Home Ambiente, ecologia e sostenibilità PFAS, BIOMONITORAGGIO INDIPENDENTE NEL SANGUE REALIZZATO DA COMITATI CITTADINI E ASSOCIAZIONI

PFAS, BIOMONITORAGGIO INDIPENDENTE NEL SANGUE REALIZZATO DA COMITATI CITTADINI E ASSOCIAZIONI

0
27

PFAS, BIOMONITORAGGIO INDIPENDENTE NEL SANGUE REALIZZATO DA COMITATI CITTADINI E ASSOCIAZIONI, VALORI SUPERIORI ALLA SOGLIA DI SICUREZZA NEI RESIDENTI NEL COMUNE DI ALESSANDRIA: «ESTENDERE IL MONITORAGGIO A TUTTA LA POPOLAZIONE ESPOSTA AL RISCHIO»

 

ALESSANDRIA, 27.06.24 – Tutte le 36 persone residenti nel comune di Alessandria (Piemonte) che si sono sottoposte alla quantificazione di PFAS (sostanze poli e perfluoroalchiliche) nel proprio sangue mostrano concentrazioni superiori ai 2 nanogrammi per millilitro, ovvero il limite individuato dalla National Academies of Sciences (NAS) e adottato anche dal protocollo della Regione Piemonte come valore di riferimento. Oltre questa soglia, si possono infatti verificare effetti negativi sulla salute umana. È questo l’esito di un biomonitoraggio indipendente realizzato e coordinato a maggio scorso da Ánemos, Greenpeace Italia e Comitato Stop Solvay, che ha visto la partecipazione delle frazioni del Comune di Alessandria: Cascinagrossa, Castelceriolo, Litta Parodi, Lobbi, Mandrogne, San Giuliano Vecchio e Spinetta Marengo.

 

Le analisi, realizzate da un laboratorio dell’Università tedesca di Aquisgrana, hanno rilevato PFAS in tutte le persone sottoposte al controllo, sebbene in concentrazioni variabili che aumentano al crescere dell’età anagrafica dei partecipanti e che, come già evidenzia la letteratura scientifica, risultano più elevate nei maschi. Il PFOA, il composto identificato come cancerogeno da parte dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), è risultato il più abbondante, con concentrazioni comprese tra 0,84 e 22,76 nanogrammi per millilitro (media 6,4 nanogrammi per millilitro), seguito da PFOS, una molecola classificata come probabile cancerogena, le cui concentrazioni sono risultate nell’intervallo compreso tra 0,84 e 12,97 nanogrammi per millilitro (media 3,1 nanogrammi per millilitro). Anche PFHxS, PFNA e PFDA sono stati spesso registrati in quantità da non sottovalutare.

 

Sulla base dei dati ottenuti, Ánemos, Greenpeace Italia e Comitato Stop Solvay evidenziano come la prima fase del biomonitoraggio della Regione Piemonte, tutt’ora in corso, sia inefficace e rischi di sottostimare non solo la portata dell’inquinamento ma anche l’estensione della popolazione coinvolta. Basti pensare che i due comitati cittadini e l’associazione ambientalista, seppur con limitate risorse non certo paragonabili a quelle della massima autorità sanitaria regionale, in poche settimane sono riuscite a coinvolgere nelle analisi del sangue molte più persone rispetto a quanto fatto finora dalla Regione Piemonte.

 

Si tratta di cittadini che tra l’altro hanno finanziato autonomamente le analisi. I comitati e le associazioni chiedono che tutta la popolazione esposta a questi pericolosi inquinanti abbia accesso agli screening sanitari: si tratta dell’unico modo per verificare l’estensione  della contaminazione prodotta negli anni dal polo chimico di Alessandria, con impatti gravi ed evidenti sulle comunità locali. Le tre organizzazioni sottolineano come la produzione di dati sanitari che determinino la reale portata dell’inquinamento da PFAS nell’area sarà fondamentale in sede processuale per inchiodare gli inquinatori alle proprie responsabilità. Se questo non sarà fatto, vorrà dire che la Regione Piemonte avrà voltato le spalle a una popolazione vittima di decenni di inquinamento.

 

Infatti, i dati del biomonitoraggio indipendente, pur coinvolgendo poche decine di persone e non includendo tra i PFAS analizzati alcune molecole – ad esempio le miscele ADV e cC6O4, la cui contaminazione è risultata essere di vasta portata nell’area alessandrina, come dimostrano dati ufficiali recenti – danno indicazioni chiare sulla gravità e sulle possibili cause dell’inquinamento. Come era lecito aspettarsi, le concentrazioni più elevate si registrano negli abitanti delle aree più vicine al polo chimico ex Solvay: non solo Spinetta Marengo, ma anche Litta Parodi e Cascinagrossa. Secondo i comitati e le associazioni, in un territorio a lungo sacrificato alle logiche del profitto a scapito della collettività, gli enti preposti devono mettere in atto tutti i provvedimenti necessari per tutelare efficacemente la salute delle persone.

 

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Nessun commento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: