito in libertà. Scusate, ma da libero allora Toti potrebbe ricandidarsi e ripetere i reati? Questa vicenda non sta molto in piedi, mi sembra una forzatura dalla quale non si sa più come uscirne, ma nessuno tra i magistrati vuol perdere la faccia.

 

Approfondimento: CHI CONTROLLA LE FAKE NEWS?

Hanno fatto rumore le recenti esternazioni del presidente Sergio Mattarella che ha lanciato l’allarme su una vera e propria presunta “tempesta di disinformazioni” che colpirebbe anche l’Italia giudicandoli tentativi di disinformazione russa. Secondo Mattarella da anni e soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina, “C’è una diffusa tempesta di disinformazione, di fake news, di falsità per screditare e destabilizzare anche nel nostro paese” e “La campagna di disinformazione russa è insistente in tutta Europa e va affrontata in sede Ue e in sede Nato”.

Mi ha colpito la durezza nelle dichiarazioni del Presidente che forse ha informazioni più complete e precise, altrimenti deve pur essere ammissibile anche un minimo di scetticismo sulle sue parole perché – se si esamina il mondo dell’informazione – pressoché tutti i quotidiani, i settimanali, i TG, i programmi di intrattenimento in Italia non sono certo teneri con Putin. Dove sono quindi queste “false informazioni”? Par di capire che si diffondano nel web, su siti poco trasparenti, attraverso quel circuito informativo fatto di chat e di siti che diffondono disinvoltamente le notizie più assurde pur di essere letti, dalle ultime news sui Reali d’Inghilterra alle diete anticellulite, dallo spiegare il modo di far soldi facilmente al vendere dentiere a prezzo d’occasione.

Ma sono siti che incidono pochissimo, non fosse perché comunque le notizie politiche od internazionali non interessano molto (purtroppo) al popolo web.

Piuttosto le frasi di Mattarella impongono di alzare lo sguardo al mondo dell’informazione italiana (e mondiale) in sé, a chi controlla le notizie. Ma come non vedere che l’informazione è gestita da grandi gruppi economici e finanziari ma non certo controllata dai russi.

Guardate i giudizi scontati sull’Europa, la guerra, la BCE, Biden e Trump, Israele, l’Orban “cattivo” come la Le Pen ecc. ecc.

Le news sono pubblicate (e riprese) in modo acritico, spesso dimenticando la storia. Per esempio, rispondendo alle proteste perché un missile made in USA lanciato dagli ucraini ha fatto strage di bagnanti su una spiaggia della Crimea, il Pentagono ha giustificato tutto sostenendo che comunque la Crimea è ucraina. Nessuno ha dissentito o ricordato che per storia, lingua, religione, tradizioni etnia ecc. sostenere questo è assurdo, ma non lo dice o lo scrive nessuno, altro che “fake news”!

C’è poi spesso un vero e proprio incitamento all’odio e poiché internet è anche memoria storica, potete fare una prova: cliccate ad esempio “Russia + invasione + Polonia” e leggerete decine di articoli dei mesi e degli anni scorsi in cui si spiegava come e perché la Russia avrebbe a breve invaso la Polonia minacciando quindi la NATO. Nessuna di quelle previsioni è fortunatamente stata seguita da fatti, eppure da Newsweek ad Euronews al Guardian all’ineffabile “Daily Digest” (che sembra una testata di provocazione pura) tutto sembrava essere giù stato deciso al Cremlino.

Il problema è che l’informazione resta decisiva in ogni guerra per demonizzare l’avversario e raramente c’è la possibilità di verificare i fatti soprattutto attingendo a dati e conferme dalle due parti e anche gli avvenimenti vengono letti spesso come si vuole. Se una mia postazione è distrutta dai droni avversari è una sconfitta, ma se dichiaro che ho distrutto il 99% dei droni attaccanti diventa quasi una mia vittoria e nessuno saprà mai la verità.

Anche il modo di trasmettere le news dà il fianco a speculazioni politiche: se l’inchiesta di Fanpage su un gruppo di attivisti della Meloni è concentrata su un video relativo a un piccolo gruppetto di estremisti e la notizia viene usata addirittura in Europa per cercare di squalificare il premier italiano non è ad essere falsa la notizia in sé, ma la strumentalizzazione e la generalizzazione che ne segue, ad uso perfino di chi vorrebbe emarginare l’Italia ai vertici della UE. Così come la scelta di non pubblicare i fatti “scomodi”: forse che la stessa Fanpage ha mai mostrato le immagini delle violenze cui ha volontariamente partecipato l’eroina neo-onorevole Salis, sia in Italia che in Ungheria? Anche scegliere “cosa” mettere o meno on line fa parte del gioco.

 

BUONA  SETTIMANA  A  TUTTI                                        MARCO ZACCHERA 

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