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A Nicastro, frazione di Lamezia Terme, il 3 luglio 1973 veniva ammazzato il giudice Francesco Ferlaino; il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani considerando la figura del magistrato, personalità straordinaria e significativa per l’impegno metodico nel cogliere i pericolosi collegamenti tra l’organizzazione criminale calabrese e la massoneria deviata, nell’omaggiare la memoria del magistrato di origini catanzaresi, rinnova la richiesta fatta in precedenza all’Ambito territoriale di Catanzaro – Ufficio II; Ufficio Scolastico Regionale della Calabria di avviare un percorso amministrativo per l’intitolazione di una scuola a Francesco Ferlaino.

Ricordiamo che tale richiesta è avvalorata dal fatto che il giudice Ferlaino va ricordato nella scuola come simbolo e presidio della Legalità.

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Infatti, lo studente Alessandro Manica, della classe III sez. C, del Liceo scientifico Filolao di Crotone ne ricorda lo spessore morale:

Francesco Ferlaino era un avvocato generale alla Corte d’Assise d’Appello a Catanzaro e fu incaricato di presiedere ad un importantissimo processo alla mafia palermitana in cui erano imputati alcuni dei suoi maggiori esponenti.

Pochi giorni dopo, il 3 luglio 1975, uscito dal tribunale per il pranzo si indirizzò verso la sua abitazione accompagnato da un carabiniere Felice Caruso. Una volta arrivati Ferlaino scese dall’auto e in quel momento esatto un’altra auto sbucò da una traversa e dal finestrino posteriore arrivò una scarica di proiettili sulla schiena del magistrato, il quale morì all’istante cadendo a terra a due passi da casa sua. Nel frattempo il carabiniere Caruso scese dalla macchina, ma non ebbe il tempo di contrattaccare i sicari che fuggirono immediatamente e non vennero mai trovati.

L’aula della Corte d’Assise d’Appello e il Palazzo di Giustizia di Catanzaro furono intitolati in ricordo a Ferlaino, un uomo che non si è fatto intimorire dalla mafia e che, anzi, ha fatto importanti azioni per contrastarla. Il magistrato Francesco Ferlaino è ancora oggi un esempio di integrità morale, è stato un grande servitore dello Stato, che senza paura, cosa di cui si nutrono i mafiosi, ha condotto con impegno, dedizione e tenacia  una lotta contro la ndrangheta.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.

Prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

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