Oggi si commemora uno degli eventi più sanguinosi perpetrati dalla mafia nei confronti dei rappresentanti dello Stato: la strage di Ciaculli. In tale occasione il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, manifestando la propria vicinanza alle Forze dell’ordine e ai familiari delle vittime, rievoca attraverso l’intervento della studentessa, Vanessa Audia, della classe III sezione C, liceo scientifico Filolao di Crotone, le dinamiche dell’epoca. “Il 30 giugno 1963 é una data ricordata nella storia della lotta contro la mafia in Italia per la strage di Ciaculli, un tragico evento che tolse la vita a sette uomini delle forze dell’ordine e dell’esercito. La strage iniziò con una segnalazione ai carabinieri di Palermo per una macchina sospetta parcheggiata nel viale di Villa Serena, borgata agricola di Ciaculli. La segnalazione arrivò subito al tenente Mario Malausa, che capì il collegamento con l’abitazione di Totò Greco. Non esitò a inviare una pattuglia e gli artificieri per controllare l’auto sospetta. Appena iniziarono le ispezioni dell’auto trovarono una bombola di gas all’interno, che con molta prudenza riuscirono a disattivare, inconsapevoli che fosse solo un’esca poiché all’interno era nascosta una seconda carica esplosiva collegata con un meccanismo a strappo alla porta del bagagliaio, si attivò appena il tenente Mario Malausa aprì il portabagagli, uccidendo tutti e sette gli uomini presenti non lasciando loro scampo. Il tenente dei carabinieri Mario Malausa, i marescialli Silvio Corrao e Calogero Vaccaro, gli appuntati Eugenio Altomare e Marino Fardelli, il maresciallo dell’esercito Pasquale Nuccio e il soldato Giorgio Ciacci furono vittime dell’imboscata. L’astuzia dimostrata dalla mafia fa capire l’importanza di un rafforzamento delle misure di sicurezza e di una maggiore collaborazione tra i diversi corpi delle forze dell’ordine. La strage di Ciaculli rimane un doloroso evento; ma furono intraprese numerose iniziative per contrastare la criminalità organizzata e il 2 luglio 1963 furono arrestate quaranta persone sospette. Sicuramente l’arresto dei criminali rende giustizia alle vittime innocenti, ma certamente non le riporta in vita per questo è importante ricordare il sacrificio di tantissime persone che hanno lottato per la legalità per cercare di migliorare gli interventi e le indagini perché talvolta sembra di arrivare sempre in ritardo, sempre un attimo dopo rendendo fallimentare l’intervento e lo sforzo delle forze dell’ordine.”
Le riflessioni proposte dalla giovane studentessa colpiscono per i contenuti validi: l’appello che rivolge a tutti i cittadini e ai tutori dell’ordine in funzione di maggiore collaborazione e solidarietà tra le parti oneste della società civile commuove. La coesione e la determinazione di tutti possono veramente cambiare in meglio la nostra realtà quotidiana.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU