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IL PUNTO   n. 962 del 5 luglio 2024

di MARCO ZACCHERA

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Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Chi comanda negli USA ? – L’ assalto alla Bastiglia – gli sconfitti comandano in UE – Fanpage a caccia di fascisti

 

AI LETTORI

Posso esprimere una soddisfazione personale? Chi mi legge sa che da diversi mesi – voce solitaria nel deserto – andavo sostenendo che Joe Biden avrebbe potuto NON essere alla fine il vero candidato democratico alle prossime presidenziali USA.

Dopo l’esito disastroso (per lui) del primo dibattito con Trump tutti si sono posti il problema chiedendosi se non sia più opportuno sostituirlo in corsa con un altro candidato, vista la sua progressiva e umanamente tristissima demenza senile.

Una volta tanto il “io ve lo avevo detto…” non fa una grinza.

(e se quindi mi mandate indirizzi mail di vostri amici per allargare la diffusione de IL PUNTO mi fate un grande piacere)

 

MA CHI COMANDA ALLA CASA BIANCA?

Il dibattitto Biden-Trump pone però un gravissimo problema: il mondo può essere affidato per i prossimi quattro anni ad uno di questi due personaggi, soprattutto visto che le alternative sono Xi e Putin?

Trump è il solito spaccone, glissa su problemi fondamentali, ha una serie di atteggiamenti inconcepibili ed inaccettabili per un presidente, ma Biden ne è uscito schiantato, un disastro mediatico ed elettorale. Pochi avrebbe pensato ad una crisi di senilità così evidente del Presidente, tanto che la domanda che si sta facendo tutto il mondo è su chi stia effettivamente comandando già oggi alla Casa Bianca.

Chi comanda in politica estera: il Pentagono o la CIA? Chi decide sull’Ucraina e i rapporti con il mondo, in politica economica interna e sulle altre cose importanti: gruppi di pressione, lo staff, la moglie?

Affidare il bottone nucleare che può distruggere il mondo a una persona che non riesce a scendere da solo da un palco se non aiutato è umanamente triste e patetico, ma il fatto che anche non sia più cognitivamente stabile è davvero inquietante. L’America democratica si è ritrovata nei dubbi, nel caos, nella polemica interna perché la vice Kamala Harris non esiste ed è stata un flop clamoroso rispetto alle speranze, improponibile per un quadriennio. Spazio allora per il governatore della California Gavin Newsom o per Michelle Obama che si nega, ma che alla fine potrebbe accettare una candidatura “last minute” con un sospiro di sollievo di tutto il partito?

 

L’ ASSALTO ALLA BASTIGLIA

Sarei proprio contento se domenica in Francia vincessero Marine Le Pen e il giovane Jordan Barella, perché ho l’impressione che anche a Parigi stia cadendo – finalmente – quella cosa odiosa che era in Italia l’ “Arco Costituzionale” ovvero la preconcetta messa alla berlina ed emarginazione – con l’alibi dell’antifascismo o presunto tale – di chi non la pensava con il “potere”, in Francia inteso ed interpretato da uno come Macron che governa da 12 anni e semplicemente ha deluso e stufato i francesi.

Posso non condividere alcune idee della Le Pen, vanno discusse idee e programmi del RN, ma non si può chiudere la questione solo dando del “fascista” di terza generazione a  Barrella  per escludere a priori oltre un terzo dell’elettorato francese.

E’ ridicolo ed è strumentale il farlo, soprattutto perché Macron nel tentativo di contrastare il Rassemblement National ha chiamato ora a raccolta “tutte” le sinistre (che aveva criminalizzato fino a 15 giorni fa!) compresi i più estremisti e violenti per difendere il suo posto all’Eliseo. L’ipocrisia è totale considerando poi che Macron chiede i voti a sinistra ma poi sostiene che non governerà mai con loro: e allora con chi mai farà il governo? Vedremo domenica che succederà, certo le desistenze anomale messe in atto favoriscono indubbiamente il presidente e la sinistra e sarà  difficile che la Le Pen arrivi alla maggioranza assoluta. anche se sarà poi problematico trovarne una alternativa di governo.

In ogni caso il voto francese avrà conseguenze anche in Italia ed in Europa dove socialisti, “macronisti” (liberali) e PPE pur perdendo alle elezioni difendono con i denti le proprie poltrone.

Mi chiedo però come possa la sinistra francese aiutare Macron quando propugna idee, atteggiamenti, principi antitetici ai suoi e – allo stesso modo – come un francese di centro possa votare nel proprio collegio un candidato magari di estrema sinistra solo per contrastare la Le Pen.  Sarà interessante vedere quindi come reagirà l’elettorato francese e quanti andranno alle urne.

Dovremmo ricordare ai “cugini” transalpini che anche in Italia – quando 30 anni fa Berlusconi chiamò Alleanza Nazionale al governo – venne giù il mondo per leso antifascismo e invece sul piano democratico non successe nulla, esattamente come da quando al governo c’è la Meloni che può e va criticata se sbaglia, ma proprio non rappresenta un pericolo antisemita, fascista o simili sciocchezze.

Tirate giù l’ipocrisia che sta dietro a questi slogan e scoprirete la verità: quando la sinistra (e peggio ancora il centro) li richiama pur di vincere e sopravvivere significa semplicemente che “Il re è nudo” e che quindi è solo una questione di difesa di interessi (spesso non trasparenti) e relative fette di potere.

 

PARTITI SUPERATI?  A VERBANIA L’ORA DELLA PROVA

Verbania è forse il primo capoluogo di provincia in Italia non solo ad avere un sindaco “civico” (sia pur politicamente orientato) ma anche una giunta ed una maggioranza completamente sganciata dai partiti.

Solo un quarto dei nuovi consiglieri è rimasta infatti espressione di partiti politici “ufficiali” (e comunque tutti all’opposizione) a sottolineare come il nuovo sindaco Gianfranco Albertella avrà mani libere rispetto a qualsiasi pressione di carattere politico.  Un rischio o una opportunità? Se vogliamo è anche la naturale trasformazione ed evoluzione della stessa legge del 1993 che aveva sì permesso l’elezione diretta del sindaco ma comunque collegandolo ad una maggioranza che di fatto ne limitava i poteri e spesso ne condizionava le decisioni. L’elezione diretta del sindaco si è dimostrata una delle più apprezzate leggi elettorali pur con i vincoli che ne erano emersi, ma ora a Verbania questi limiti sono di fatto tramontati Un caso ed una novità che diventa così anche un potenziale prototipo a livello nazionale e meriterà molta attenzione ed obiettività di giudizio.

 

CHI PAGA FANPAGE ?

La senatrice Liliana Segre stia assolutamente tranquilla, nessuno l’obbligherà mai più a lasciare l’Italia perché ebrea, ma soprattutto perché – se mai così fosse – ci sarebbero per primi a difenderLa milioni di persone che – come me – votano a destra.

Gli episodi mostrati nei servizi di Fanpage sui giovani di Fratelli d’Italia sono delle ragazzate o un pericolo per la tenuta democratica del paese? Ovvia la prima risposta, sono comunque gesti e situazioni inqualificabili ma che soprattutto piombano come un macigno sulla testa di Giorgia Meloni guarda caso nell’esatto momento in cui stava cercando di scalfire il potere consolidato di una Unione Europea a trazione popolar-socialista.

Un caso? No, è molto peggio, perché significa che tutto è stato registrato e tenuto da parte da mesi per mostrarlo nel momento politicamente più opportuno e non già in periodo elettorale italiano (quando in fondo sarebbe stato più logico) ma nell’esatto momento in cui la Meloni deve essere assolutamente indicata come “fascista” per permetterne l’emarginazione a Bruxelles e tagliarla fuori dalle trattative “al caminetto”.

Al di là della liceità dell’inchiesta in termini di privacy (vi immaginate le polemiche che nascerebbero su un’inchiesta analoga in un circolo anarchico o gruppo di black block?) sarebbe interessante sapere chi abbia commissionato i filmati a Fanpage anche perché deve essere stato ben lungo (e costoso) il percorso di infiltrazione che ha portato l’ignota “giornalista” ad affiancarsi a Gioventù Nazionale. Oltretutto i fatti sono evidenti, ma anche sapientemente montati. QQualcuno per esempio ha notato che le stesse scene sono ripetute più volte sullo stesso, unico giovanotto in maglietta verde che fa il saluto romano? Se ci pensate, immediatamente dopo si inquadra in ben altri contesti la Meloni ma inserendola nella narrazione quasi si compiacesse del gesto. Evidente è quindi la volontà di trasmettere un messaggio distorto sulla premier tanto che l’impressione, vedendo i reportage, è che interessi poco la presentazione dei fatti mentre molto più importante è l’accostamento personale tra gli estremisti e la premier costringendola comunque così sulla difensiva e mettendola in evidente difficoltà.

La questione non sono quindi tanto i fatti in sé – che comunque non trovano giustificazioni politiche nè vanno minimizzati, ed infatti la Meloni ne ha subito preso le distanze – ma appunto la scelta del momento e del contesto politico in cui vengono diffusi, visto che tra l’altro hanno avuto prima molto più eco all’estero che non in Italia.

E ritorniamo così al punto di partenza: chi c’è dietro, chi paga, chi insiste con evidente esasperazione su questi casi? “Manine” italiane o estere (magari dei “servizi” d’oltralpe?) perché – diciamoci la verità – nessuno in Italia da decenni si scandalizza più di tanto se qualche stupidotto inneggia al fascismo cantando (da stonato!) le canzonacce di ottanta anni fa con episodi che, visti da fuori, disegnano un’Italia ed una Destra in modo molto diverso dal peso numerico o politico di queste realtà marginali che sono peraltro sempre esistite nel mondo extraparlamentare di estrema destra.

Restano comunque inaccettabili le dichiarazioni antisemite di alcune persone, ma è un fatto che le stesse frasi – anzi, in modo molto più violento – quando sono ripetute dall’estrema sinistra sembrano non suscitare il minimo scandalo, pur tra manifestazioni per l’emarginazione e l’eliminazione fisica di Israele e con inneggiamenti ai terroristi di Hamas, aspetti che la senatrice Segre sembra però voler ignorare e minimizzare.

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                           MARCO ZACCHERA

 

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